La bellezza dell’anima. Amedeo Modigliani a Genova
Palazzo Ducale, Genova – fino al 16 luglio 2017. Una retrospettiva celebra l'infinito genio di Amedeo Modigliani. In un viaggio fra tormento esistenziale e velato erotismo.
Sbarcano a Genova il fascino e il mito di un uomo che ha segnato il primo ventennio del ‘900 artistico europeo. Una trentina di capolavori, provenienti da grandissime istituzioni nazionali e internazionali, esaltano l’estrema sensibilità di Amedeo Modigliani (Livorno, 1884 – Parigi, 1920) attraverso un dialogo di volti sospeso nell’impasto dei suoi colori più caldi. Sedotto dal sintetismo di Cézanne e da un clima di fervida vivacità, Modigliani nel 1909 si trasferisce definitivamente a Parigi, circondandosi di artisti e grandi letterati che popoleranno gran parte della sua produzione.
Le giornate bagnate d’assenzio, trascorse nei caffè e negli atelier tra gli eccessi di quella Montparnasse amata odiata e mai tradita, plasmano la fragilità di un artista unico. Un ventaglio di opere che sembra non avere né maestri né seguaci incastonato in una dimensione senza tempo. L’influenza dell’arte primitiva e le frequentazioni al Trocadero, la passione per la scultura abbandonata a causa dei continui problemi respiratori, le astrazioni tridimensionali di Brancusi e la vita mondana di Toulose-Lautrec, vengono incorniciati dal giovane Amedeo in ritratti descritti da linee morbide, asciutte, mai fini a stesse.
UN ARTISTA MALEDETTO
Le sale di Palazzo Ducale celebrano la grandiosità di un artista spesso incompreso, disprezzato in vita e osannato dopo la prematura scomparsa; un artista la cui produzione rappresenta uno dei punti di maggiore rottura nel corso della storia dell’arte moderna. I contorni di un intenso Paesaggio toscano riportano a ottocentesche matrici macchiaiole, aprendo il percorso di visita a una serie di volti e studi di figure umane. I lunghi profili ovali appena inclinati e la plasticità dei nudi femminili incarnano la radice di una monotonia pittorica che diventerà il carattere più peculiare e inimitabile del maestro livornese.
Una carica erotica mai volgare pervade i grandi nudi e la fascinazione per il non finito. Mascherata unicamente dalla perfetta definizione dei volti, dipinge una dimensione oscillante tra la decomposizione psicologica e uno slancio vitale da sempre perseguito invano. Modigliani non completa gli occhi, quasi sempre vuoti e inespressivi, specchio di un’intimità profonda mai raggiunta con i soggetti eternamente impressi nelle trame delle sue tele.
Modì era il suo appellativo nella Parigi più sensuale del secolo, maudit era la sua condizione di artista; l’ombra maledetta di un uomo fuori dal tempo, che meglio di chiunque altro ha saputo coniugare l’eredità dell’arte antica con il tumulto creativo dell’avanguardia.
LA MOSTRA
La rassegna genovese regala un’esperienza unica nell’introspezione del genio livornese, esaltando la celeberrima serie dei Nudi. Il Nudo accovacciato, dipinto nel 1917, chiude idealmente la promenade tra la sublime poesia dei corpi aperta in maniera magistrale dal Nudo disteso (ritratto di Celine Howard), capolavoro del 1918. La purezza delle forme femminili e lo stile unico dei ritratti raggiungono la loro massima espressione con le Cariatidi. Donne in pose scultoree, primitive, accovacciate, avvolte da una pittura asciutta. Forme arcaiche che celebrano la fecondità, grandi madri che, attraverso le calde sensualità dei cromatismi, riportano l’osservatore a una dimensione panica, divisa fra la Terra e le radici più profonde di una classicità ormai svanita.
L’esposizione è costellata inoltre da disegni, acquerelli e una serie di studi che sottolineano l’incredibile versatilità di un pittore che in vita non ebbe mai quel naturale e necessario riconoscimento da sempre inseguito.
– Davide Merlo
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