De Stijl. La rivoluzione del colore
Da Mondrian a van der Leck, da Rietveld a Newman e Villevoye, il Kunsthal KAdE di Amersfoort documenta con una mostra di studio la rivoluzione artistica del movimento De Stijl. Riflettori puntati sull’innovativa concezione del colore teorizzata da Mondrian nel 1917, destinata a influenzare l’arte dei decenni successivi.
In quel tragico 1917 il “demone della modernità” si era mostrato in tutto il suo orrore, ma l’arte riuscì comunque a mantenersi viva. A Leida nacque De Stijl, una rivista che dette il nome al movimento di cui si faceva portavoce. Tra i fondatori Theo van Doesburg (pseudonimo di Christian Emil Marie Küpper) e Piet Mondrian (Amersfoort, 1872 – New York, 1944), espressioni delle due anime di De Stijl: architetto il primo, pittore il secondo, fedele all’idea dell’indipendenza dell’arte dalla natura, professata anche da Jean Arp.
Fu Mondrian a codificare l’utilizzo dei colori primari in quanto espressione della massima purezza del tono cromatico, e della linea ortogonale, che considerava la radice di ogni forma presente nella realtà, come spiegò a Hans-Peter Bremmer in una lettera del 1914: “Costruisco combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, in modo da esprimere una bellezza generale con una somma coscienza”. Prese così forma il Neoplasticismo, teorizzato dal suo saggio Il nuovo Plasticismo nella Pittura pubblicato sulla rivista De Stijl fra il 1917 e il 1918; l’indagine di Mondrian si spinge alla radice della forma, attraverso una pittura astratta, basata sui rapporti ottenuti esclusivamente mediante linee ortogonali, piani e colori primari. A ripercorrere queste radici, opere di Mondrian, van Doesburg, van der Leck, Huszár e Rietveld, quest’ultimo attivo come designer. In tal senso, si assiste a una riorganizzazione dello spazio interno, letteralmente “sommersi” dal colore.
L’INFLUENZA SULL’ARTE AMERICANA ED EUROPEA
Nel 1925 Mondrian lasciò il movimento, in polemica con Huszár e van Doesburg, “colpevoli” di utilizzare la linea diagonale nelle sue architetture. Di fatto, De Stijl cessò di esistere nel 1932, con la chiusura della rivista – il cui ultimo numero fu dedicato a Theo van Doesburg, scomparso l’anno precedente –, ma l’innovativa concezione del colore continuò a fare scuola in Europa e nel mondo, in particolare negli Stati Uniti, dove Mondrian si era ormai trasferito. La sua lezione fu fondamentale per lo sviluppo del New Dada di Jasper Johns e Barnett Newman, interessati agli aspetti formali della pittura, da indagare attraverso campiture di colori primari separati da linee.
Fra coloro che derivarono la loro creatività da De Stijl, anche l’italiano Piero Manzoni. Da parte sua, Yves Klein era interessato agli aspetti cromatici, e il suo studio del colore blu è rimasta la sua cifra, confermandolo tra i pochissimi ad applicare le teorie di Mondrian alla figurazione. Infatti, il limite delle esperienze successive a De Stijl è stato quello di non apportarvi evoluzioni sostanziali, rimanendo confinate nell’ambito di un’analisi geometrica
DE STIJL NELLA CONTEMPORANEITÀ
A conclusione di questo viaggio cronologico, la mostra propone una serie di artisti contemporanei che utilizzano l’approccio di Mondrian verso il colore, attraverso nuove forme espressive, come l’installazione, la performance o la videoarte. Olafur Elisasson, Fransje Killaars, Katja Mater, Steven Alders, Jan van der Ploeg, Roy Vilevoye rappresentano l’ultima frontiera dello studio cromatico, ma, come i loro predecessori, si confermano propugnatori di un’idea dell’arte più tecnica che spirituale.
– Niccolò Lucarelli
Amersfoort // fino al 3 settembre 2017
The Colours of De Stijl
KUNSTHAL KADE
Eemplein 77
www.kunsthalkade.nl
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