Principessa Sissi e Donna Florio. Fascino senza tempo che strega i collezionisti: record in asta
Terza (e forse ultima) puntata della vicenda che vi abbiamo raccontato sul ritratto della nobildonna palermitana, dipinto da Giovanni Boldini. La tela è stata venduta e a Palermo monta il malcontento. Contemporaneamente, a Vienna, un’altra aristocratica bellezza femminile fa record…
Due nobildonne d’altri tempi, due icone di stile e di charme celebrate da poeti, registi, pittori. Amatissime dalla gente. La Principessa austriaca e la Contessa palermitana: figure entrate nel mito, con le loro storie, le loro biografie, la bellezza radiosa, la classe e la personalità. Ed è l’arte, naturalmente, a perpetrarne nei secoli l’immagine e il mito. La pittura, ad esempio. Aprile 2017 si chiude con due vendite importanti: battaglia all’ultimo rilancio e cifre da capogiro, tra Vienna e Roma. E i collezionisti stregati, ancora una volta, dal fascino delle due muse divine. Femmine e incantatrici, fino alla fine.
IL MITO DELLA PRINCIPESSA SISSI, TRA CHARME E TRAGEDIA. RECORD A VIENNA
Aggiudicato il 29 aprile per 1,54 milioni di euro, durante un’attesissima asta da Dorotheum, il ritratto equestre di Elisabetta d’Austria, quella Principessa Sissi a cui prestò il volto nel 1955 una splendida Romy Schneider, nel popolarissimo film diretto da Ernst Marischka. L’affare si è concluso al telefono, superando vistosamente i valori dell’expertise, compresi fra i 300.000 e i 350.000 euro.
E al di là della fattura, al di là del piglio aristocratico e fiero della principessa-amazzone, è la storia del quadro a sedurre. Si narra che nel 1853 i genitori di Sissi lo avessero commissionato a Carl Theodor von Piloty, tra i più noti pittori storicisti dell’epoca, e a Franz Adam, un mago nella resa anatomica dei cavalli. L’opera divenne un pegno d’amore per il futuro sposo, l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, recatosi a Monaco il 24 dicembre, giorno del sedicesimo compleanno di lei: la stessa Sissi glielo consegnò come regalo di Natale. La tela, però, era considerata in famiglia il dono ufficiale di fidanzamento di Elisabetta per Francesco Giuseppe.
A rendere ancor più intrigante la vicenda è il lungo oblio in cui era precipitata l’opera. L’Imperatore, che non se ne volle mai separare, la tenne al capezzale fino al giorno della sua morte, nel 1910. Per oltre 150 anni era dunque rimasta negli appartamenti degli Asburgo, custodita come preziosa testimonianza del legame tra i due: un amore spezzato dalla tragica fine di lei, assassinata in pieno giorno nel 1898, a Ginevra, con una coltellata al petto sferrata dall’anarchico italiano Luigi Lucheni.
DONNA FLORIO NON TORNA A CASA. VENDUTO IL RITRATTO DI BOLDINI
L’altra grande dame che ha conquistato un collezionista danaroso è Donna Franca Florio, moglie dell’imprenditore Ignazio Florio, tra i più influenti personaggi della mitica Belle Époque palermitana. Dell’imponente dipinto, realizzato tra il 1901 e il 1924 da Giovanni Boldini, il pittore più à la page della borghesia parigina, abbiamo a lungo raccontato origini, misteri relativi alle diverse versioni e le traversie che hanno condotto alla vendita presso la casa d’aste Bonino. Domenica 30 aprile il martelletto ha battuto l’opera per 1.133.000 mila euro, superando ampiamente stima (500-800mila) e base d’asta (750mila).
E la polemica sorta con la messa all’incanto del quadro – a seguito del fallimento della società che lo aveva acquistato nel 2005 e che lo esponeva in uno dei suoi storici hotel a Palermo – continua a montare.
Gli appelli dei palermitani non sono serviti: si sperava che le istituzioni mettessero insieme le forze per riscattare il dipinto e ricondurlo a casa, in quanto simbolo prezioso della città e della sua storia. Dipinto che fortunatamente ha ricevuto un vincolo di tutela dalla Soprintendenza di Palermo. Ma i musei, manco a dirlo, non possiedono alcuna politica per le acquisizioni, nessun fondo dedicato e nessuna rete di collezionismo, mentre i budget di Comune e Regione languono, in assenza per altro di operazioni finalizzate all’individuazione di un mecenatismo d’alto profilo, che investa milioni nella conservazione, la valorizzazione e l’ampliamento del patrimonio.
Un privato dall’identità sconosciuta si è dunque aggiudicato il mitico ritratto, esposto a Roma fino al prossimo 16 in una grande retrospettiva su Boldini al Vittoriano. Il sindaco Leoluca Orlando, intanto, chiama in causa la Regione Siciliana, chiedendole di esercitare il diritto di prelazione (diritto garantito allo Stato e ai vari enti territoriali): ci sono 60 giorni di tempo per poter acquisire l’opera – al medesimo prezzo pattuito nell’atto di compravendita – a partire dal momento in cui il Soprintendente riceve la denuncia di trasferimento di proprietà. Ma perché non attivarsi prima? E dove recuperare la cifra necessaria? Intanto, tra chi glissa e chi rimpalla, tutto tace e nulla si muove.
– Helga Marsala
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