Arte e banche. Le collezioni delle fondazioni in mostra a Perugia
È difficile dire chi sia il vero protagonista del progetto espositivo “Da Giotto a Morandi. Tesori d’arte di Fondazioni e Banche italiane”, visitabile fino all’autunno nel capoluogo umbro. Le Fondazioni bancarie, Perugia, Vittorio Sgarbi o l’affollato coro di artisti in mostra?
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In Italia sono 59 le Fondazioni che nel corso dei loro venticinque anni di storia hanno acquistato, conservato, restaurato e – chi più, chi meno regolarmente – esposto un patrimonio di 13mila opere d’arte. La Fondazione Cariperugia, in particolare, è un esempio virtuoso della vocazione pubblicistica e sociale che la legge italiana riconosce a questi enti. Da poco si è infatti conclusa una mostra che per un anno ha allestito a Palazzo Lippi un importante percorso attraverso alcuni dei tesori della Fondazione perugina. Ribolliva a questo punto in pentola l’idea di un evento più ambizioso, in grado di riunire il meglio del patrimonio artistico di tutte le Fondazioni umbre – che solo all’arte e alla cultura hanno assegnato una cifra di 130 milioni di euro.
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Giorgio Morandi, Natura morta, olio su tela, 1941. Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona
IL FATTORE SGARBI
Vittorio Sgarbi ha caricato la posta in gioco: fare di Perugia e della sua Fondazione il primo (sperimentale) museo delle collezioni bancarie di tutta Italia. “Sgarbi ha immaginato in grande quello che noi avevamo immaginato in piccolo”, così Maria Cristina de Angelis, direttrice di Fondazione Cari Perugia Arte, spiega la genesi di un progetto che chiama a raccolta novanta opere di venticinque fondazioni e cinque banche italiane. In questo caso il “fattore Sgarbi” è stato decisivo per allestire una mostra sostenibile in termini economici, credibile – sebbene un po’ dispersiva – in termini scientifici, ma soprattutto efficace nei suoi obiettivi di diffusione mediatica e impatto nazionale.
IMPEGNO E RIPRESA
Perché “l’intento” – continua la direttrice – “è quello di attrarre visitatori”. Anche così si spiega la scelta dell’Umbria e di Perugia, che oltre a vantare un consistente impegno delle Fondazioni sul territorio (380 milioni), simboleggiano un’orgogliosa ripresa dopo gli sconvolgimenti del sisma. Ed è proprio al recupero del patrimonio culturale umbro danneggiato che è destinata parte degli incassi di questa mostra.
La grande scommessa è allora la nascita di una nuova razza di musei. Musei molto più affini alle istituzioni d’oltreoceano che ai nostri musei statali. L’apice ideale di quella vocazione alla valorizzazione della cultura scritta nel DNA stesso delle Fondazioni bancarie italiane, vere protagoniste, in questo 2017, a Palazzo Baldeschi.
– Francesca Coccolo
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