Et in antiquitate nos. Lawrence Alma-Tadema a Londra
Leighton House Museum, Londra – fino al 27 ottobre 2017. Instancabile ammiratore dell’antichità classica, Lawrence Alma-Tadema, tra i nomi più noti dell’accademismo vittoriano, torna a Londra. At Home in Antiquity è dedicata all’artista d’origine olandese, dalle fortune critiche alterne, che ha segnato la storia della pittura storicista d’età vittoriana. Oltre a tracciare il profilo artistico del pittore e della sua famiglia, la mostra mette in luce una costante: il rapporto simbiotico, per gli artisti del secondo Ottocento, tra spazio pittorico e spazio vissuto.
Lawrence Alma -Tadema (Dronryp, 1836 – Londra, 1912) arriva in Inghilterra all’età di trentaquattro anni; è di qualche anno prima una commissione di ventiquattro quadri, su incoraggiamento di un mercante d’arte, a spingerlo oltremanica, dopo una formazione e un principio di carriera tra Olanda e Belgio. E in Inghilterra, dove verrà trattenuto a causa della guerra franco-prussiana, l’artista guadagnerà fama e gloria. Prossimo a uno stile accademico netto e filologico, storicista (Frederic Leighton, Albert Moore), quanto incline a richiami vicini al simbolismo (James Watt), il pennello dell’artista si concentrerà, a partire da un viaggio-rivelazione a Pompei, nel 1863, sull’antichità scientificamente studiata, quanto sognata. Riflessa, proiettata nel quotidiano della società alto-borghese e aristocratica, da cui provengono le principali commissioni private. In sessant’anni di carriera si rincorrono scene di vita nella Roma imperiale, o alla corte di faraoni biblici; scorci di domus, esedre, teatri pompeiani; agoni epici e bellici nella Grecia del sesto secolo. Ogni opera diventa excursus aneddotico per l’alta società vittoriana. All’apice dell’imperialismo britannico, il Classico diventa, così, legittima moda della classe al potere.
UNA CENA A CASA LEIGHTON
È lo scenario della mostra At Home in Antiquity, la casa-museo di un contemporaneo dell’artista, Lord Frederic Leighton, ad aprire spunti di riflessione su arte e vita all’epoca di Alma-Tadema. Arte come spazio immaginato, dipinto; vita come spazio disegnato, costruito. L’atelier dell’artista vittoriano, salotto, bottega e tempio per l’arte, diventa insieme rifugio privato e palcoscenico per entrambi gli artisti: veri e propri spazi programmatici per l’opera dell’uno e dell’altro. Entrambi architetti delle rispettive case-studio, entrambi caduti in balia del fascino per il Mediterraneo e il Medioriente; entrambi diventeranno tra i pigmalioni più alla moda della propria epoca. Leighton ricreerà, nella villa di Holland Park, una sala arabo-normanna, copia dal Palazzo della Zisa di Palermo; oltre a una scala in stile gotico veneziano, avvolta da ceramiche turche. Alma -Tadema arrederà la sua villa di Saint John’s Wood, oggi proprietà privata, con mobili in stile romano e moresco, cupole neoclassiche, interni pompeiani: quinte reali per gli interni ed esterni delle sue tele. In entrambe le ville il Classico manifesta i suoi tratti più arcaici, esotici, esoterici, sincretici. In entrambe le ville, soirée, salotti e concerti con politici, artisti, personaggi di spicco: da Tchaikovsky a Churchill, da Sarah Bernhardt a Rodin.
VISSUTI D’ARTE
Non solo Alma-Tadema, non solo Leighton – il quale riappare, a Leighton House, tra bozzetti e copie da Michelangelo, ritratti e scene classiche, in mostra permanente. Oltre ad Alma-Tadema, la mostra rivela alcune opere della moglie dell’artista, Laura Theresa: pittrice poco prolifica ma talentuosa, scenografa e costumista, che coinvolgerà il marito nella produzione di sfarzose produzioni teatrali, dirette da entrambi con passione e rigore scientifico. Artista è anche Anna, una delle due figlie del pittore, ma lontana dalla fascinazione per l’antico. Conteso tra committenti sempre più importanti, Alma-Tadema padre sarà nominato cavaliere dalla regina Vittoria, nel 1899. Ma attirerà anche gli strali di altri protagonisti di spicco del proprio tempo: John Ruskin, poco incline a preferire l’opulento classicismo dell’artista al neogotico, stile di cui sarà sempre strenuo difensore, non rinuncerà all’invettiva: “il peggior pittore del diciannovesimo secolo”. L’epiteto non costerà caro all’olandese in vita, ma si proietterà lungo l’ombra dell’oblio nel Novecento. Delle opere dell’artista, a un certo punto nel Secolo Breve, non si venderanno che le cornici.
A RITROSO
Sono le doppie, triple opere, eseguite in più copie per soddisfare più committenti, a rivelare la personalità dell’artista rispetto a concessioni ai clienti, e alla fedeltà alla propria autonomia creativa. Di Dopo l’udienza (1876) Alma-Tadema dipingerà un’altra versione, su richiesta di un cliente che vorrà vedere più marmo che persone. La variazione sarà minima, e l’opera resterà invenduta. Seguono scorci esatti di Pompei, leggermente alterati per includere il Golfo di Napoli; o angoli romani inondati di luce, dipinti in più versioni. In uno di questi rientrano tutti insieme, in dimensioni da cartolina, Pantheon, Colosseo, Foro e altri monumenti della Città Eterna. Due uomini s’affacciano pigri sulla piazza, romani o turisti del terzo secolo dopo Cristo.
LUSSO, CALMA, CRUDELTÀ
Saranno le opere realizzate nell’ultima fase della vita dell’artista, in scala maggiore, a confermare influenza e lungimiranza di Alma-Tadema. Le rose di Eliogabalo (1888), in cui alcuni convitati del corrotto imperatore romano vengono progressivamente soffocati – o soltanto inebriati, pare – da cumuli di petali di fiori, è qui esposto, come in un dittico, accanto a Il ritrovamento di Mosé (1904): commissione per uno degli imprenditori della diga di Assuan, lungo il Nilo velato d’oro e rosa. Non lo si vedeva in Inghilterra da cent’anni. Nel primo, come da tradizione, l’artista userà foto di arredi dal Museo Archeologico di Napoli; nel secondo ritrarrà uno scorcio esatto del tratto fluviale, con vista piramidi. Senza Alma-Tadema non avremmo avuto l’opulenza di alcune scene de Il Gladiatore di Ridley Scott; forse, neanche l’intero genere peplum al cinema – stucchevolezze comprese – dagli Anni Dieci in poi. Ma forse nemmeno il Des Esseintes di Huysmans, in A ritroso: nel romanzo, scritto nel 1884, epitome e parodia del Decadentismo, un connoisseur appassionato d’arte si promette di decorare – fino a dar di matto – una villa stipata d’opere d’arte. Alma-Tadema e Leighton, mossi dalla stessa febbrile ossessione, al limite della rovina finanziaria, posti simili li hanno creati davvero.
‒ Elio Ticca
Londra // fino al 29 ottobre 2017
At Home in Antiquity
LEIGHTON HOUSE MUSEUM
12 Holland Park Rd
www.rbkc.gov.uk
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