Il paradiso pittorico di Cuno Amiet. A Mendrisio

Museo d’arte di Mendrisio ‒ fino al 28 gennaio 2018. Mendrisio rende omaggio al colorista svizzero Cuno Amiet, la cui arte influenzò i più importanti filoni artistici in Europa a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.

Cuno Amiet (Soletta, 1868 ‒ Oschwand, 1961) è protagonista presso il Museo d’Arte di Mendrisio, della prima retrospettiva a lui dedicata in Ticino, all’interno della quale è possibile ammirare una settantina di opere su tela e altrettante grafiche, che delineano i tratti fondamentali di uno dei più grandi artisti europei del ‘900, nonché massimo esponente dell’Impressionismo svizzero di matrice francofona.
Amiet, eclettico sperimentatore di tecniche e medium, durante la vita coltiva illustri amicizie con alcuni tra i maggiori rappresentanti delle correnti artistiche del suo tempo, a partire da Giovanni Giacometti, con cui condivide gli anni della formazione scolastica a Parigi, Paul Gauguin, Matisse, Klee, Kirchner, Kandinsky e molti altri maestri dell’Espressionismo e dell’Impressionismo, tra cui spicca il rapporto con il connazionale Hodler. In Giovanni Giacometti legge alla finestra, tela del 1970, tra i primi quadri esposti in mostra, viene documentata la quotidianità di questi intrecci, nonché lo studio della luce naturale, che, allo stesso modo di una cascata di radiose cromie filiformi, permea ogni gesto pittorico nella resa dei suoi riflessi. La straordinaria dote di colorista diviene la cifra stilistica di Amiet.
Questi scambi e influenze professionali animano l’intero asse espositivo proposto da Simone Soldini, direttore del museo, in collaborazione con Franz Müller, curatore del catalogo ragionato dell’opera di Amiet dagli esordi fino al 1960, Viola Radlach, responsabile del corpus di opere grafiche, e Aurora Scotti, tra i maggiori esperti di pittura italiana ed europea di fine secolo ‒ tutti autori di importanti contributi inclusi nel catalogo.

Cuno Amiet, La raccolta della frutta I, 1914. Collezione privata. (c) M.+D. Thalmann, Herzogenbuchsee. Photo credit SIK ISEA, Zurigo (Philipp Hitz)

Cuno Amiet, La raccolta della frutta I, 1914. Collezione privata. (c) M.+D. Thalmann, Herzogenbuchsee. Photo credit SIK ISEA, Zurigo (Philipp Hitz)

SERENITÀ E JOIE DE VIVRE

Amiet incarna, nel prolifico compendium di opere, la solare joie de vivre e l’amore per la moglie Anna, entrambi vissuti in armonia con il mondo circostante. Una dichiarazione di serenità che si manifesta in tele come Doppio ritratto, Il bucato, fino alla Raccolta della frutta del 1914, senza smentirsi nemmeno nei paesaggi invernali.
Dove si crea un’opera, dove si continua un sogno, si pianta un albero, si partorisce un bimbo, là opera la vita e si è aperta una breccia nell’oscurità del tempo”, analogamente alle parole scritte da Hermann Hesse, la raffigurazione dell’eden di Amiet è ispirata alla casa e al giardino, che lui e la moglie accudiscono a Oschwand.
Un’arcadia di forme e sfumature emerge e ritorna come soggetto centrale di quadri dall’impressionante modernità, come La raccolta delle mele e le tre tele raffiguranti il Paradiso, nell’ordine: la prima del 1894, la seconda del 1900, e l’ultima del 1958, che ispira il titolo della mostra stessa e in cui, ormai prossimo alla fine dei suoi giorni, Amiet sembra chiudere un cerchio immaginario di splendida coerenza artistica, di una lunga e prolifica carriera contraddistinta da eclettismo pittorico, curiosità sperimentale e anche da una sottile giocosa ironia.

Elena Arzani

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Elena Arzani

Elena Arzani

Elena Arzani, art director e fotografa, Masters of Arts, Central St. Martin’s di Londra. Ventennale esperienza professionale nei settori della moda, pubblicità ed editoria dell’arte contemporanea e musica. Vive a Milano e Londra.

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