Il ‘Natale’ rubato di Caravaggio rivive in un inedito video d’epoca. La storia
È tra i dieci capolavori d’arte trafugata più ricercati al mondo. Ne restano un paio di foto a colori e due filmati degli anni ’60. Uno di questi, scoperto di recente, è ora per la prima volta online.
La Natività con i santi Lorenzo e Francesco di Caravaggio, trafugata nell’ottobre 1969 dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo e finita in mano alla mafia, diventa sempre più un ricordo lontano nel tempo, a mezzo secolo dalla sua scomparsa. Ultimamente, si è ridata in qualche modo nuova vita alla tela, con una riproduzione ‘hi-tech’ voluta e realizzata da Sky che ha preso il posto dell’originale. Conosciamo quest’ultimo in particolare attraverso un paio di scatti a colori: la diapositiva di Enzo Brai del 1967 e la foto, ben più nitida, degli Archivi Scala del 1964. Ciò che risalta all’occhio, nella commovente bellezza e pacatezza della scena, è l’assonanza con i quadri della prima maturità romana di Caravaggio, in particolare con i celebri dipinti della cappella Contarelli. E difatti, nuove scoperte d’archivio (e non solo) hanno appurato che la tela fu eseguita contemporaneamente a quelli nel 1600, dunque a Roma e da lì spedita a Palermo, e non in Sicilia nel 1609 come si credeva.
IL PRESEPE PALERMITANO
A ogni modo, il Presepe palermitano sopravvive, benché per pochi fotogrammi, anche in rari filmati d’epoca. Pubblichiamo – per la prima volta online – un estratto da Lo scultore degli angeli, importante documento audiovisivo trovato di recente e che rischiava di essere perduto per sempre. Giaceva infatti abbandonato, assieme ad altro materiale non classificato, nei locali dell’istituto zootecnico di Palermo. Non è chiaro come fosse finito lì, in un posto tra i più impensabili, ma il caso vuole che nel fare pulizia e prima di disfarsi di ogni cosa, sia stato contattato il regista concittadino Sergio Gianfalla, che ha colto subito il valore del reperto. La pellicola, un 16 mm della durata di 10’30’’, dedicata alle decorazioni in stucco di Giacomo Serpotta che impreziosiscono luoghi sacri del capoluogo siciliano, parte proprio dall’oratorio di San Lorenzo. E si sofferma per qualche secondo sulla Natività – “reputata l’ultima opera del celebre pittore” recita il narratore secondo una vecchia ipotesi. Ma tanto basta per riaccendere l’emozione che ancora trasmette il capolavoro di Michelangelo Merisi, una delle sue prime pale d’altare (se non la prima in assoluto).
LA RICERCA DI GIANFALLA
Gianfalla, appassionatosi al tema, ha condotto una personale ricerca che lo ha portato a scoprire che cortometraggi come questo, proiettati nelle sale cinematografiche prima dei film, venivano realizzati nella prima metà degli anni ’60 per concorrere all’erogazione di uno speciale “premio di qualità”. Di più, è risultato provvidenziale il suo intervento di digitalizzazione del nastro, poiché questo nel frattempo si è deteriorato irrimediabilmente. In ogni modo, Rai Teche fortunatamente custodisce, consentendone la visione su richiesta, il servizio in bianco e nero Il melodramma di stucco interamente girato a San Lorenzo (e dove ancora una volta protagonista è Serpotta). Questo andò in onda, all’interno della trasmissione Capolavori nascosti, nell’agosto 1969, giusto due mesi prima della sparizione del Caravaggio. Tanto che si arrivò a dire che potrebbe aver generato particolari interessi sul dipinto (paradossalmente fino a quel momento poco noto agli stessi palermitani), che avrebbero spinto a commissionarne il furto.
LE SORPRESE SUL FRONTE ICONOGRAFICO
Comunque le sorprese sul fronte iconografico non finiscono qui. A Castello Ursino a Catania è custodita la finora ritenuta unica copia del quadro, molto fedele, dipinta da Paolo Geraci nel 1627-1628. Ed ecco invece che ora, in una ricerca congiunta tra chi scrive e Roberta Lapucci pubblicata nella rivista scientifica Valori Tattili, è stata reperita nella fototeca del famoso storico dell’arte Roberto Longhi una foto di un’altra copia antica, con poche varianti. Mistero nel mistero, ne è ignota l’ubicazione attuale; forse il quadro andò disperso durante la seconda guerra mondiale: apparteneva al gerarca fascista Luigi Federzoni. La citata documentazione fotografica e audiovisiva non potrà in nessun modo colmare il vuoto incommensurabile lasciato nel patrimonio storico artistico universale dal dipinto, peraltro inserito nella Top Ten mondiale dei furti d’arte stilata dall’FBI. Ma certo questi nuovi studi e scoperte riaccendono i riflettori sulla Natività, immeritatamente poco conosciuta, tenendo sempre viva la pur fioca speranza di una restituzione alla collettività.
‒ Michele Cuppone
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