Una collezione, un colpo di Stato e una mostra. A Bologna

Sospesa, così viene definita nel titolo: perché il colpo di Stato subito dal Cile nel 1973 congelò la mostra un paio di giorni prima dell’inaugurazione. Ma le opere di Orozco, Rivera e Siqueiros si sono salvate e a decenni di distanza sono esposte al Palazzo Fava di Bologna per raccontare il Muralismo messicano, oltre che una storia incredibile e affascinante.

Sono inoltre angosciato per il pericolo e per l’assoluta mancanza di sicurezza che in ogni istante minaccia la sicurezza della prestigiosa collezione Carrillo Gil con le sue 169 pitture di Orozco, Rivera e Siqueiros. Sono tutte opere di valore inestimabile per la storia e il patrimonio culturale del Messico. Sono imballate in 27 casse, conservate nel museo nazionale, un luogo che dovrebbe essere sicuro e sacro per i cileni per ciò che rappresenta ma che purtroppo non lo è. È stato appena colpito duramente dalle mitragliatrici di 4 carri armati alle cinque e mezza del pomeriggio”. È il 15 settembre del 1973, una manciata di giorni dopo il colpo di Stato cileno durante il quale fu ucciso il presidente Salvador Allende e quelle riportate sono le parole di Fernando Gamboa, curatore delle raccolte artistiche del messicano Alvar Carrilo Gil fin dagli Anni Trenta del Novecento. Le 169 opere citate sono parte della ricca collezione costituita in particolare dai lavori della triade di artisti che diede origine al movimento muralista, quell’avanguardia latino-americana pioniera dell’arte moderna all’inizio del XX secolo, ovviamente in Messico.

José Clemente Orozco, Prometeo, 1944, olio su tela, Museo de Arte Carrillo Gil

José Clemente Orozco, Prometeo, 1944, olio su tela, Museo de Arte Carrillo Gil

DAL MESSICO AL CILE E RITORNO

Dopo numerose esposizioni internazionali di successo che fecero conoscere Orozco, Rivera e Siqueiros nel mondo, il 13 settembre del 1973 era infatti prevista l’inaugurazione di una grande mostra allestita dal Museo Nacional de Bellas Artes di Santiago del Cile – il presidente messicano Luis Echeverría aveva stabilito rapporti di collaborazione con i due governi rivoluzionari di Cile appunto e Cuba ‒ e che avrebbe dovuto essere presentata da Allende in persona, ma i tragici eventi che si verificarono solo qualche giorno prima impedirono l’apertura dell’esposizione, che da allora fu “sospesa”. Le opere fortunatamente riuscirono a rientrare in Messico e ora, a oltre quarant’anni di distanza, sono esposte a Bologna (dopo le recenti tappe in Cile, Argentina e Perù) in una rassegna che ripercorre i lavori trasportabili – ma i murales sono comunque documentabili in una video-animazione proiettata al piano terra di Palazzo Fava, dove è esposta anche una selezione di documenti – dei “los tre grandes” che danno il titolo all’evento.

Diego Rivera, Niño con pollito, 1935, Disegno a carboncino e acquerello, Colección Museo de Arte del Estado de Veracruz

Diego Rivera, Niño con pollito, 1935, Disegno a carboncino e acquerello, Colección Museo de Arte del Estado de Veracruz

LA TAPPA DI BOLOGNA

Nella città emiliana la scelta delle opere è stata ristretta, ma rappresenta comunque uno spaccato dell’attività di José Clemente Orozco, Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros attraverso la loro opera grafica e pittorica. Tra i toni di derisione amara messi in campo da Orozco, le cui tematiche si concentrano soprattutto sulle violenze avvenute durante la Rivoluzione messicana e la Seconda Guerra Mondiale, il realismo e la sperimentazione nei materiali del sostenitore dei movimenti operai Siquieros e la pittura apertamente europea e avanguardistica di Rivera, che non a caso trascorse un periodo di vita nella Parigi bohémien, nelle sale affrescate di Palazzo Fava è quindi possibile non solo conoscere il lavoro di tre pittori indubbiamente poco noti in Europa, ma anche immergersi in un clima sociale, politico e culturale giunto a noi attraverso le narrazioni da oltreoceano, ma che riserva ancora soprese, come la vicenda di una “mostra sospesa”.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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