Sironi, la politica e la Storia. A Lucca
Il lato politico di Mario Sironi raccontato in cento illustrazioni realizzate per il Popolo d’Italia. A un segno sintetico ed efficace si affianca un’ironia mordace, posta al servizio di una fede politica coerente.
Oltre che pittore futurista e novecentista, Mario Sironi (Sassari, 1885-1961) fu un incisivo e apprezzato vignettista negli anni del Fascismo, del quale apprezzava l’impeto rivoluzionario che avrebbe potuto rinnovare l’Italia, uscita vincitrice dalla Grande Guerra, ma politicamente debole. Già volontario in trincea, Sironi restò deluso dalla “Vittoria mutilata” e aderì al movimento di Mussolini, che gli affidò una rubrica giornaliera sul Popolo, dopo aver apprezzato il lavoro svolto sulla rivista di propaganda militare Il Montello, nel 1918.
LA STORIA
All’inizio degli Anni Venti l’Italia, colpita dalla crisi economica del dopoguerra, era dilaniata dalle agitazioni sociali e dall’instabilità governativa. Dalle colonne del Popolo d’Italia, Mussolini preparava la sua rivoluzione: sin dal suo apparire nel 1914, si presentò come un giornale moderno, capace di parlare alle masse, e fu proprio sulle sue colonne che nacque il primo esempio di propaganda politica italiana. Enfatizzando la questione di Fiume per sobillare l’impeto nazionalista, e sottolineando l’incapacità delle forze liberali di risollevare il Paese, Mussolini seppe intercettare lo scontento delle masse attraverso un’azione politica dissidente, ma sempre condotta nel nome dell’Italia. Un metodo che gli valse consensi, che seppe andare a cercare fra i reduci dalle trincee quella forza sociale cui Malaparte già nel 1917 attribuiva importanza strategica nel dopoguerra. E già nel 1921, con marcata ironia, ma non lontana dalla realtà, Sironi additava la mancanza di coesione a sinistra, gli accordi sottobanco con il PPI di Don Sturzo, l’incapacità di costruire la credibilità internazionale dell’Italia. Deluso dalla situazione politica, Sironi credeva nel Fascismo con onestà intellettuale, e da volontario interventista aspirava a sorti ben diverse per il Paese.
GLI ANNI DEL REGIME
Il 16 novembre del 1922, Mussolini vara il suo governo, e Sironi lo celebra con un’illustrazione solenne ma sobria. Ed è la sobrietà il carattere principale di Sironi illustratore, che in parte si ispira al cinema espressionista tedesco, in parte a Francisco Goya, per creare immagini immediate, ardenti e graffianti, ma lontane dalla violenza squadrista. Pochi tratti a china o a matita, quasi sempre in bianco e nero, sono sufficienti per creare un gioco di volumi dalla possanza scultorea, che all’irruenza del quotidiano affiancano la simbologia politica. Sironi non assume mai toni declamatori, il senso del dramma latente resta sullo sfondo di quelle che, oltre a immagini di propaganda, sono veri e propri commenti al momento storico, complesso sia dal punto di vista interno sia da quello internazionale. Mussolini al potere, le adunate di regime, i successi economici nel ripianare il bilancio, ma anche le contraddizioni di URSS e USA. La visione di Sironi ha respiro internazionale, senza mai sollevare sterili polemiche ma sempre richiamando l’attenzione su situazioni reali.
UN DOCUMENTO STORICO-POLITICO
Focalizzandosi sulla produzione di illustrazioni per il Popolo d’Italia, la mostra lucchese racconta il lato forse più personale di Sironi, ovvero la sua fede politica, al cui servizio pose il suo talento artistico. Al contempo, attraverso i suoi pungenti commenti, è possibile per il pubblico ricostruire un periodo storico difficile, dove se si giunse alla dittatura fascista, forse una parte della responsabilità è dovuta alla mancanza di decisionismo a sinistra (puntualmente rilevata da Sironi), e al suo restare lontana dalla questione dei reduci, che invece portarono a Mussolini un determinante contribuito di consensi.
‒ Niccolò Lucarelli
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