Le incisioni di Max Klinger. A Ravenna
Museo Civico delle Cappuccine, Bagnacavallo ‒ fino al 13 gennaio 2019. Undici dei quattordici cicli di incisioni di Max Klinger compongono l'esposizione più ampia dedicatagli in Italia. Stampe amate da Brahms e de Chirico, rappresentano uno degli esempi più importanti della grafica d'arte pre Avanguardie.
“La memoria è del passato”, scriveva Aristotele. E sembra che Max Klinger (Lipsia, 1857 ‒ Großjena, 1920), aiutato da Freud e dal clima a cavallo tra XIX e XX secolo, ne abbia fatto una sorta di metodologia poetica. Se la memoria è del passato, quello che noi vediamo e rappresentiamo, è su una sottile linea del presente che guarda a un futuro carico di responsabilità. L’incisore, poeta, pittore e musicista originario di Lipsia affonda la sua inconfondibile arte grafica proprio nella carne inesplorata del processo memoriale, pieno di capitomboli, cadute e sviste.
La mostra di Bagnacavallo, forse la più completa mai realizzata in Italia, è sicuramente un’ottima occasione per vedere tutti insieme ben undici dei quattordici cicli di incisioni realizzati in varie tecniche (acquaforte, acquatinta e bulino) dall’artista tedesco. Continua così l’esplorazione che il piccolo museo civico, ricco di un’importante collezione di stampe, dedica al mondo della grafica artistica, dopo la mostra su Goya e Chagall, sempre curate dal direttore Diego Galizzi in coppia con uno storico dell’arte.
TRA IDEALISMO E REALISMO
L’evoluzione del lavoro visivo dell’artista, amatissimo da de Chirico, è sotto la lente di questa importante antologica: diventa quindi chiara l’ambigua identificazione dell’artista tra idealismo e realismo, ben delineata da Patrizia Foglia, co-curatrice di questa esposizione:
“Nel dibattito tra realismo e ideale, l’artista di Lipsia propose una mediazione tre le due posizioni, anzi una fusione che ritenne possibile nelle diverse forme di espressione artistica”.
Uno stile perfetto, una rivendicazione dell’arte del disegno come autonoma e non schiava delle arti maggiori, un’attenzione quasi spasmodica alla purezza delle forme, sulla falsa riga della tradizione di Dürer, fanno di Klinger uno snodo fondamentale del moderno.
L’opera d’arte totale si interseca con la ricerca musicale di Brahms, anticipa Freud, ma rimane anche ancorata, come mostra la serie Un amore dedicata a Böcklin, a questioni sociali, trattate con lo stile “classico romantico” che lo contraddistingue. Così ne I drammi, in cui sono presentati sei tragici eventi di cronaca nera, con una particolare sensibilità narrativa riesce a sintetizzare in una sola tavola il senso della storia, senza però eludere lo sviluppo della storia nel tempo.
Una piccola grande mostra, quindi, che vale la pena di una visita nel borgo della campagna ravennate che con la sua Piazza Nuova, a forma di ellissi, non potrà che incantare, rimemorando le immagini oniriche dell’artista tedesco.
‒ Electra Stamboulis
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