Dialoghi futuristi. Pippo Rizzo a Palermo
Villa Zito, Palermo ‒ fino al 16 settembre 2018. Palermo non è solo Capitale italiana della cultura, non è solo Manifesta, è anche la città che ha dato i natali a un esponente chiave del Futurismo siciliano: Pippo Rizzo.
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Pippo Rizzo: Dialoghi futuristi è la retrospettiva allestita nelle splendide stanze dell’antico palazzo nobiliare di Villa Zito, oggi sede della Pinacoteca della Fondazione Sicilia. La mostra muove i passi da quella Ricostruzione futurista dell’universo (a opera di Balla e Depero) che sancisce la nascita del cosiddetto “Secondo Futurismo” caratterizzato dall’aspirazione a un’arte totale che investa tutti gli ambiti della vita dell’uomo: dall’arredo alla moda, dal cinema al teatro, dalla musica alla danza al cibo.
Non sorprende dunque che l’allestimento preveda oltre settanta lavori tra dipinti, disegni, oggetti d’arte applicata, mobili e documenti, a dimostrazione dell’eclettismo di Pippo Rizzo (Corleone, 1897 – Palermo, 1964), indiscusso animatore della vita culturale siciliana di inizio ‘900. Come ricordano gli stessi curatori, Giulia Gueci e Sergio Troisi: “L’idea è quella di raccontare il percorso fatto da Pippo Rizzo all’indomani del suo primo e cruciale soggiorno romano (1919-1921), durante il quale conobbe Balla, Depero, Bragaglia e gli altri, fino agli ultimi anni del decennio, in cui appare evidente l’emergere di una sensibilità diversa, già intrisa delle suggestioni connesse al movimento del Novecento”.
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Pippo Rizzo, Salottino futurista, 1927
ARTE APPLICATA E PITTURA
Risulta chiara anche la volontà di voler restituire l’humus culturale di quegli anni, dando un particolare risalto alle opere di arte applicata. Di notevole pregio infatti non solo gli oggetti di arte decorativa come I Portatori d’uva, accostati al celeberrimo pupazzo Campari di Depero, ma anche l’intero salottino futurista (recentemente esposto alla Fondazione Prada di Milano nell’imponente mostra Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943) realizzato all’interno di quella fucina di idee e novità che era la Casa d’arte Pippo Rizzo, proprio sulla scia delle Case d’arte futuriste del tempo (Balla, Depero, Thayaht…).
Da menzionare, infine, Il Nomade e Treno notturno in corsa, tra i quadri più conosciuti dell’artista, e la presenza dello Schermidore Salafia del 1928, che dopo essere stato disperso per anni e dopo circa novanta di assenza dalla Sicilia, torna a Palermo per essere esposto per la prima volta in occasione della mostra.
Un’ampia sezione è riservata ai documenti: fotografie d’epoca, cartoline, lettere, appunti, note manoscritte provenienti dall’Archivio Pippo Rizzo di Palermo e dall’Archivio del ‘900 del Mart.
‒ Giovanna Batolo
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