Le rivoluzioni della pittura nel Novecento. A Otranto
Castello Aragonese, Otranto – fino al 21 ottobre 2018. Un viaggio tra le Avanguardie che hanno sovvertito il linguaggio pittorico del secolo scorso. Attraverso 50 opere di 38 protagonisti della storia dell’arte italiana recente.
Un vasto excursus storico sulle tappe fondamentali delle Avanguardie e dei movimenti che hanno rivoluzionato il panorama pittorico italiano nel tumultuoso e sfaccettato Secolo Breve. È questo l’architrave tematico della mostra di ricognizione ‘900 in Italia. Da de Chirico a Fontana, al Castello Aragonese di Otranto, a cura di Lorenzo Madaro e Luca Barsi.
Un viaggio tra le suggestioni della pittura metafisica, l’immediatezza del Neorealismo, la forza innovativa dello Spazialismo, dell’Informale e dell’Arte Povera, le sperimentazioni dell’Astrattismo, la rilettura della tradizione da parte della Transavanguardia e le innovazioni della Pop Art italiana con gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo.
Tra le sale del Castello campeggiano cinquanta opere – molte delle quali inedite e tratte da collezioni private – create da trentotto protagonisti della storia dell’arte italiana nel XX secolo: Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Jannis Kounellis, Pino Pascali, Mimmo Rotella e gli artisti del collettivo Forma 1, solo per citarne alcuni. Curatori del progetto d’allestimento della mostra, organizzata dal Comune di Otranto e dalla cooperativa Theutra, sono gli architetti Francesca Fiore e Lorenzo Spagnolo. “Ho pensato di costruire la mostra come un catalogo in tridimensione” – spiega Madaro ‒ “dove la parte testuale ha un ruolo importante e le opere sono parte integrante di un percorso che è anche didattico e non solo di contemplazione”.
DA DE CHIRICO A GUTTUSO
Nella prima sala del Castello Aragonese, dedicata alla pittura metafisica, spiccano, oltre a due sculture in bronzo, i tre dipinti di Giorgio de Chirico L’attesa, il Condottiero e Cavalli e rovine sulla spiaggia, che simboleggiano i primordi del movimento metafisico. Spazio anche ai disegni in carboncino di Carlo Dalmazio Carrà e Giorgio Morandi e a un incisivo ritratto di natura morta in olio su tela di Filippo de Pisis. La seconda sala del castello è invece intitolata alla pittura neorealista, con le opere di Ennio Morlotti, Felice Casorati e Mario Tozzi, oltre ai tre grandi dipinti di Renato Guttuso ‒ il celebre Tetti di Roma, il Nudo di donna e il bellissimo Natura morta con peperoni. La terza sala ospita importanti lavori degli artisti appartenenti al collettivo Forma 1, nato a Roma nel ’47: Achille Perilli, Carla Accardi, Piero Dorazio e Antonio Sanfilippo, e c’è anche un collegamento al Futurismo con una grande opera di Giacomo Balla.
DA FONTANA A KOUNELLIS
Il caposcuola dello Spazialismo, il rivoluzionario Lucio Fontana, è invece protagonista nella quarta sala del castello con i suoi iconici tagli: i Concetti spaziali ‒ uno bianco e uno rosso ‒, che rompono il muro della bidimensionalità nella pittura, aprendo nuovi orizzonti artistici. Ma ci sono anche opere di Enrico Castellani e Agostino Bonalumi e una scultura in ottone di Fausto Melotti. La quinta sala è dedicata, invece, alla poetica dell’Informale con le magnetiche opere di Emilio Scanavino ed Emilio Vedova e, proseguendo, ecco la Pop Art italiana con due lavori di Mimmo Rotella, uno dei quali dedicato al divo dell’epoca, Bruce Lee, e le opere degli artisti appartenenti alla Scuola di Piazza del Popolo: Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Tano Festa e Franco Angeli. Presente anche l’omaggio alla Transavanguardia con l’incantevole Sirena di Sandro Chia, l’Abisso di Enzo Cucchi e i Dipinti armati di Mimmo Paladino ed ecco, immancabile, il riferimento all’Arte Povera di Pino Pascali, Jannis Kounellis e Michelangelo Pistoletto.
‒ Cecilia Pavone
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