Uno scienziato spiega il segreto della prospettiva di Leonardo: l’artista soffriva di strabismo
Dallo studio condotto da Christopher W. Tyler, professore all’Università di Londra, è emerso che l’artista fosse affetto da esotropia, una forma di strabismo che gli avrebbe permesso di tradurre in pittura la sua peculiare visione prospettica…
La luce, il colore, la prospettiva, e poi quell’atmosfera velata, sfumata, densa ed eterea allo stesso tempo che avvolge le figure sulla tela e le lega al paesaggio e allo spazio di cui fanno parte. Non è semplice provare a spiegare la pittura di Leonardo da Vinci, genio dell’arte e della scienza del Rinascimento sul quale continuano a tessersi teorie, ricerche, scoperte, e da un anno a questa parte tra gli argomenti prediletti della stampa artistica internazionale: come non ricordare l’asta di Christie’s a New York del 15 novembre 2017 che ha visto il Salvator Mundi attribuito a Leonardo venduto alla stratosferica cifra di 450 milioni di dollari? Ebbene, oggi si torna a parlare dell’artista quattrocentesco per via di un problema oculare di cui pare fosse affetto e che, stando a uno studio condotto da Christopher W. Tyler, professore di ricerca presso la City University di Londra e presso lo Smith-Kettlewell Eye Research Institute di San Francisco, avrebbe determinato il modo in cui dipingeva.
DAL DIFETTO…
Il neuroscienziato Tyler, in cui studio è stato pubblicato su JAMA Ophthalmology, ha esaminato ipotetici autoritratti attribuiti a Leonardo (tra cui proprio il Salvator Mundi, il San Giovanni Battista e l’Uomo Vitruviano), e dall’osservazione degli occhi è emersa una divergenza tra le pupille che farebbe pensare a una particolare forma di strabismo chiamata esotropia. Questo disturbo oculare solitamente colpisce entrambi gli occhi a intermittenza, e chi ne è affetto ha difficoltà a mantenere l’allineamento del fuoco su un oggetto.
…AL PREGIO
Stando alle parole di Tyler, “da Vinci ha avuto l’esotropia intermittente con la conseguente capacità di passare alla visione monoculare, il che spiegherebbe forse la sua grande capacità di raffigurare la tridimensionalità di volti e oggetti e la lontana profondità di scene montuose”. In altre parole, l’esotropia avrebbe permesso a Leonardo di passare dalla visione bioculare a quella monoculare, particolare condizione che lo avrebbe facilitato nella resa tridimensionale di volti, oggetti e paesaggi. Che sia davvero questa la ragione che spiegherebbe il genio del misterioso Leonardo?
– Desirée Maida
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