Oltre la soglia. Arte e magia a Rovigo
La mostra allestita a Palazzo Roverella guida il pubblico nel cuore esoterico dell’Europa fin de siècle. Fra le contraddizioni più recondite e magiche dell’animo umano.
In una società condannata a credere nell’illusione positivista del progresso, il timore di poeti, artisti e filosofi è che Orfeo abbandoni la lira e lasci il mondo orfano dell’arte: invocano l’avvento della parola che racconti l’inesprimibile, della forma che renda l’invisibile. Tra il 1880 e il 1925 l’interesse per l’esoterismo e le dottrine ermetiche avvolse l’Europa con il suo manto, nero come un segreto alchemico. Queste suggestioni, diffuse dalla letteratura “maledetta” di Schuré e Huysmans, schiusero le porte dell’ignoto liberando le facoltà creatrici degli artisti: circoli iniziatici, come la Rosacroce del mistico Péladan, accolsero i simbolisti, fino a sedurre anche le Avanguardie futuriste e astrattiste. Così troviamo Kandinskij, rapito dalle teorie dell’antroposofo Steiner; Kupka, che esercitò l’attività di medium; Mondrian, membro della Società Teosofica; Itten, che lasciò il Bauhaus per inseguire il credo zoroastriano; Klee, nudista e vegetariano nella comunità utopica Monte Verità. Arte e Magia è un caleidoscopio di temi dalla forte coerenza interna: indaga l’alchimia spirituale e artistica raggiunta da un’epoca travagliata, che gettò nel fuoco religioni e superstizione, Oriente e Occidente, la “controcultura” spiritualista e la razionalità della scienza nascente, e nelle ceneri cercò il suo senso.
AL DI LÀ DEL MALE
Il dito davanti alla bocca invita la ragione a tacere per ascoltare l’inconscio. Sotto i cappucci in processione verso l’abisso si cela un segreto per pochi eletti in grado di leggere oltre l’inganno dell’evidenza. Gli artisti-sacerdoti riaccendono il sacro fuoco nel Tempio dell’arte, alla quale sacrificano le proprie vite sui suoi faraonici altari.
La notte non è solo il tempo del sogno che fiorisce negli occhi chiusi di Redon: gli invitati al banchetto delle tenebre salgono sulla terra a ricordare che l’inferno è qui. Si animano i boschi, attraversati dalle lingue di fuoco di congreghe sataniche, infiammati dai supremi vizi dei sabba. La natura è un tempio di ombre sinistre: lampeggiano gli occhi infernali di lupi e gufi nell’ora della strega, il sorriso beffardo di chi sta per essere rapito nell’estasi dell’incontro con il proibito. È Circe lussuriosa ai limiti del fantasy, è la menade che danza al ritmo del tamburello di Falero, sul quale La Sorcière si aggrappa a un delirio lucidissimo: fino alla fusione di piacere e morte nelle illustrazioni di Rops, che raggiunge il culmine della perversione, “l’al di là del Male”.
SPIRITISMO E AURE: IL PROBLEMA DEI CONTORNI
Anime erranti sorprendono il passante al cancello del cimitero; il ritratto di un’attrice di teatro si smaterializza nei veli del suo fantasma; spiriti sonnambuli sono richiamati da sedute spiritiche su un tavolo intarsiato di mani bramose d’occulto. La Teosofia di Madame Blavatsky rischiara le tenebre nel passaggio dall’estetica simbolista al modernismo: l’universo di Kandinskij si spoglia delle apparenze per essere pura “razionalità mistica”, le sue geometrie levitano come note in uno spazio non fisico, i colori sono sentimenti.
Le onde e i raggi delle aure emessi dal corpo possono essere colti solo da artisti chiaroveggenti: nel trionfo dell’“indefinizione della forma”, l’essenza di fremiti umani è immortalata dalla corrente più animistica del Futurismo. Così nascono gli scatti dell’invisibile nelle fotodinamiche di Bragaglia, la pittura supersensibile di Ginna, gli stati d’animo di Boccioni e le forme-pensiero di Balla.
Ma non è ancora tempo per capire: lungo il viale stellato di Kupka, il viandante è relegato per sempre sulla soglia del mistero, destinato a interrogare una Sfinge che non risponderà mai.
‒ Serena Tacchini
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