Silenzio, sfila Boldini. Una mostra a Ferrara
Una mostra che illustra “l'evoluzione di quattro decenni di stile e di fascino”, ponendo i dipinti di Giovanni Boldini e di artisti a lui contemporanei in dialogo e relazione con raffinatissimi abiti originali, riviste che in quegli anni diffondevano la moda, cappelli sfarzosi, rare edizioni di volumi redatti dalle personalità più trendy di un’epoca di “voluttuosa eleganza”. Il tutto nel Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
Ritratti di personaggi che nascondono appassionanti storie da raccontare, come quella della duchessa Gladys Deacon – il suo biografo, oltre ad altri studiosi, è coinvolto nel progetto e incaricato di una conferenza per illustrarne l’intensa vita – o di Eleonora Duse o dell’eccentrica marchesa Luisa Casati. E poi tanti altri volti che documentano una fitta rete di rapporti sociali e professionali nella Parigi di fin de siècle.
Non solo un’esposizione sull’edonismo e sulla sensualità che permeavano l’arte e gli ambienti sociali più facoltosi della Belle Époque parigina – dove indiscusso e adulato regnava un Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931) incantatore di splendide donne, di colleghi artisti, letterati e altri personaggi pubblici grazie ai suoi ritratti virtuosistici dalla pennellata veloce e nervosa –, ma anche un focus approfondito sugli abiti, co-protagonisti della mostra in corso a Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
Vestiti costosissimi, cappotti, corsetti e accessori: tutti espressione della nascente industria dell’haute couture – da Worth a Doucet, da Poiret alle Sorelle Callot – gravitante attorno alle prime case di moda che solcarono la strada verso l’affermazione del sistema attuale del fashion. Non a caso, al principio del percorso fa bella mostra di sé un abito di John Galliano per Christian Dior, presentato sulle passerelle di Parigi nel 2005: un esplicito omaggio a Boldini e allo stesso tempo un ponte tra l’oggi e i tulle, le sete, i ricami, i velluti usati nelle creazioni degli stessi stilisti che vestivano le clienti di Boldini. Un sogno impossibile, per Virginia Hill, rintracciare proprio quelle esatte vesti che sfortunatamente non si sono conservate, come del resto gran parte dei capi di abbigliamento antichi, ma la selezione si è basata sull’attinenza ai modelli e sulla committenza, visto che alcuni degli abiti furono cuciti per gli stessi personaggi raffigurati dal pittore ferrarese.
GIOVANNI BOLDINI E GLI ALTRI
Se gran parte delle tele e dei disegni sono di Boldini, non mancano opere di altri artisti di quegli anni, da Édouard Manet a James Whistler, da Paul Helleu a John Singer Sargent. Ma molte altre voci risuonano nel percorso dell’esposizione: quelle di Charles Baudelaire, “tra i primi a sancire il culto dell’effimero e della moda come altra metà, transitoria e fuggitiva, della bellezza” (Barbara Guidi, in catalogo), di Henry James con il suo Ritratto di Signora, di Oscar Wilde che non poteva ovviamente mancare, di Robert de Montesquieu, di Marcel Proust e infine di Gabriele D’Annunzio, testimonial all’inizio del Novecento di una giovane generazione di artisti e di un profondo mutamento nella moda che abbandonò l’esuberanza floreale in favore delle linee rigorose, del fascino per l’orientalismo e delle sete plissettate di Mariano Fortuny.
GIOVANNI BOLDINI E LA MODA
Sempre in quel contesto, “pittore e couturier divengono complici nella celebrazione della più divina delle creature: la donna”, un fenomeno che non sfugge agli editori, i quali ne approfittano per lanciare nuove riviste “al femminile”. Come Les Modes, testata con cui Boldini collaborò proficuamente, sia favorendo la riproduzione dei suoi ritratti più accattivanti sia stampando delle fotoincisioni a tiratura limitata. Fu poi Vogue – su quali altre pagine, sennò? – a definire per la prima volta Boldini come “pittore dell’eleganza”: era il 1931, l’artista era morto da pochi mesi e si era appena aperta la sua prima retrospettiva nella Ville Lumière. Ebbe così inizio la mitologia di un artista che da allora a oggi ha ispirato generazioni di stilisti e senza dubbio ha contribuito alla creazione del moderno concetto di glamour. Un mito, Boldini, che vive ancora oggi, come dimostra il progetto allestito nella sua Ferrara.
‒ Marta Santacatterina
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