Natura, poesia e luce. I Ciardi a Conegliano
Palazzo Sarcinelli, Conegliano – fino al 23 giugno 2019. La storia pittorica della famiglia Ciardi va in mostra a Palazzo Sarcinelli.
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Sessanta dipinti raccontano le vicende umane e artistiche di una delle più famose e innovative famiglie di vedutisti e paesaggisti veneziani, fra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento: quella composta da Guglielmo e i figli Beppe ed Emma Ciardi.
Evidenziando le tappe ideali di un’evoluzione stilistica e suggestione visiva che, nella pratica pittorica dal tardo Romanticismo, si avvicina al Divisionismo e alla macchia, all’Impressionismo, e attraverso l’esercizio della pittura en plein air giunge a produrre nuove soluzioni luministiche, la compenetrazione atmosferico-cromatica degli elementi. Dando vita e voce ad altri accordi, oltre il sensibile, alla dimensione spirituale e al simbolo.
I soggetti presi in considerazione, al fine di focalizzare il discorso tematico sulla natura, sono quelli che ritraggono la campagna veneta, la regione pedemontana e le Dolomiti, il corso del fiume Sile, ma anche scorci di città straniere, a testimonianza di numerosi viaggi e contatti, in Europa e oltre.
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Beppe Ciardi, Zattera, 1925 ca. Pordenone, Collezione privata
GUGLIELMO, BEPPE ED EMMA CIARDI
Il percorso si articola in ambienti separati: tre sale ospitano il lavoro di Guglielmo, il capostipite, la cui stesura densa e pastosa del colore, ma composta e distesa, individua le fisionomie degli oggetti e dei rari personaggi, i quali appaiono inglobati e risucchiati nella dominante vegetazione; ductus che si fa più differentemente orientato, con toni meno vivaci, verso gli ocra e i bruni, nella produzione tarda.
La sala centrale attua un interessante confronto fra i tre, accostando su una parete i dipinti di Emma e Guglielmo e sulle altre quelli di quest’ultimo e di Beppe: le somiglianze, come le differenze, risultano evidenti.
Un’unica stanza dedicata a Emma non smorza la potenza espressiva del suo operato: il colore si rapprende in tocchi, guizzi, improvviso balenare di luci e addensarsi di ombre, fisionomie suggerite ed efficacemente contestualizzate, in soggetti che rivisitano con sguardo ironico e intimistico il vedutismo settecentesco veneziano.
In chiusura, le opere di Beppe, maggiormente influenzato dal simbolismo nordico, il quale restringe la visione focalizzandosi sul centro della composizione e sulle figure, addensando fitte nubi nei cieli tersi e creando una particolare e significativa vibrazione nella materia-colore.
‒ Maria Palladino
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
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