Venezia. Una mostra per riscoprire Luigi Pericle
Inaugurata in occasione della 58. Biennale d’Arte di Venezia, la mostra “Luigi Pericle. Beyond the Visible” getta nuova luce sulla figura di un artista poliedrico e colto, tra i protagonisti della pittura europea del secondo Novecento, dopo un periodo di oblio
Esiste uno scarto netto, a livello concettuale e linguistico, tra le parole visibile e visionario. È da questo scarto che prende il via la mostra dedicata a Luigi Pericle (Basilea, 1916 – Ascona, 2001) presso la Fondazione Querini Stampalia di Venezia: un’esposizione che, attraverso il “visibile”, rivela e svela un artista che predilesse il lato “visionario” dell’arte e della vita, spingendosi oltre i loro stessi limiti per trovarne l’essenza più profonda.
LA STORIA DI LUIGI PERICLE
Curata da Chiara Gatti con Luca Bochicchio, Marco Pasi e Michele Tavola, la rassegna getta nuova luce sulla figura di Luigi Pericle, tra i protagonisti della pittura europea del secondo Novecento che, grazie all’impegno dell’Archivio a lui intitolato, dopo anni di oblio sta ritrovando il suo posto nell’ambito degli studi storico-artistici di quel periodo. Pittore, illustratore, letterato e intellettuale poliedrico con la passione per le filosofie orientali e l’esoterismo, Pericle negli Anni Cinquanta, insieme alla moglie Orsolina Klainguti, arriva ad Ascona, borgo della Svizzera che intorno agli Anni Venti – per la precisione su Monte Monescia, ribattezzato poi Monte Verità – ospitò la comunità di pacifisti, anarchici, teosofi, poeti, bohémien, antroposofi, vegetariani e femministe fondata nel 1900 da Ida Hofmann e Heinrich Oedenkoven ‒ e oggetto/soggetto della mostra curata da Harald Szeemann nel 1978. Un locus amoenus in cui Pericle trova rifugio, fuggendo dalla civiltà dell’apparenza e dal sistema dell’arte per immergersi in una dimensione altra, più vicina alle dinamiche dello spirito e alla natura.
LE OPERE
La mostra allestita presso l’Area Scarpa della Fondazione Querini Stampalia racconta il percorso di vita e d’arte di Pericle, attraverso dipinti su tela e su masonite, chine su carta, disegni, appunti, pagine di diario: dalla marmotta Max (protagonista dell’omonimo fumetto ideato proprio da Pericle) agli oroscopi e ai quadri astrologici, fino ai dipinti astratti che sembrano negare la figurazione, sebbene poi l’artista crei una sua personalissima forma di narrazione ispirata a temi e personaggi di filosofie, culti e dottrine occidentali e orientali.
Una coniunctio oppositorum di alchemica memoria che trova risoluzione dentro e oltre le forme visibili e visionarie dell’arte.
– Desirée Maida
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