Guido Di Renzo e la scuola napoletana. A Bari
Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto”, Bari – fino al 1° dicembre 2019. Lo sguardo ‒ intriso di sehnsucht romantica ‒ di Guido Di Renzo, il fulgore dei paesaggi campani ritratti dal pittore abruzzese ma napoletano d’adozione, il suo rapporto con la comunità artistica del Vomero. Nella mostra antologica alla Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” di Bari.
La magia del Golfo di Napoli, gli incantevoli faraglioni di Capri, i magnetici scorci delle marine e dei porti campani, ma anche l’idillio che permea i paesaggi bucolici abruzzesi rappresentati, nello spirito della pura sehnsucht romantica, da Guido Di Renzo (Chieti, 1886 ‒ Napoli, 1956). Il pittore abruzzese, napoletano d’adozione per formazione artistica, è il protagonista di Incanto Partenopeo ‒Guido Di Renzo, Giuseppe Casciaro e la comunità artistica del Vomero nella prima metà del Novecento, mostra antologica organizzata dalla Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” di Bari, a cura di Giacomo Lanzillotta. In seguito alla donazione effettuata nel 2016 da Ugo Feliziani, pronipote di Guido Di Renzo, la Pinacoteca ha inteso infatti rendere omaggio all’artista abruzzese attraverso una mostra “corale”. Oltre 150 le opere esposte, tra dipinti a olio e sculture, che ripercorrono il percorso artistico di Guido Di Renzo in un dialogo costante con i suoi “colleghi” del Vomero, a partire dal suo maestro e amico fraterno, il paesaggista salentino Giuseppe Casciaro, figura di spicco dell’ultima scuola napoletana, per poi passare attraverso l’opera dei pittori Vincenzo Ciardo, Attilio Pratella, Luca Postiglione, Giuseppe Apresa, Francesco Galante e degli scultori Tello Torelli, Filippo Cifariello, Francesco De Matteis e molti altri.
LA MOSTRA
Incanto Partenopeo si snoda lungo quattro sezioni, corrispondenti alle principali tematiche affrontate da Guido Di Renzo nel corso del suo viaggio pittorico e ad altrettanti spazi dedicati: si inizia con Sguardi, stanza che introduce ritratti e vedute d’interni, poi c’è Radici, che propone le opere raffiguranti il “piccolo mondo antico” dell’artista abruzzese: idilliache vedute paesaggistiche della zona tra la Majella e l’Aventino. La stanza dedicata all’Incanto Partenopeo è il clou della mostra, con l’omaggio di Guido Di Renzo alla sua patria d’adozione: Napoli. Mirabili e vividi risultano i ritratti dei faraglioni e della Marina di Capri, soavi sono le immagini delle barche a riva nel porto di Napoli, in cui il Vesuvio campeggia sullo sfondo, o le case che si affacciano a strapiombo sulle marine campane. Meditazioni, infine, è la stanza dedicata alle pitture di studio appartenenti all’ultima fase del suo percorso creativo.
LA PITTURA
La tecnica pittorica adottata dall’artista abruzzese è prevalentemente la pittura a olio, il cui sapiente utilizzo genera un peculiare effetto di sovrapposizione cromatica, caratterizzato da innumerevoli variazioni tonali. Lo stile di Guido Di Renzo – che partecipò con successo alle più importanti rassegne artistiche del panorama nazionale nel primo Novecento, tanto che il re Vittorio Emanuele III volle acquistare una sua opera ‒ rispecchia in pieno la cultura paesaggistica accademica della comunità del Vomero, impermeabile alle avanguardie artistiche che imperversavano nel primo Novecento. Ecco, dunque, paesaggi struggenti ‒paesaggi dell’anima ‒ quasi totalmente privi della figura umana. Di Renzo riesce a coglierne il genius loci, riflettendo quella beata solitudo che l’autore ha sempre ricercato, preferendo ritrarre paesaggi naturali rispetto ai caotici spazi urbani. I critici dell’epoca parlavano, infatti, di “principio di tristezza”, reso attraverso i colori tenui, la raffinatezza delle sfumature, la delicatezza del tratto. Ma non mancano comunque, nell’opera del pittore abruzzese, vivaci cromie che ravvivano le vedute paesaggistiche delle marine campane e del mondo contadino dell’Appennino.
‒ Cecilia Pavone
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