Fra veduta e Macchia. Giovanni e Telemaco Signorini a Firenze

Palazzo Antinori, Firenze ‒ fino al 10 novembre 2019. Nel confronto fra padre e figlio, e con altri pittori contemporanei, l’evoluzione della pittura di paesaggio in Toscana dalla scuola tardo-romantica alla modernità della Macchia. La mostra “La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini” è anche occasione di riscoperta della città scomparsa sotto il “piccone risanatore” di Giuseppe Poggi.

Apprezzato vedutista ritenuto il “Canaletto fiorentino”, Giovanni Signorini immortalò la città con luminosità e leggerezza, sulla scia della tradizione di Giuseppe Zocchi e Thomas Patch. Signorini, però, vi apporta la sua personale sensibilità, e allo spunto pittorico aggiunge quello narrativo, animando le sue scene di genere grazie alla rapida e vibrante stesura del colore, che a tratti raggiunge atmosfere squisitamente teatrali. Ne è un esempio il Berlingaccio in Piazza Santa Croce, con la folla mascherata, le carrozze, il cielo terso, e l’allegria che contagia l’osservatore. Accanto a queste scene di svago, gli eleganti Lungarni affollati di renaioli, lavandaie, barcaioli e pescatori, segni di una città operosa e vivace. E sempre il cielo azzurro che corona i colli, i palazzi, l’Arno, cui in parte si ispirerà anche il figlio Telemaco.
A completare la panoramica introduttiva, alcune suggestive marine livornesi, caratterizzate da toni scuri e malinconici, quasi un unicum nella produzione di Giovanni Signorini.

LA STAGIONE DELLA MACCHIA

Nato vedutista sulla scia del padre, Telemaco Signorini si staccò ben presto dalla pittura accademica, preferendo l’ambiente del Caffè Michelangiolo alle lezioni in aula. Fra il 1856 e il 1857, attorno a Giovanni Fattori stava nascendo il gruppo dei macchiaioli, fra i quali si contavano anche Borrani, Lega, Sernesi, D’Ancona; la mostra ricostruisce l’evoluzione della Macchia, dai primi studi di luce influenzati da Corot (di cui Signorini fornisce interessanti esempi nella veduta di Santa Maria dei Bardi o nel Mattino di primavera), fino allo scontornamento della figura con esiti quasi impressionisti. Una pittura che va ben oltre la rigidità storicista accademica, e si fa invece mezzo di narrazione della vita quotidiana di una città in trasformazione, dove le strade, i parchi, le piazze, l’Arno sembrano essere le vere case di una popolazione laboriosa e salottiera.

Giovanni Signorini, Veduta dell’Arno da Ponte alla Carraia, 1846

Giovanni Signorini, Veduta dell’Arno da Ponte alla Carraia, 1846

LA “FIRENZINA” DI MERCATO VECCHIO

Attraverso le tele dei Signorini e dei contemporanei, oltre all’evoluzione dello stile pittorico, si scopre quella Firenze scomparsa precedente alla Capitale e alle trasformazioni urbanistiche di Poggi; una città che Collodi appellava scherzosamente con il diminutivo, ma che invece racchiudeva una quotidianità vivace e colorata, fatta di mercatini, stradine secondarie inondate di sole, interni signorili della buona borghesia, ville, palazzi e modeste casette. La piccola “Atene d’Italia” vantava anche una folta comunità straniera, fra cui spiccavano la poetessa Elizabeth Barrett Browning e il romanziere Henry James, quest’ultimo letteralmente affascinato dai vicoli della città vecchia.
Al limite occidentale della città, il Parco delle Cascine, allora immerso in un’atmosfera bucolica e quasi arcadica, così come lo raffigura Giovanni Costa con un impasto cromatico di sapore ancora romanticheggiante. Tutt’intorno, i panorami dei colli, all’epoca piena campagna, come appare dagli inediti dipinti di Telemaco Signorini risalenti agli Anni Cinquanta dell’Ottocento; si tratta della fase naturalista del pittore, precedente alla Macchia, ma che già s’interessa allo studio della luce en plein air. Dall’alto di San Miniato si riconosce Ponte alle Grazie che ancora conserva le cellette delle monache. Una Firenze consegnata alla memoria, eppure sempre viva nei capolavori di chi all’epoca ne subiva il fascino e volle tramandarlo ai posteri.

Niccolò Lucarelli

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

Scopri di più