L’arte assoluta di Dudovich, oltre il manifesto pubblicitario. A Chiasso
Seguendo il filone del rapporto con la fotografia, la mostra al Max di Chiasso ripercorre la carriera e la vita del grande triestino, maestro dell'arte applicata alla comunicazione pubblicitaria. Marcello Dudovich, dandy e imprenditore, “artista totale” e testimone di un'epoca.
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Il fulcro tematico della mostra che il Max museo dedica a Marcello Dudovich (Trieste, 1878 ‒ Milano, 1962), maestro dell’arte applicata alla comunicazione pubblicitaria, è il rapporto con la fotografia. Ma la mostra si può percorrere secondo svariate chiavi di lettura.
Ad esempio lasciarsi andare al ritratto di un’epoca, più smaliziata di quel che si potrebbe pensare secondo una visione estetizzante. Oppure appassionarsi all’evoluzione del personaggio Dudovich, autore estremamente consapevole e dedito a una forma di dandysmo che confina con una intelligente promozione di sé. Senza contare il fascino in sé degli scenari dell’epoca, raffigurati e idealizzati, e di personaggi che, visti con gli occhi di oggi, sono pittoreschi, come le dive dello spettacolo Pina Brillante e Nella Regini.
APPROPRIARSI DELLA MODERNITÀ
L’uso della fotografia va oltre il mero strumento tecnico preparatorio. L’esposizione affronta il tema presentando diverse sessioni di posa realizzate da Dudovich e affiancando in svariate occasioni scatto fotografico, bozzetto a esso ispirato e opera compiuta. Trionfa soprattutto la figura femminile come variazione di gesti, forme, geometrie. L’estetica sviluppata in questi scatti confina con una volontà di appropriazione del mondo: riscrittura visiva di una modernità sì volontaristica e travolgente, ma sempre a misura umana.
Una chicca sono gli autoritratti giovanili, fotografie in cui sembra di poter già immaginare il futuro ‘”artista totale”, nelle quali Dudovich si mette in scena dimostrando una precoce volontà di essere al passo con i tempi, testimone e fautore del rinnovamento. Negli anni, poi, Dudovich diventa anche imprenditore, con la società Star-IGAP. E la gamma delle sue attività si amplia, tra affiche pubblicitarie, illustrazioni per riviste e copertine di libri, fino agli stupendi manifesti per il cinema esposti nell’ultima parte della mostra.
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Marcello Dudovich, La Rinascente. Dal 15 Febbraio Vendita del Bianco, 1922 26 ca. Edizioni Star, Milano. Museo Nazionale Collezione Salce, Treviso
GRANDI MARCHI, VITA CONTADINA, ORIENTALISMO
Se i manifesti per il cappello Borsalino o per La Rinascente, opere dal valore pittorico assoluto che non si limita alla maestria grafica, sono naturalmente tra le parti più maestose della mostra, altri focus meritano attenzione. Come quello sulla vita contadina, soggetto di diverse sue opere. E quello sul periodo “orientalista”, derivante dal suo soggiorno in Libia.
Il tema del rapporto con la fotografia è un filo conduttore che non impedisce alla mostra (inserita nel programma della Biennale dell’immagine 2019) di essere una vera e propria retrospettiva di Dudovich. Al quale la qualifica di cartellonista sta decisamente stretta. L’intensità espressiva supera qualsiasi applicazione e scopo, immergendo lo spettatore nella pura contemplazione pittorica.
‒ Stefano Castelli
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