La tela rubata di Klimt torna a casa. Anzi, è sempre stata lì: incredibile scoperta a Piacenza
Colpo di scena a Piacenza. Uno dei quadri più ricercati al mondo, scomparso da ben 22 anni, sarebbe stato ritrovato. Gli esperti sono a lavoro per confermare la notizia, ma pare che ci siamo: la misteriosa Signora di Klimt è riapparsa. Per puro caso. Ecco tutta la storia.
La notizia non è ancora ufficiale, in assenza delle expertise di rito, con cui stabilire scientificamente i corretti parametri per la datazione e l’attribuzione. Ma in sostanza, stando alle prime verifiche sul campo, pare che il colpaccio ci sia stato: il prezioso Ritratto di Signora, realizzato da Gustav Klimt insieme ad altri portrait femminili, tra il 1916 e il 1918, sarebbe stato ritrovato a Piacenza. La stessa città in cui era scomparso misteriosamente, il 9 febbraio del 1997. A dare l’allarme fu allora la Galleria Ricci Oddi, dove il quadro era conservato: un museo comunale dedicato all’arte italiana fra Ottocento e primo Novecento, inaugurato nel 1931 per volere dell’industriale e mecenate Giuseppe Ricci Oddi, che alla sua Città aveva donato la propria collezione.
IL FURTO E LA LUNGA RICERCA
Un furto dalla dinamica oscura, su cui gli inquirenti non riuscirono a far luce: chi si era introdotto nell’elegante edificio in stile neoclassico – progettato, come sede museale, dall’architetto Giulio Ulisse Arata – e in quale frangente si sarebbe consumato il fattaccio? Chi aveva pianificato la sottrazione di un tale capolavoro, dall’inestimabile valore? Un ricco collezionista con l’ossessione per il maestro della Secessione Viennese? Un boss della malavita? Un navigato ricettatore? A un certo punto uscì fuori persino una pista esoterica, col dipinto-feticcio finito al centro di un rituale satanico, mentre un presunto ladro – o forse un mitomane – consegnò alla stampa locale una più credibile confessione, dai contorni comunque rocamboleschi: l’opera sarebbe finita tra le mani di trafficanti di droga e diamanti, in un intricato scenario internazionale. Non mancò nemmeno la soffiata su un fantomatico riscatto, presto archiviata come fake news.
IL RITROVAMENTO
Fatto sta che, nonostante la riapertura delle indagini nel 2014 – quando si provò a studiare l’impronta rimasta sulla cornice, confrontata con quella di alcuni sospettati – e nonostante l’interessamento della trasmissione Chi l’ha visto, nel 2017, nessun risultato era stato raggiunto, in ben 22 anni di ricerche.
Oggi il casuale ritrovamento, che ha il sapore del miracolo e insieme della beffa: l’opera era lì, sottratta allo sguardo di tutti, ma a portata di mano. Mai uscita dalla Galleria Ricci Oddi. Staccata dal muro e rimasta in un deposito di fortuna, per assurdo. È infatti durante i lavori di pulitura di una folta pianta d’edera, adagiata su una parete esterna della palazzina, che qualcuno ha notato una botola, chiusa da uno sportello. Ed è forzando l’insospettabile nascondiglio che la tela di Klimt è riapparsa, sigillata dentro un sacco nero di plastica. Da oltre vent’anni occultata, senza nemmeno troppa cura. L’ipotesi è che i ladri – chissà come, quando e per conto di chi – avessero sfilato il dipinto in tutta fretta, avendo già individuato l’interstizio in cui riporlo, nell’attesa di recuperarlo in un momento di maggiore calma. Il clamore esploso nell’immediato, l’avvio delle indagini e la grande attenzione dei media, dovettero dissuaderli dall’idea: troppo rischioso tornare sul luogo del delitto per completare il lavoro.
LE DICHIARAZIONI
Sul quotidiano Libertà – che negli anni aveva seguito il caso, grazie al certosino lavoro del giornalista Ermanno Mariani – sono subito apparse le dichiarazioni del direttore della galleria, Massimo Ferrari:“I timbri e la ceralacca sono regolari, se fosse quello originale sarebbe una grande vittoria”; ilquestore di Piacenza, Pietro Ostuni, ai microfoni della testata ha intanto dichiarato: “Su disposizione delle autorità giudiziarie verrà custodito in un luogo riservato, per gli accertamenti tecnici necessari”.
Ed è proprio Mariani, che al caso aveva anche dedicato un libro, a parlare dei molti falsi venuti fuori fin qui: “6 o 7 almeno. Tuttavia, in questo caso, le circostanze lasciano pensare che potrebbe essere la volta buona. Chi ha visto il quadro assicura che è in ottime condizioni, che porta i timbri e i sigilli dell’epoca e che non aveva la cornice (che in effetti era stata tolta, quando fu rubato). Resta da capire se qualcuno lo ha fatto trovare, mettendolo qui, oppure se vi è rimasto a lungo: si tratta del secondo quadro più ricercato d’Italia dopo la Natività di Caravaggio. Un quadro straordinario, che potrebbe attirare qua decine e decine di migliaia di appassionati di pittura”.
CHI È LA SIGNORA DEL DIPINTO?
Una tela che è già un cult e che – furto a parte – aveva già stimolato la curiosità degli studiosi. Non è infatti chiaro quale sia l’identità della donna ritratta: forse l’austera Alma Mahler, amante e celebre musa di Klimt, o forse Ria Munk, il cui volto livido, circondato da fiori color pastello, venne immortalato dall’autore sul letto di morte, nel 1912, oltre che in diversi ritratti, su tutti quello postumo del Metropolitan Museum, in cui la silhouette appena abbozzata è incorniciata da una sfavillante trama di decorazioni floreali. La somiglianza tra la Munk e la misteriosa Signora della Ricci Oddi è spiccata, ben più plausibile rispetto all’ipotesi Mahler, figura assai diversa per piglio e struttura del viso: qui coincidono l’ovale perfettamente tondo, i lineamenti dolci, lo sguardo languido, l’incarnato chiarissimo, le gote rosse. Nessuna testimonianza documentale, però, convalida la tesi.
IL RITRATTO NASCOSTO
E un altro dettaglio a sorpresa, venuto fuori nel 1996, ha contribuito ad alimentare il giallo: l’allora giovanissima Claudia Maga, durante alcune ricerche per gli esami di maturità, scoprì che una seconda figura era nascosta sotto quella della fascinosa nobildonna. La conferma arrivò grazie a un semplice esame ai raggi X: stessa modella, identica posizione, ma con indosso sciarpa e cappello. Una versione autunnale, in cui predominava il marrone, rimpiazzata dall’artista con quella definitiva, radiosa e delicata, risolta con tocchi di bianco, azzurro, violetto e rosa.
L’opera cancellata coincideva – come intuito dalla studentessa – con un ritratto di Klimt disperso: eseguito nel 1910, esposto a Dresda nel 1912, pubblicato nel 1917 e poi mai più ricomparso. Evidentemente coperto dall’autore con quello acquistato nell’agosto del 1925 dal lungimirante Giuseppe Ricci Oddi, presso il pittore di origini austriache – veneziano d’adozione – Luigi Scopinich (insieme ad alcune acqueforti di Fattori, Direstori e Chahine). Un affare che, con la donazione al Museo piacentino, regalò al patrimonio pubblico una perla rara: oltre al Ritratto di Signora sono oggi solo due i Klimt presenti in Italia, la Giuditta II del 1909, conservata nella Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, a Venezia, e Le tre età della donna, nelle collezioni della Galleria Nazionale di Roma.
“Quel quadro, il mio Klimt, forse non lo vedrò più”, commentò Maga, un anno dopo la sua incredibile scoperta, turbata dalla notizia del furto. “Un’ idea che mi sconvolge, gli sono molto affezionata. Sono un tipo piuttosto passionale: ogni tanto tornavo alla galleria Ricci Oddi per poterlo rivedere”. Ventidue anni dopo, l’ex liceale, poi laureatasi in Storia dell’arte, oggi insegnante di Lettere e scrittrice, potrà forse tornare dal “suo” Klimt. A casa. Dov’era sempre stato.
– Helga Marsala
AGGIORNAMENTO –
Il 17 gennaio 2020, poco più di un mese dopo il ritrovamento, è arrivata la conferma ufficiale. Effettuate tutte le expertise del caso, si è appurato che il dipinto scovato per caso in una botola è proprio il “Ritratto di donna” di Gustav Klimt. La tela è autentica, senza più alcun dubbio: incredibilmente, non si era mai spostata dal giardino della Galleria Ricci Oddi.
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