Prado di Madrid. Tutto sul documentario girato per i 200 anni del museo
Su SkyArte il primo Gennaio 2020 va in onda Il Museo del Prado - La corte delle meraviglie, il documentario del bicentenario. Ne abbiamo parlato con la regista Valeria Parisi e la sceneggiatrice Sabina Fedeli
I documentari sono oggi sempre più ottimi prodotti cinematografici, scritti con passione e competenza, ben confezionati per raccontare un luogo, un personaggio o un’epoca a un pubblico il più vasto e internazionale possibile. Il Museo del Prado – La corte delle meraviglie è un esempio di cinema di qualità al servizio della storia dell’arte. Un team tutto italiano – la milanese 3dProduzioni, di Didi Gnocchi, in collaborazione con Nexo Digital – è stato scelto dalla direzione del Prado per celebrare il bicentenario con un viaggio cinematografico per le sale del museo, alla scoperta della sua storia e dei suoi emozionanti capolavori. Testimonial d’eccezione, l’attore britannico Jeremy Irons, che a Madrid, alla presentazione del documentario, ha sottolineato “la giusta prospettiva italiana del film, che permette di vedere ciò che rende il Prado diverso da altri musei, come la National Gallery o l’Hermitage”. “Il film aiuta a capire a fondo la pittura – ha aggiunto il celebre attore – e avvicina il Prado a chi non viaggia a Madrid o a chi non ha mai varcato la soglia di questo meraviglioso museo”.
DUE DONNE ALLA SCOPERTA DI UNA COLLEZIONE REALE
Valeria Parisi, regista e autrice con ampia esperienza nel mondo degli audiovisivi e una passione per la scrittura, firma il documentario insieme con la sceneggiatrice Sabina Fedeli, giornalista milanese, a lungo inviata televisiva agli esteri, ma cresciuta in mezzo ai quadri del padre, mercante d’arte. Entrambe, confessano, non conoscevano a fondo il museo. “Lo visitai anni fa, da ragazzina con i miei genitori”, racconta Valeria Parisi. “Per prepararmi ho trascorso le vacanze estive a Madrid, in una full immersion fra arte e storia. Dapprima però mi sono sentita profondamente ignorante, ma la mia ignoranza è stata anche l’arma vincente per entrare nelle sale con uno sguardo vergine, lasciandomi rapire dalle meraviglie artistiche”. “Prima di scrivere i testi”, dichiara Sabina Fedeli, “ho studiato come per un esame all’università”. Per entrambe è stato fondamentale l’incontro e la guida dei conservatori del museo. “Ho scoperto così la specificità del Prado”, spiega Valeria. “Nonostante gli spazi immensi e le centinaia di opere, non c’è museo migliore al mondo per trovarsi a tu per tu, in intimità, con i capolavori della pittura spagnola, fiamminga o italiana”. La sceneggiatura è basata su un sapiente intreccio fra storia dell’arte e vicende storiche e sociali della Spagna. “Ho visto e rivisto i dipinti, anche di notte, avvolti nel silenzio”, racconta Sabina, “e ho cercato nelle immagini gli elementi chiave per costruire un racconto che non fosse cronologico, ma che rispettasse i grandi temi artistici e l’avvicendarsi delle dinastie reali che, in quattro secoli, hanno collezionato le meraviglie oggi esposte al Prado”. “Gli studiosi del museo”, aggiunge la sceneggiatrice, “ci hanno dedicato molto tempo: ognuno, a modo suo, ci ha raccontato dettagli interessanti o aneddoti curiosi, con un registro colloquiale, senza essere mai pedanti o accademici”.
IL PRADO VISTO CON OCCHI FEMMINILI
Nel documentario c’è una presenza femminile importante: del museo parlano anche Helena Pimienta, direttrice teatrale, Pilar Pequeño, fotografa, la ballerina di flamenco Olga Pericet, Laura, nipote di Garcia Llorca e direttrice della fondazione intitolata al celebre poeta, e Marina, figlia del celebre pittore Antonio Saura. “Abbiamo riflettuto sul fatto che solo sette dipinti esposti al Prado sono firmati da donne”, spiega Parisi. “Ci piaceva perciò raccontare il museo anche attraverso voci femminili della scena culturale spagnola contemporanea. Avevamo bisogno di scaldare il testo, inframmezzare gli interventi scientifici con dettagli quotidiani. Spiegare soprattutto il perché l’arte è così potente, un elemento consolatorio e ristoratore per l’animo umano”.
LA MAGIA DELLA STORIA, DENTRO E FUORI IL MUSEO
Il Prado oggi non solo è un museo fra i più visitati al mondo, ma è aperto sette giorni su sette, dalle dieci del mattino alle otto di sera. Gli interni del documentario sono stati perciò filmati di notte, a porte chiuse. “Girare per una decina di notti nel museo, in quattro persone (sempre però scortati dai vigilanti, per il ristretto protocollo di sicurezza), è stato complesso, ma senza dubbio magico ed emozionante”, ricorda Valeria. Al di fuori degli spazi iconici del museo, il film esplora altri luoghi emblematici della storia di Spagna: il Casón del Buen Retiro, la Real Fábrica de Tapices, il monastero delle Descalzas Reales e quello di San Lorenzo dell’Escorial, a una sessantina di chilometri dalla capitale; fino a Yuste, l’eremo in Estremadura dove Carlo V si ritirò con i suoi dipinti favoriti dopo l’abdicazione. Il documentario si apre proprio con una sequenza di cieli, nuvole e acque, animali e verdi distese solo apparentemente avulse dalle sale di una pinacoteca. “L’incipit senza quadri è stato difficile da proporre”, ammette la regista milanese, “ma le immagini girate nei parchi in Estremadura in realtà evocano la natura e la vita che palpitano nei dipinti alle pareti del Prado”.
JEREMY IRONS, LA VOCE DELLA PASSIONE
Attore colto e carismatico, Jeremy Irons ha contribuito anche alla scrittura vivace e appassionante del copione in inglese, doppiato magistralmente in italiano da Mario Cordova, sua voce ufficiale al cinema. “Siamo state fortunate ad avere un protagonista cosi credibile e profondo come Jeremy”, spiega Valeria. “Jeremy”, aggiunge Sabina, “ha lavorato al mio fianco alla ricerca delle espressioni più appropriate: in un solo giorno di riprese, mi ha dato i suggerimenti giusti per rendere il copione in inglese perfetto per la recitazione della voce off in video”.
QUANDO L’ARTE LAVA VIA LA POLVERE DALL’ANIMA
L’entusiasmo trapela ovunque dai ricordi di regista e sceneggiatrice. “Fra i momenti più emozionanti”, conclude Valeria Parisi, “c’è senz’altro l’ingresso nei laboratori di restauro del museo, un luogo magico dove la cultura si fonde alla sapienza di un mestiere artigianale, che richiede una delicata manualità. Mi ha colpito la straordinaria modernità di artisti come Tiziano, che dipingeva con le mani, o di Luca Giordano, in Spagna chiamato ‘Luca fa presto’ per la rapidità con cui completava gli affreschi. Si scopre così che, in fondo, tutto è già edito e nel contempo è inedito, e che molto spesso gli artisti riproducono in epoche diverse, con sensibilità diverse, identiche intuizioni”. Quel che resta – come scrisse Picasso e recita Jeremy Irons in chiusura del documentario – è che “l’arte lava via dalla nostra anima la polvere di tutti i giorni”.
– Federica Lonati
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