L’arte di Antonio Cutino, tra New York e Palermo

Villa Malfitano Whitaker, Palermo – fino al 19 gennaio 2020. La fondazione palermitana ospita una retrospettiva dedicata ad Antonio Cutino, artista di origini siciliane nato a New York, che dagli Anni Venti operò a Palermo. Tra pittura di paesaggi, ritrattistica e grafica.

Raccontare la storia e l’opera dell’artista Antonio Cutino (New York, 1905 – Palermo, 1984) significa, per molti aspetti, spingersi all’interno di un capitolo di storia siciliana – e di riflesso anche italiana – che racchiude tradizione e tensione (almeno in apparenza) al cambiamento, a livello politico, sociale e naturalmente culturale. Antonio Cutino e la Palermo del ‘900. Nel segno della tradizione è il titolo della mostra in corso nella splendida cornice di Villa Malfitano Whitaker, promossa e realizzata dalla Fondazione Cultura e Arte, emanazione della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale presieduta da Emmanuele F. M. Emanuele. Un’esposizione che, a trentacinque anni dalla sua scomparsa, getta nuova luce su Antonio Cutino, pittore, illustratore e grafico pubblicitario di origini siciliane nato a New York che a Palermo farà ritorno, trasponendo così nella sua opera immagini, visioni ed esperienze del nuovo e del vecchio mondo.

ANTONIO CUTINO. UN ARTISTA SICILIANO A NEW YORK (E VICEVERSA)

Gli esiti dell’arte di Cutino si trovano già, in fieri, nei suoi primi anni di vita. L’artista, nato a New York nel 1905, è figlio di Nicolò, fashion stylist che lavora nell’atelier fondato alla fine dell’Ottocento dalla nonna Caterina. Rimasta vedova, la donna decide di migrare negli Stati Uniti, dove apre una bottega di cappelli per signora di sua creazione. Il mondo sartoriale, fatto di stoffe, colori, sarte, modelle, e lo stimolante ambiente newyorchese compongono l’universo in cui cresce e si forma Cutino, prima di fare ritorno, con la sua famiglia, a Palermo, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Nel capoluogo siciliano Cutino si iscrive all’Accademia di Belle Arti, per poi, nel 1924, andare a Roma per frequentare la Scuola di Nudo. Nella Capitale, l’artista ha l’opportunità di conoscere lo scenario artistico dell’epoca, contraddistinto dai dettami estetici e ideologici di Valori Plastici. Ma Cutino non aderì mai a correnti o movimenti artistici, a quel tempo spesso connotati politicamente. Preferì rimanere “libero” da coinvolgimenti politici sebbene poi, una volta ritornato a Palermo e negli anni successivi, sia stato uno tra gli artisti più apprezzati dall’élite siciliana, costituita da burocrati, funzionari, banchieri, imprenditori e professionisti che proprio a Cutino commissionavano la realizzazione del proprio ritratto ufficiale.

Antonio Cutino, Natura morta con uva, 1961, olio su tela, cm 80x65, collezione privata

Antonio Cutino, Natura morta con uva, 1961, olio su tela, cm 80×65, collezione privata

L’ARTISTA E IL GRAFICO PUBBLICITARIO

La mostra a Villa Malfitano Whitaker restituisce, attraverso un’ottantina di lavori, il mondo artistico di Cutino: dipinti con paesaggi e vedute di interni, ritratti, pastelli e, probabilmente tra le sezioni più interessanti dell’esposizione, grafiche pubblicitarie. Rientrato a Palermo dopo il soggiorno romano, Cutino dal 1926 al 1938 lavora come bozzettista pubblicitario e illustratore per l’IRES (Industrie Riunite Editoriali Siciliane), traducendo così nelle sue grafiche la cultura figurativa maturata negli Stati Uniti. In pittura, invece, l’artista prese come punto di riferimento la tradizione locale, quella del vedutismo di Francesco Lojacono e Michele Catti, che ancora oltre la metà del Novecento veniva ricercata dall’alta borghesia palermitana: ne sono un esempio le tele che raffigurano scorci di Villa Tasca e Capo Zafferano. Allo stesso tempo, però, alcuni dipinti palesano le influenze americane di Cutino, con tagli prospettici e vedute di interni che riecheggiano certe immagini di Edward Hopper o anche del cinema: accade in La sartina – un probabile ricordo d’infanzia dell’artista? – e in Modella in salotto, dove una giovane donna nuda, con nonchalance, legge un quotidiano seduta sul divano di un salotto tipicamente borghese.

‒ Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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