La poetica degli affetti nella scultura del Novecento. A Padova
Palazzo del Monte di Pietà, Padova – fino al 9 febbraio 2020. Da Rodin a Mitoraj: è questo il percorso ideale seguito dalla mostra padovana, che punta lo sguardo sul valore tattile della scultura.
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La mostra raccoglie 120 opere fra sculture a tutto tondo, bassorilievi e alcune grafiche che ripercorrono le avanguardie del Novecento, in un iter tematico scandito in diverse partizioni concettuali: il cammino della vita, la relazione, l’incontro, la lontananza, l’attesa, l’empatia e la compassione.
In esposizione, fra le altre, opere di: Auguste Rodin, Igor Mitoraj, Pablo Picasso, Salvador Dalí, Arturo Martini, Henry Moore, George Segal, Vincenzo Gemito, Pietro Canonica.
Il tema è l’Umanesimo, per ciò che può significare in epoca moderna questo insieme di assunti che riconducono a tutto ciò che concerne le relazioni, l’affettività, la condivisione, le emozioni, le quali contraddistinguono la complessità della creatura e del sentire umani. Ciò al fine di proporre una riflessione che tenti di definire la discrepanza molto attuale fra sensibilità, intesa in senso sia fisico che spirituale, e tecnologia. Un argomento che la mostra esplora favorendone la comprensione attraverso il “contatto”, sia astratto che concreto, con i pezzi proposti.
IMPRESSIONI TATTILI
A un primo sguardo l’allestimento appare inconsueto: le opere sono disposte circolarmente su supporti addossati alle pareti delle due sale e al centro delle stesse grandi tavole ne raggruppano un certo numero, consentendo il passaggio intorno. Questo potrebbe dare l’idea di un’eccessiva vicinanza e mancanza di respiro, ma seguendo il percorso espositivo diviene chiara la linea di pensiero che ha determinato questa scelta: l’”abbraccio” che ne deriva è intellettuale, metafisico, ma diviene materiale per similitudine allorché l’attenzione vaga sull’insieme e sui singoli lavori. Sono emanazioni, influssi, che creano suggestioni, e inducono a riflettere sull’importanza rilevante dell’interazione fra corpo e mente, dalla prima infanzia alla totalità della vita.
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Marcel Duchamp, Prière de toucher, 1947
IL TATTO COME COMPRENSIONE
Nel corso dei secoli la storia della filosofia ha tentato di spiegare l’importanza dell’esperienza tattile nella formazione della conoscenza: Socrate, nel Simposio afferma: “Toccando l’oggetto bello – e stando in sua compagnia – (l’uomo di valore) partorisce e genera le cose di cui era gravido da lungo tempo”. L’azione dell’arte, e pertanto della bellezza, è un’azione maieutica, atta a generare il bene e il bello, di qui l’importanza e l’efficacia di questa mostra, da definire “di transizione” in ambito culturale e sociale.
‒ Maria Palladino
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