Le grandi mostre in Italia sono pronte per la riapertura? Le opinioni dei protagonisti
Raffaello alle Scuderie del Quirinale, Georges De La Tour a Palazzo Reale, Simone Peterzano all’Accademia Carrara di Bergamo: sono solo alcuni dei grandi eventi che subiranno profonde conseguenze a causa del Covid-19. Abbiamo approfondito la questione con curatori e referenti.
Durante l’annuncio dell’ultimo Dpcm, il Premier Conte ha lanciato una ipotetica data di riapertura delle istituzioni culturali, ovvero il 18 maggio. Tuttavia, questa comunicazione non è affatto sufficiente per riportare le cose alla normalità e la situazione continua ad essere avvolta nella totale incertezza. Nonostante le migliori intenzioni di riportare il pubblico a fruire dell’arte, musei e affini si stanno scontrando con un fitto garbuglio di problematiche non solo di ordine igenico-sanitario, ma anche logistico e, soprattutto, economico. Senza contare il fatto che la riapertura sarà resa effettiva solo nel caso in cui nel frattempo la curva di contagio non si sia rialzata, un rischio estremamente reale se guardiamo la nuova crescita dei casi verificatasi in Germania e nei paesi che solo pochi giorni fa hanno deciso di allentare il lockdown. Quali sono le problematiche legate alla riapertura delle grandi mostre? E come si stanno preparando alla papabile data? Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati in questa serie di interviste.
RAFFAELLO 500: UNA RIAPERTURA AUSPICATA
“Non ci sono ancora informazioni esatte perché il 18 è una data anticipata come ipotesi e sarà confermata solo nel caso in cui ci siano le condizioni adatte. Ciò che sta facendo Scuderie è organizzarsi per essere pronta nel momento in cui il Governo comunicherà la data reale”, a parlare è l’ufficio stampa di Scuderie del Quirinale. Raffaello 500, allestita alle Scuderie del Quirinale, sarebbe dovuta essere la mostra più importante dell’anno, con prestiti dai più grandi musei e capolavori di epoca rinascimentale. “Le Scuderie, in quanto proprietà del Quirinale e gestite dal Mibact, si allineeranno a tutte le disposizioni che saranno indicate dal Governo. Tuttavia, abbiamo già gestito l‘entrata contingentata del pubblico durante i primi giorni di apertura della mostra. Lo spazio è grande, il desiderio è ripartire quanto prima e sicuramente non ci faremo trovare impreparati”. Anche riaprendo il 18 maggio, il tempo a disposizione rimane ristretto, a fronte di centinaia di migliaia di visitatori che avrebbero voluto visitarla prima che questa piaga si diffondesse. È lecito, quindi, pensare a una proroga? “I prestatori sono stati generalmente solidali e disponibili. C’è un clima positivo, ma ancora non possiamo decidere nulla. Noi intanto, abbiamo preso tutte le misure di precauzione possibile. Mi riferisco in particolar modo ai disegni, le opere che hanno un tempo limite di esposizione. Li abbiamo coperti con dei teli, in questo modo il loro ‘cronometro’ è stato sospeso. Questo è anche il motivo per il quale non abbiamo organizzato la ‘passeggiata con il direttore’ come hanno fatto altri musei: abbiamo creato un virtual tour utilizzando le immagini raccolte quando la mostra era ancora aperta, proprio per non interferire con la sua conservazione durante questo periodo di chiusura”.
PALAZZO REALE A MILANO: MOSTRE AVVOLTE NELL’INCERTEZZA
L’incertezza sulla presunta data di apertura mette in difficoltà anche il lavoro di Palazzo Reale a Milano. Lucia Crespi, a capo dell’omonimo ufficio stampa, ci parla della retrospettiva su Georges De La Tour, aperta il 7 febbraio e in programma fino al 7 giugno 2020: “sulla riapertura si attende conferma rispetto all’andamento della curva dei contagi. Una proroga della mostra è probabile, ci stanno lavorando da MondoMostre Skira, però ancora non abbiamo alcun tipo di conferma, poiché ci sono 28 musei coinvolti a livello di prestiti e le decisioni andranno prese in corso d’opera. Decisivo sarà lo sviluppo del virus a partire dal 4 maggio, dall’inizio della cosiddetta Fase 2. È tutto avvolto nell’incertezza. Tuttavia, un primo assaggio dell’entrata contingentata era stato fatto durante la settimana di apertura a marzo, prima della chiusura totale dei musei”. Un altro aspetto critico è dato dai prestiti internazionali: è il caso di Guggenheim. La collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso, chiusa i primi giorni di marzo come da programma. Tuttavia, le opere di questa mostra si trovano ancora all’interno dello spazio espositivo, per il fatto che è stato impossibile realizzare il disallestimento e rispedire le opere ai rispettivi mittenti. “in questo caso è stato fatto un accordo con gli americani per tenere le opere in sicurezza all’interno di Palazzo Reale, senza poter fare il consueto check prima di disallestirle”, continua a spiegarci Lucia Crespi. “Questo comporta un ulteriore problema: lo spazio sarà occupato finché sarà necessario, e non potrà essere occupato da altre mostre”. Una situazione diversa è vissuta dal Chiostro del Bramante di Roma, che a partire da marzo avrebbe dovuto ospitare un’attesa mostra su Banksy. Come ci ha raccontato Adi Corbetta, referente dell’ufficio stampa responsabile della comunicazione di questo evento, le opere non sono mai arrivate a destinazione, nonostante i preparativi fossero terminati, compreso il piano di allestimento. Se il Chiostro del Bramante deciderà di aprire, la programmazione dovrà slittare probabilmente ai mesi estivi. Tenendo pur sempre conto della perdita di una grande fetta di pubblico, ossia quella proveniente dal turismo internazionale. La domanda che in tanti si stanno ponendo è: riusciremo a sostenere la cultura con le nostre uniche forze?
LA MOSTRA SU PETERZANO ALL’ACCADEMIA DI CARRARA: UNA RIAPERTURA IMPOSSIBILE
Un’altra grande vittima di questa pandemia è la retrospettiva dedicata al pittore Simone Peterzano,maestro dimenticato di Caravaggio: la grande mostra allestita all’Accademia Carrara di Bergamo con la finalità di dare meritata rilevanza a questa figura storica dell’arte, ha aperto i primi di febbraio, restando visibile per circa un mese. La sua programmazione si esaurirà, come programmato a monte – manco a farlo apposta – proprio il 17 maggio. E si sa già che non ci sarà nessuna proroga della mostra. Come mai? Le motivazioni sono quanto mai giustificate e ce le ha spiegate Gianpietro Bonaldi, responsabile operativo di Accademia Carrara di Bergamo: “Dato il grande numero di prestatori, per pensare a una possibile proroga dovremmo metterci in dialogo con una cinquantina di istituzioni, un’operazione già molto complicata in partenza. Anche se ci fosse uno slancio solidaristico per prorogare la mostra, subentrerebbe per noi il problema della sostenibilità e della ragionevolezza di una tale operazione. A partire dal pubblico: quanti visitatori potrei pensare di avere a Bergamo, città così duramente colpita dal virus? Teniamo conto del fatto che il budget della mostra si configura in buona parte con il sostegno degli sponsor e per un’altra con la vendita dei biglietti. Bisogna poi considerare che solo di guardiania si spendono 1500 euro al giorno (circa 40 mila euro al mese). Estenderla dovrebbe prevedere un piccolo piano di comunicazione per invitare nuovamente il pubblico; si parla di un ulteriore extra-budget per la comunicazione. Ci vorrebbe anche un’estensione assicurativa per quei capolavori ma, come è immaginabile, prevedrebbe un altro esborso economico importante. Anche i protocolli per garantire la visita in sicurezza prevedono un ulteriore investimento, da applicare al museo e contemporaneamente alla sede distaccata della mostra”.È un’analisi lucida quella di Bonaldi, che dimostra come la voglia e il desiderio di ripartire sia forte, ma debba poi confrontarsi con la complessità contenutistica e organizzativa insita in ogni istituzione culturale. E con la crisi economica, che si abbatte anche sul mondo della cultura e di cui gli effetti reali saranno riscontrabili soprattutto nei mesi a venire. “Lo dico a malincuore”, conclude Bonaldi, “anche sotto un punto di vista manageriale, l’unico modo per far sì che Accademia Carrara possa sopravvivere alla botta tremenda subita da questa chiusura di mesi e dall’incertezza di pubblico che per ancora tanto tempo si registrerà, questa scelta si rende necessaria. L’obiettivo in questo momento è una sostenibilità del bilancio e una conservazione dell’istituzione”. Per ora, Accademia Carrara vede il suo scenario futuro incentrato sulla collezione permanente (che nondimeno racchiude i capolavori di Mantegna, Bellini, Raffaello, Botticelli, Tiziano, Moroni e così via) e sul potenziamento della digitalizzazione della collezione, che sarà presto visitabile attraverso una apposita app.
– Giulia Ronchi
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