L’Accademia di San Luca a Roma celebra il mito di Raffaello

Ad omaggiare il divin pittore è l’Accademia di San Luca di Roma con la mostra ‘Raffaello. L’Accademia di San Luca e il mito dell’urbinate’. 55 capolavori che evidenziano il ruolo svolto dall’Accademia stessa nella costruzione, custodia e diffusione del mito del pittore tra il ‘500 e il ‘900

L’Accademia di San Luca di Roma rende omaggio a Raffaello Sanzio (1453 – 1520) con una mostra che si preannuncia ricca e articolata, unendosi alle tante celebrazioni per il cinquecentenario del divin pittore. L’esposizione si articola in cinque sezioni all’interno di Palazzo Carpegna, con 55 opere provenienti sia dalla collezione che da importanti prestiti ed è curata da Francesco Moschini, Valeria Rotili e Stefania Ventra. Il team è stato supportato dal comitato scientifico, composto da Liliana Barroero, Marisa Dalai Emiliani, Michela di Macco, Sybille Ebert-Schifferer, Vincenzo Farinella, Silvia Ginzburg, Arnold Nesselrath, Serenella Rolfi Ožvald e Alessandro Zuccari, mentre l’allestimento vede la firma del presidente dell’Accademia, Francesco Cellini.

Pietro da Cortona, Trionfo di Galatea, 1624 c. olio su tela Roma, Accademia Nazionale di San Luca

Pietro da Cortona, Trionfo di Galatea, 1624 c. olio su tela Roma, Accademia Nazionale di San Luca

RAFFAELLO. L’ACCADEMIA DI SAN LUCA E IL MITO DELL’URBINATE

“La mostra è suddivisa in cinque stazioni, tutte diverse”, spiega Cellini. “La prima, appunto, si rifarà a San Luca che dipinge la Vergine”,  ovvero all’opera tradizionalmente attribuita a Raffaello e diventata l’immagine-simbolo dell’Accademia Nazionale di San Luca nel 1580. “Le altre sezioni girano attorno ad altri momenti raffaelleschi, come il bellissimo Putto reggifestone che viene da un affresco successivamente ripreso da pittori come Gustave Moreau, un artista molto poco raffaellesco se volete. Questo riferirsi al pittore urbinate anche 500 anni dopo la sua morte è impressionante”. Diverse sono le opere che animano il percorso espositivo, come la già citata opera di Gustave Moreau del 1858, in prestito dal Musée Gustave Moreau di Parigi, insieme alle incisioni dalle Stanze Vaticane di Giovanni Volpato, o l’album inciso da Giovanni Folo su disegno di Vincenzo Camucci dedicato all’ultima opera di Raffaello, la Trasfigurazione. C’è anche la celebre copia della Galatea realizzata da Pietro da Cortona, insieme ad una galleria di opere dei grandi maestri dell’Accademia che illustra le varie declinazioni attraverso le quali l’esempio del grande pittore di Urbino fu osservato, assimilato e rielaborato segnando in modo pregnante la storia dell’arte a Roma per un lungo periodo. Dalla scuola marattesca, fra tardo Seicento e inizio Settecento, alla grandeur promossa da Charles Le Brun attraverso l’Accademia di Francia a Roma, alla piacevole pittura di Angelika Kauffmann nel pieno Settecento, il ragionamento si dipana fino alla intimistica e suggestiva autorappresentazione di Achille Funi, con cui si conclude la mostra. Il progetto, inoltre, “gira intorno a due questioni a mio avviso entrambe interessanti. C’è innanzitutto un discorso filologico di grande qualità. Gli oggetti esposti sono stati raccolti, studiati e schedati, aggiornando tutte le notizie che abbiamo. Dall’altra parte la mostra offre la possibilità di leggere temi tutt’ora contemporanei, come quello della “copia”. Nell’opinione comune la copia è ovviamente un fatto negativo, con accezioni mercantili, ma quando invece è strumento di apprendimento diventa fondamentale”, conclude Cellini.

Antonio Sarti, Madonna di Foligno (copia da Raffaello), 1821 olio su tela Roma, Accademia Nazionale di San Luca

Antonio Sarti, Madonna di Foligno (copia da Raffaello), 1821 olio su tela Roma, Accademia Nazionale di San Luca

LA MOSTRA A PALAZZO CARPEGNA

L’esposizione si articola nei tre piani di Palazzo Carpegna fino al 30 gennaio 2021. La mostra ha “attinto molto ai depositi sia della grafica che della pittura con molte opere ancora sono poco note,” spiega Stefania Ventra. L’allestimento attraversa gli spazi “intrecciandosi con il racconto della storia dell’Istituzione”, continua la curatrice, che svela anche un’altra fonte preziosa da cui provengono alcuni capolavori, ovvero la chiesa accademica dei Santi Luca e Martina al Foro. “La mostra ha voluto unire le diverse anime dell’Accademia e per l’occasione abbiamo scelto alcune opere esemplificative”, prosegue la collega Valeria Rotoli. “Infatti sono presenti alcune prove di concorso come disegni e sculture, oppure materiali di studio utilizzati durante le lezioni, ad esempio le tavole incise di Giovanni Volpato o una raccolta di stampe commissionata a Parigi delle opere che, all’epoca, erano della Corona Spagnola. Inoltre, questi dipinti erano spesso modello per copie da parte di chi aveva l’onore di ammirarle, tra queste ‘il putto’ è protagonista, Per questo evento il putto è diventato oggetto di particolari studi e di indagini aggiornatissime che offriranno i loro risultati in una giornata di studio dedicata al putto in comparazione a quello del Profeta di Sant’Agostino dipinto da Raffaello”. Il catalogo che accompagnerà il percorso della mostra avrà una struttura diversa proprio perché si vuole dar rilievo alle opere, eliminando così i saggi introduttivi per dare spazio agli autori delle schede, non solo dal punto di vista dell’indagine stessa, ma anche nella contestualizzazione dei capolavori.

-Valentina Muzi  

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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