De Chirico e la Metafisica al Palazzo Blu di Pisa
Palazzo Blu, a Pisa, apre le porte alla mostra “De Chirico e la Metafisica", prorogata fino all’ 11 luglio e al momento visitabile dal lunedì al venerdì. L’esposizione ripercorre la carriera artistica di de Chirico e si apre alla scoperta della collezione personale dell'artista, ovvero “i de Chirico di de Chirico", composta soprattutto da un grande numero di opere provenienti dalla Galleria Nazionale di Roma, donate nel 1987 dalla moglie del pittore, Isabella, e dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
Giorgio de Chirico, figlio di un ingegnere ferroviario italiano, in Grecia per lavoro, nasce a Volos nel 1888. Alla morte del padre si trasferisce a Milano e quindi a Firenze con la madre e il fratello, ai quali resterà legato per tutta la vita da un’intensa corrispondenza spirituale. Nel 1910 si trasferisce a Monaco per frequentare l’Accademia di Belle Arti, qui entrerà in contatto con la filosofia di Nietzsche, Schopenhauer e con la pittura di Arnold Böcklin. Nel 1911 raggiungerà il fratello a Parigi e negli anni successivi esporrà al Salon d’Automne e al Salon des Indépendants. Rientrato in Italia allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, dopo essersi arruolato sarà mandato a Ferrara dove, nel 1917, conoscerà Carlo Carrà e nascerà ufficialmente la pittura metafisica.
DE CHIRICO DA PARIGI A ROMA
Nel 1924, di nuovo a Parigi, frequenta il gruppo dei surrealisti. In seguito, dopo un biennio passato a New York e un passaggio a Firenze, si ferma a Roma, dove vive fino alla morte avvenuta nel 1976. Nel 1918 scriveva: “L’opera d’arte metafisica è quanto all’aspetto serena; dà però l’impressione che qualcosa di nuovo debba accadere in quella stessa serenità e che altri segni, oltre a quelli già palesi, debbano subentrare sul quadrato della tela. Tale è il sintomo della profondità abitata. Così la superficie piatta d’un oceano perfettamente calmo ci inquieta non tanto per l’idea della distanza chilometrica che sta tra noi e il suo fondo quanto per tutto lo sconosciuto che si cela in quel fondo”. (Valori Plastici, aprile-maggio 1919).
LA MOSTRA SU DE CHIRICO A PISA
Per ripercorrere la storia artistica di de Chirico l’esposizione toscana è articolata in sette sezioni. All’ingresso troviamo la sala degli Autoritratti, dove l’immagine di de Chirico ci accoglie per accompagnarci fino alla fine del percorso. Prologo è il titolo dato alla sala successiva, dove troviamo l’opera Lotta di Centauri (1909), nella quale si denota un duplice omaggio alla propria terra natale, la Tessaglia, mitica patria di esseri favolosi, e ad Arnold Böcklin, evocatore di atmosfere incantate e spettrali.
Con la sala La metafisica e i suoi ritorni scopriamo la forza evocativa dell’enigma metafisico, legata a una sorta di rivelazione nella quale il mondo ci appare completamente ‘altro’, pur rimanendo se stesso. Muse inquietanti (1917) sarà una delle opere che meglio saprà definire tale concetto. Sullo sfondo a destra individuiamo la sagoma del castello estense di Ferrara, a sinistra rosse e alte ciminiere che non buttano fumo e non sono, pertanto, segni di vita. Al centro, sul palco, trovano posto delle statue manichino, la figura inanimata sul piedistallo azzurro ha la testa rimossa appoggiata ai piedi. Grazie al colore caldo e dorato, al silenzio che regna sovrano, il dipinto ti avvolge catapultandoti in una realtà metafisica. L’unico essere umano presente nell’opera è lo spettatore stesso, che si ritrova solo a girovagare per quei luoghi dove il tempo sembra sospeso. La presenza di qualcuno che non si vede incombe e dissemina il sospetto che ci sia molto di più di ciò che si percepisce.
CLASSICISMO E METAFISICA IN DE CHIRICO
Il tema successivo, Il classicismo e l’espansione della Metafisica, denota un mutamento artistico in de Chirico, causato dal fatto che nel dopoguerra, in Italia, si avverte un’esigenza di restaurazione, che porta gli artisti a ispirarsi alle fonti più̀ vere e originarie del patrimonio creativo nazionale. Mentre a Parigi i quadri di de Chirico raccolgono il favore dei surrealisti, in Italia si sente la necessità di ripartire da un rinnovato studio dei maestri rinascimentali, calando le atmosfere metafisiche in nuove rivisitazioni. La Seconda Metafisica risale agli anni della controversia con i surrealisti, i quali non accettano i risultati delle sue nuove ricerche. In ogni caso la critica non esita a evidenziare la rilevanza internazionale di de Chirico e ad accostare il suo nome a quello di Picasso come protagonista dell’arte del XX secolo.
Con la sala Dal realismo al barocco riscontriamo come, all’inizio degli Anni Trenta, de Chirico continui a operare variazioni su temi stilistici dei decenni precedenti e si appassioni sempre di più allo studio della tradizione pittorica antica e al culto della “grande pittura”. Infine La Neometafisica descrive come la pittura metafisica giovanile si contamini con l’immenso apparato iconografico delle sue opere degli Anni Venti e Trenta.
Il viaggio intrapreso finisce con il celebre Autoritratto nudo (1945), dove un de Chirico privo di vesti sembra essersi messo a nudo, appunto, raccontando la sua storia.
‒ Giada Fanelli
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