La Primavera nell’arte: 7 opere per celebrare la stagione della rinascita
Non solo Van Gogh e impressionisti: la primavera ha ispirato artisti di tutte le epoche e continua a influire nei lavori della contemporaneità. Ecco una selezione di opere, tra Balla, Koons, LaChapelle, Petrit Halilaj, Alvaro Urbano e altri.
L’uscita dalle temperature più rigide, l’entrata della bella stagione, del rifiorire della natura: da sempre la Primavera porta con sé un senso di benessere e riconciliazione con il mondo esterno che la rende la stagione più attesa ogni anno dai più. Non fanno eccezione gli artisti, che fin dai tempi antichi si sono ispirati alla sua simbologia di rinascita e prosperità dedicando a questi temi i propri capolavori. Ecco di seguito una selezione di opere disposte in ordine cronologico: dalla classicità e grazia dell’intramontabile Primavera di Botticelli alle rappresentazioni osé e artefatte dei contemporanei Koons e LaChapelle.
-Giulia Ronchi
SANDRO BOTTICELLI, LA PRIMAVERA
È la perla delle Gallerie degli Uffizi di Firenze: La Primavera di Sandro Botticelli è una delle rappresentazioni più conosciute della storia dell’arte di questa stagione. Realizzata nel 1480 circa, mostra nove figure della mitologia classica che incedono su un prato fiorito, davanti a un bosco di aranci e alloro. Una scena idilliaca che celebra l’amore, la pace, la prosperità. Nella composizione figurano Zefiro, che abbraccia e feconda la ninfa Clori, la dea dell’amore e della bellezza Venere, Cupido bendato che scocca il suo dardo d’amore, il messaggero degli dei Mercurio e le tre Grazie. Descritta ne Le Vite del Vasari nel 1550, l’opera colpisce particolarmente per la perizia della sua realizzazione e la ricchezza dei dettagli con cui è rappresentata la flora circostante: in tutto, sono state riconosciute ben 138 specie di piante diverse, accuratamente descritte dall’artista che si servì, forse, di erbari.
GIUSEPPE ARCIMBOLDO, LA PRIMAVERA
Questa tela fa parte della composizione Quattro stagioni (1563), realizzata dal pittore italiano Giuseppe Arcimboldo per l’imperatore Massimiliano II d’Asburgo quando lavorava alla corte di Vienna come ritrattista ufficiale. L’opera rappresenta uno degli esempi più spettacolari di “nature morte antropomorfizzate”, cifra stilistica per eccellenza di questo artista. La primavera, in particolare, è rappresentata come una figura giovane e graziosa, composta da una grande varietà di fiori: la pelle del viso e le labbra sono petali di rosa, boccioli e corolle, i capelli sono un bouquet variopinto e rigoglioso, gli occhi sono bacche di belladonna. Una collana di margherite ne orna il collo, mentre il corpo è coperto da una vasta selva di foglie verdeggianti. Il Louvre di Parigi conserva oggi le copie di queste tele realizzate dallo stesso Arcimboldo dieci anni più tardi. Degli originali delle Quattro stagioni rimangono oggi soltanto L’Inverno e L’Estate, custoditi al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
VINCENT VAN GOGH, RAMO DI MANDORLO IN FIORE
Ramo di mandorlo in fiore o Ramo di mandorlo fiorito è stato realizzato da Vincent van Gogh nel 1890 come dono per la nascita del nipotino Vincent Willem, figlio del fratello Theo e della moglie Johanna. Il pittore sceglie di raffigurare il ramo di un mandorlo in procinto di sbocciare che si staglia su un cielo azzurro, ispirandosi con tutta probabilità allo stile delle stampe giapponesi. L’albero è colto nel momento che tradizionalmente preannuncia l’avvento della primavera ed è concepito come simbolo di rinascita, speranza e buon auspicio per l’arrivo del nascituro. Il quadro oggi è esposto al Van Gogh Museum di Amsterdam nella sezione 1889-90 Saint Rémy.
GIACOMO BALLA, ESPANSIONE DI PRIMAVERA
La Primavera di Giacomo Balla fa parte di una serie dedicata al tema delle stagioni realizzata presso la residenza di campagna del conte Caetano Lovatelli e fu realizzato nel 1918, nel pieno della Grande Guerra. Il dipinto rappresenta una scena di campagna attraverso forme semplificate e dinamiche, con la prevalenza del verde e dell’azzurro. Sono gli anni che vedono l’artista come protagonista indiscusso del Futurismo, tanto da firmarsi come FuturBalla. I suoi studi sul movimento nella rappresentazione pittorica tornano anche nella descrizione di questo paesaggio naturale: il prato, gli alberi e le colline sono descritti attraverso linee che si fanno via via più essenziali, fino a sfiorare l’astrazione.
JEFF KOONS E CICCIOLINA, MADE IN HAVEN
Fiori e farfalle non mancano nell’immaginario del super quotato Jeff Koons. Nella serie Made in Heaven (realizzata tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta), però, assumono una connotazione kitsch e ridondante, facendo da cornice a scene dai colori squillanti, a una pornografia plastificata ed edulcorata, in un trionfo di lingerie, seduzione e joie de vivre, in chiave pop-mediatica. Un effetto pienamente in linea con l’amore artificioso tra l’artista e sua moglie (all’epoca), la pornostar Ilona Staller, in arte Cicciolina, soggetto dell’intera serie. Le opere pittoriche e scultoree della serie suscitarono scandalo fin dalle prime esposizioni al pubblico, e fecero per lungo tempo parlare di sé.
DAVID LACHAPELLE, CALENDARIO LAVAZZA
I temi legati alla primavera non smettono di influenzare gli artisti anche nella contemporaneità. Un caso emblematico è Earth CelebraAction, ilCalendario Lavazza realizzato da David LaChapelle nel 2020 e incentrato sul green e sulla sostenibilità. Ambientato alle Hawaii, dove l’artista si è trasferito negli ultimi anni, il Calendario è un inno alla vita, declinato in un racconto simbolico, dove gli elementi primari del fuoco, dell’acqua, della terra e dell’aria si combinano alla presenza dell’Uomo, inserito in scenari naturali emozionanti. Un’immersione totale nella natura, sempre declinata nello stile patinato e surreale di LaChapelle. La primavera, in questo senso, è una sotto trama presente in qualsiasi mese dell’anno, non solo in quelli di marzo, aprile e maggio. Basti vedere il mese di dicembre – con la parola chiave #change – in cui una ninfa svestita appare ricoperta di farfalle blu.
PETRIT HALILAJ E ALVARO URBANO, FUORI
Riproduzioni in scala gigante di fiori di diverse specie ornavano il Palazzo delle Esposizioni di Roma in occasione della Quadriennale 2020, Fuori. Si tratta dell’opera di Petrit Halilaj e Alvaro Urbano, che simboleggia momenti o luoghi dell’amore dei due artisti, coppia nella vita; un bouquet ideale pensato per il loro matrimonio che avrebbe dovuto tenersi in Spagna, ma rimandato a causa della pandemia. Partendo dalla narrazione di una storia privata, i fiori diventano metafora di uguaglianza, di libertà e di rispetto di ogni forma di identità: da quella individuale – essendo Halilaj naturalizzato italiano ma di origine kosovara, un Paese che non riconosce le unioni gay – a quella politica – Urbano è infatti di origine spagnola, un Paese che non riconosce l’indipendenza del Kosovo.
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