Roma ricorda Giacomo Balla in una bella mostra
A centocinquant’anni dalla nascita del geniale futurista, la Galleria Russo ne ripercorre la storia. Dagli esordi fino alla lezione futurista.
Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958) è stato uno degli artisti più sorprendenti del secolo appena trascorso. La sua intera vicenda d’arte-vita, abilmente riassunta in poche sale da una densa mostra curata da Fabio Benzi per la Galleria Russo, è stata un continuo, costante, instancabile interrogarsi sullo strumento percettivo della visione e sulle sue sfuggenti potenzialità noetiche. Da qui la giovanile adesione alle sperimentazioni ottiche del divisionismo cromatico, erede del pointillisme neo-impressionista; e quella, più matura e rilevante, alle invenzioni plastico-dinamiche dell’avanguardia futurista, alla cui evoluzione dette un contributo decisivo e un’impronta personalissima. Sullo sfondo, la speculazione teosofica ‒ che lo intrigò non poco ‒ sulle linee di forza, sulle forme-pensiero e su tutta quella geografia eterico-astrale che, secondo la complicata dottrina blavatskyana, sottende la quotidiana realtà fenomenica.
LA MOSTRA SU BALLA A ROMA
In mostra circa ottanta opere, in gran parte studi preparatori; ma anche alcuni quadri compiuti, come i due che idealmente racchiudono il percorso espositivo: il piccolo autoritratto del 1894, d’ispirazione impressionista e memore della giovanile formazione fotografica; e Ultime rose, del 1952, dove la frenesia avanguardistica si è ormai distillata in un’astrazione che sussume l’apparenza sensibile. Il periodo più documentato è, ovviamente, quello futurista, che lo ha visto in prima linea nel tentativo, ripetutamente attuato, di portare l’arte al di fuori dei luoghi a essa tradizionalmente deputati ‒ si pensi, per esempio, al manifesto del Vestito Antineutrale, alle fantasiose decorazioni della sua casa-studio in via Oslavia e a quelle del cabaret Bal Tic Tac in via Milano, recuperate appena qualche anno fa ‒ per realizzare quell’utopica ricostruzione futurista dell’universo che teorizzò in un celebre manifesto programmatico assieme al suo allievo Fortunato Depero.
LE PAROLE D’ORDINE DI GIACOMO BALLA
Parole d’ordine dell’estetica balliana: la luce in tutte le sue possibili declinazioni cromatiche e la sensazione dinamica della velocità quale riflesso percepibile della perenne tribolazione cosmica. Ci piace, in conclusione, soffermarci su una riflessione tratta da un articolo che FuturBalla scrisse, nel 1927, per la Vetrina Futurista: “…perché se il centesimo è il principio del milione, e il millimetro del chilometro, anche i minimi tentativi futuristi possono essere il principio della nuova arte futura. E con questo, con una superfede indistruttibile, arrivederci fra qualche secolo”.
‒ Luigi Capano
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