La pittura di Joan Miró in mostra a Parma

Cinquanta opere realizzate fra gli Anni Trenta e Settanta del secolo scorso da Joan Miró sono in mostra nelle stanze della Villa dei Capolavori a Mamiano di Traversetolo

La mostra alla Fondazione Magnani-Rocca, realizzata in collaborazione con la Fundación MAPFRE di Madrid, racconta, in gran parte attraverso opere a olio su tela, la sfida continua e costante di Joan Miró (Barcellona, 1893 ‒ Palma di Maiorca, 1983) nei confronti della pittura tradizionale. Quella dell’artista è stata una continua tensione verso l’astrazione. Fonti di ispirazione furono la poesia e la musica, e l’arte e la spiritualità furono considerate da lui un antidoto alla follia del mondo. Queste passioni lo accomunano alla figura di Luigi Magnani, uomo dotato di grande sensibilità e di profondo amore per le arti: ecco il fil rouge che collega l’iniziativa al “padre” della Fondazione

Joan Miró nell'atelier Sert, Palma di Maiorca 1957. Photographic Archive Francesc Català Roca. Archivio Successió Miró

Joan Miró nell’atelier Sert, Palma di Maiorca 1957. Photographic Archive Francesc Català Roca. Archivio Successió Miró

LO STILE E LA POETICA DI MIRÓ

Inizialmente furono l’Espressionismo dei Fauves e il Cubismo di Picasso a influenzare Joan Miró, ma fu con l’avvento del Surrealismo che liberò la sua arte da correzioni razionali e si avvicinò all’inconscio. Progressivamente, dunque, le opere di Miró si liberarono da qualsiasi vincolo, acquisendo spontaneità, e il suo fu uno sguardo sul mondo sempre stupito e ingenuo. Caratterizzano queste opere le forme essenziali e i colori forti, nella ricerca della semplificazione, della purezza, nell’abbandono di tutto ciò che è superfluo. Questo risultato fu possibile lasciando emergere la propria componente infantile, per definizione libera da ogni convenzione: “Un innocente col sorriso sulle labbra che passeggia nel giardino dei suoi sogni”, scrisse di lui Jacques Prévert.

Joan Miró, Personnage et oiseaux devant le soleil, 1976, olio su tela. Photo Gabriel Ramon. Archivio Successió Miró © Successió Miró ADAGP, Paris, by SIAE 2021

Joan Miró, Personnage et oiseaux devant le soleil, 1976, olio su tela. Photo Gabriel Ramon. Archivio Successió Miró © Successió Miró ADAGP, Paris, by SIAE 2021

I RIFERIMENTI DI MIRÓ

L’arte di Miró sancì un’autentica rottura nei confronti del linguaggio tradizionale: come chiarisce il curatore Stefano Roffi, l’artista “massacra la pittura comunemente intesa, con un certo parallelismo con l’Espressionismo americano nell’idea che la pittura dovesse essere un getto continuo scaturito da una profonda esplosione creativa, pur garantendo alle proprie forme una dirompente integrità individuale malgrado le metamorfosi subite”. Nelle opere di Miró restano i riferimenti alla tradizione popolare, alla grafia asiatica e ai graffiti urbani, lo si deduce dall’uso frequente di simboli come le stelle, gli uccelli, la donna, le teste. Nelle opere, parallelamente alla forte tensione all’astrazione, c’è sempre un richiamo alla realtà: un occhio, la luna, una mano. Ed è proprio la realtà a restare nelle opere, punto di partenza e non di approdo, trasfigurandosi attraverso il sogno. Quella di Miró fu soprattutto una grande lezione di libertà.

Anna Vittoria Zuliani

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