Ai Musei Capitolini di Roma arriva una celebre opera di Zurbarán
Per la prima volta in assoluto arriva a Roma l'impressionante tela del pittore spagnolo Francisco de Zurbarán. È esposta a confronto con Caravaggio e Velázquez
Tra i più grandi interpreti del «Siglo de Oro» della pittura spagnola figurano Diego Velázquez, Bartolomé Esteban Murillo e Francisco de Zurbarán (1598-1664).
Di quest’ultimo è in mostra a Roma, presso i Musei Capitolini, la famosa opera San Francesco contempla un teschio. Si può osservare nella Sala Santa Petronilla, in ottima compagnia: le due tele di Caravaggio – la Buona Ventura e il San Giovanni Battista – insieme al Ritratto di Juan de Córdoba di Diego Velázquez. Quattro capolavori che hanno visto la luce nell’arco di mezzo secolo e, soprattutto, di mano dei tre protagonisti della pittura del Seicento. Non bisogna poi dimenticarsi la pala che dà il nome alla stanza: Il Seppellimento di Santa Petronilla (1621-23) di Guercino, in cui il movimento e raggruppamento delle figure crea la forma di una “S” e il blu lapislazzulo del cielo inonda di luce la scena. Il progetto espositivo “Zurbarán a Roma. Il San Francesco del Saint Louis Art Museum tra Caravaggio e Velázquez” è curato da Federica Papi e Claudio Parisi Presicce.
SAN FRANCESCO CONTEMPLA UN TESCHIO DI ZURBARÀN
L’unica mostra dedicata sinora al pittore in Italia è stata allestita a Ferrara nel 2013, ma questo dipinto era assente. Tuttavia a sostituirlo c’era la versione del Milwaukee Art Museum (1635). L’eccezionale prestito del Saint Louis Art Museum permette al pubblico italiano di approfondire la sua storia. Il San Francesco era parte del retablo (pala d’altare), prima gioiello della chiesa carmelitana del collegio di Sant’Alberto a Siviglia. Le dimensioni sono molto contenute ma colpisce la forza della figura: in ascetica contemplazione e immersa in una dimensione mistica.
Il santo, incappucciato, abbassa il volto per contemplare un cranio che sorregge tra le mani. Si staglia occupando tutta la superficie, tagliata verticalmente, in una posa monumentale. Il saio scopre leggermente le dita dei piedi scalzi, le unghie rilucono rispetto alla pelle annerita. Il volto, sul quale sono visibili dei baffi appuntiti, è avvolto nella penombra, l’espressione concentrata, l’atteggiamento umile e compassato. Da una parte la sua postura, il gioco di luci – che assume un valore simbolico e non naturale – e il volume rigido della veste donano un’atmosfera di meditazione, altamente spirituale, in linea con la regola francescana. Dall’altra, il cappuccio che termina a punta nel vano dell’arco, catturando un barlume di lume proveniente da sinistra, si profila come una fiammella guizzante. Alle spalle del frate, a destra, si percepisce l’ombra grigiastra proiettata sulla parete della nicchia. Il dialogo silenzioso tra l’uomo e il teschio “simboleggia il passaggio dalla vita alla morte alludendo alla fragilità dell’esistenza umana, un tema ricorrente nell’arte barocca spagnola e in generale in quella della Controriforma”.
ZURBARÀN, IL CARAVAGGIO DI SPAGNA
San Francesco è una figura che ossessionava Zurbarán, tornerà infatti in più composizioni. Sull’uso della luce si focalizza inoltre il confronto stilistico con Caravaggio e il Velázquez della Pinacoteca Capitolina. Si enfatizzano sia le affinità che le differenze: “se infatti il rapporto tra forma, spazio, tempo e luce rappresenta il comune denominatore, molto diversa è la scelta pittorica e l’interpretazione simbolica che ognuno ne diede”. Nonostante non avesse mai visitato il Bel Paese, Zurbarán fu l’unico ad aggiudicarsi il soprannome di “Caravaggio di Spagna”. L’associazione fu merito del biografo Antonio Palomino che lo definisce così nelle sue Vite degli artisti del 1724. Zurbarán studiò infatti le copie del Merisi e i dipinti di Ribera, elaborando uno stile chiamato “tenebrismo” del tutto personale, contraddistinto da figure di santi e iperrealistiche nature morte.
– Giorgia Basili
Zurbarán a Roma.
Il San Francesco del Saint Louis Art Museum tra Caravaggio e Velázquez.
Musei Capitolini – Pinacoteca – Sala di Santa Petronilla
Piazza del Campidoglio, 1
Orari tutti i giorni 9.30 – 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
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