A Livorno la mostra sul primo gallerista dell’epoca moderna
È intitolata a Vittore Grubicy de Dragon la mostra allestita al Museo della Città di Livorno, che ripercorre la vita e la carriera di un artista, intellettuale e gallerista entrato nella storia
Quella di Vittore Grubicy de Dragon (Milano, 1851-1920) è stata una figura singolare di artista e intellettuale, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Il Museo della Città di Livorno gli dedica una mostra che mette in luce la complessità del suo percorso tra Divisionismo e Simbolismo sino ad arrivare ai prodromi del Futurismo, alla nascita delle avanguardie storiche. Fondamentale per la comprensione del suo cammino è stata la sua attività di gallerista nel capoluogo lombardo. La rassegna, a cura di Sergio Rebora e Aurora Scotti, è accompagnata da un catalogo, edito da Pacini Editore.
LA MOSTRA SU VITTORE GRUBICY DE DRAGON A LIVORNO
La mostra è divisa in nove sezioni, fra le quali una dedicata alle donne di Grubicy, prima fra le quali, la “mammettina” Antonietta, punto di riferimento imprescindibile. Un’altra sezione è dedicata al rapporto con il direttore d’orchestra Arturo Toscanini, che gli è stato vicino sino alla morte, avvenuta nel 1920. Attraverso di lui si studia un contesto interessantissimo, che vede il nostro Paese in stretto contatto con la realtà internazionale. Molti dei materiali proposti, a oggi inediti, vengono dall’archivio di Ettore Benvenuti, figlio del pittore divisionista Benvenuto, che era legato da profonda amicizia a Vittore già a partire dal 1902, e ne era stato curatore testamentario.
LA STORIA DI VITTORE GRUBICY DE DRAGON
Grubicy era figlio di un barone ungherese e di una nobildonna lodigiana, si trasferisce giovanissimo a Londra, dove impara il mestiere di gallerista. Nel 1876 rileva a Milano, la sua città, una galleria in proprio, la prima che può essere considerata tale nell’accezione moderna del termine. Il suo è un occhio che non sbaglia e già nel 1879 entra in contatto con il giovane Segantini, che in seguito lo avrebbe abbandonato per il fratello Alberto, meno colto, meno sognatore, ma più affarista.
In seguito Grubicy passa lunghi periodi in Olanda, apre le porte della sua attività al giovane promettente Emilio Longoni. A partire dal 1886 si dedica lui stesso alla ricerca artistica per esordire in un’esposizione di tre anni successiva. La pittura lo assorbe profondamente e diviene sua occupazione precipua. Questo non gli impedisce, intorno al 1905, di dedicarsi al recupero della pittura dello scomparso Tranquillo Cremona, buona parte della quale era finita a Londra. Già a partire dal 1901 comincia a manifestarsi la malattia nervosa che lo avrebbe assillato per i venti anni successivi.
La pittura, i carteggi, gli oggetti, i mobili, le fotografie sono protagonisti della mostra livornese, che dà un contributo importante allo studio di quel particolare momento storico e di una personalità così complessa e sfaccettata come quella di Vittore Grubicy de Dragon.
‒ Angela Madesani
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