A Treviso la mostra che riscopre la pittura di Paris Bordon
Era dal 1984 che non si dedicava una mostra come si deve a Paris Bordon. Ora la sua città natale lo celebra con un’esposizione che mette in luce la vicenda artistica, gli stili e l’originalità di quello che è considerato il miglior allievo di Tiziano
Nella mente di chi si è occupato di Rinascimento italiano, risuona un nome su tutti: quello di Giorgio Vasari. Pittore fiorentino, certo, ma soprattutto autore del primo “manuale” di storia dell’arte: fu infatti il biografo e narratore di quasi tutti gli artisti di successo a lui contemporanei e proprio dalle celeberrime Vite prende avvio la mostra Paris Bordon. Pittore divino. Nell’edizione del 1550 Vasari trascurò un poco la pittura veneta (si “dimenticò” di Tiziano, giusto per intenderci) e una volta messa mano alla nuova edizione del volume decise di porre rimedio alle clamorose assenze. Nel 1556 fu ospite nella casa veneziana di Paris Bordon e lo intervistò a lungo, ricavandone un “reportage” di prima mano che inserì in appendice alla vita del Vecellio e che ancora oggi è la fonte principale sul pittore nato a Treviso nel 1500. Sappiamo così che attorno agli otto anni Paris (Paride, in veneto), si trasferì a Venezia con la madre, che studiò grammatica e musica e che attorno ai 13 anni entrò nella bottega di Tiziano. Per Vasari Bordon fu l’unico allievo del cadorino meritevole di passare alla storia: un complimento non di poco conto.
PARIS BORDON DA TIZIANO AI RITRATTI
Ecco allora che i primi dipinti che si incontrano nel Museo Santa Caterina costituiscono i primi esiti palesemente legati allo stile e alle innovazioni tizianesche, ma non mancano echi di altri “giganti” veneziani, come Bellini e Palma il Vecchio. Pare che attorno al 1518-20 Paris Bordon si fosse già emancipato dal maestro e attorno a quella data sembrò quasi opporsi a Tiziano, guardando con ammirazione e nostalgia ai modi intimi e introspettivi di Giorgione. Ma al di là del confronto con i modelli che tanto appassiona gli addetti ai lavori, i visitatori della mostra, nella seconda sala, si trovano di fronte a un carosello di ritratti, genere in cui Bordon senza dubbio eccelleva e grazie al quale riuscì a conquistarsi il favore di importanti committenti. Alcuni di questi ritratti celebrano un’unione matrimoniale – lo suggeriscono le vesti rosse delle donne – e in particolare quello proveniente da Palazzo Rosso di Genova, posto proprio di fianco a quello di Londra, instaura un dialogo talmente realistico che verrebbe da pensare a una coppia di sposi, nonostante la suggestione non sia dimostrabile. Un’altra suggestione, anch’essa non provata, è la donna che compare ripetutamente nella pittura di Bordon a soggetto profano: bionda, con lunghi capelli vaporosi e un viso forse troppo imperfetto per non pensare a un ritratto, la modella – se di una modella in carne e ossa si tratta e non di una figura idealizzata, come sostengono i curatori – interpreta sia giovani donne anonime sia Venere, Flora, Betsabea.
TEMI E SOGGETTI DI PARIS BORDON
Mitologia ed erotismo, sulla scia dei grandi veneti, furono strade assai praticate da Paris Bordon che ebbe così occasione di dimostrare la sua originalità, soprattutto cromatica: i toni sono freddi e vitrei, le carnagioni madreperlacee, i tessuti ricchi di riflessi cangianti. Del resto l’artista ebbe modo di viaggiare, entrando in contatto con i manieristi toscani attivi a Fontainebleau e accostandosi poi all’ambiente milanese, ottenendo numerose committenze per opere pubbliche.
Al focus sui disegni seguono i dipinti devozionali privati e pubblici. Tra i più grandiosi, il San Giorgio e il drago realizzato per la chiesa di San Giorgio di Noale (appena restaurato da Marsilio Arte), o ancora la Pala Manfron destinata a Sant’Agostino di Crema. Ma la chicca è una sorprendente Annunciazione, con il suo gioco di complesse architetture debitrici delle ricerche dell’architetto Sebastiano Serlio. Il percorso si completa, nello stesso sito museale, all’interno delle sale della Pinacoteca Civica, dove fanno capolino altre opere di Bordon, e poi con altre tappe al duomo di Treviso, alla Scuola del Santissimo e infine a Valdobbiadene e a Biancade per scoprire quanto il “pittore divino” sia stato sempre profondamente legato al suo territorio d’origine.
‒ Marta Santacatterina
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