I dimenticati dell’arte. Ottorino Mancioli, il medico disegnatore
Laureato in medicina e appassionato di sport, Ottorino Mancioli tradusse in disegno e pittura le sue passioni. Partecipando a una serie di mostre in Italia e all’estero
A lui si deve il più bel manifesto del rugby italiano, che realizza all’inizio degli Anni Trenta con il suo tratto più tipico, con al centro dell’opera la figura dell’atleta, ritratto su uno sfondo neutro, proprio per far risaltare la tensione dell’azione. Nonostante fosse medico di professione, Ottorino Mancioli (Roma, 1908 – Jesi, 1990) era un artista appassionato di ogni disciplina sportiva, dalla canoa all’atletica, attraverso una carrellata di opere che esprimono in maniera evidente questo interesse così spiccato.
LA STORIA DI OTTORINO MANCIOLI
I genitori di Ottorino erano esponenti della buona borghesia romana; nonostante fosse un ottimo disegnatore fin da bambino, nel 1932 si laureò in Medicina all’Università La Sapienza e divenne medico, senza mai abbandonare l’attività artistica, praticata con grande dedizione e uno stile razionale e sintetico, caratterizzato da linee precise ed essenziali. Oltre allo sport, un altro tema che lo appassionò fu la moda balneare, caratterizzata dalle canotte a righe orizzontali, i costumi interi e le cuffie, tipici di quegli anni: grazie ai disegni di Mancioli si può ricostruire non solo l’abbigliamento sportivo ma anche lo stile del Ventennio. E i successi non tardarono ad arrivare, con gli inviti a mostre in Italia e all’estero, come Olympic Competition and Exhibition of Art al Museum of History, Science and Art di Los Angeles (1932), la I Mostra Nazionale d’Arte sportiva al Palazzo delle Esposizioni di Roma (1936) e la II Mostra Nazionale d’Arte ispirata allo Sport ai Mercati Traianei di Roma (1940). Nel corso della Seconda Guerra Mondiale era stato al fronte come ufficiale medico della Folgore: a causa di una ferita a un braccio rimase con l’arto paralizzato per due anni. Nel 1941 frequentò a Viterbo il corso per paracadutisti della Folgore, dove divenne amico fraterno di Gianni Brera, che definì Mancioli “il più completo ed appassionato disegnatore di sport”.
DISEGNO E SPORT SECONDO MANCIOLI
Alla fine del conflitto Ottorino riprese a pieno ritmo l’attività artistica, secondo il motto latino “nullo die sine linea”, raggiungendo uno stile più maturo e consapevole, anche grazie alla pubblicazione di disegni e tavole su libri e riviste di settore. Studiò con attenzione la medicina sportiva e i gesti con i quali il corpo umano sembra fluttuare nell’aria, sfidando le leggi di gravità. Come artista fu protagonista di due mostre personali, all’hotel Brufani di Perugia nel 1957 e al Panathlon Club di Ancona nel 1958, inoltre pubblicò la monografia Giuochi Sportivi (1976), illustrata da Gianni Brera e Libero de Libero. Negli Anni Sessanta produsse anche una serie di sculture di soggetto sportivo, con materiali e tecniche diversi, mentre alla fine della sua carriera artistica realizzò un grande murale nella sede del Tennis Club Parioli in viale Tiziano, dedicato alle grandi figure dello sport italiano del XX secolo. Secondo Enrico Crispolti, “Mancioli ha vissuto intensamente l’avventura di una propria identità espressiva nella pratica soprattutto del disegno (ma con estensioni frequenti alla pittura e poi anche alla scultura), e lungo diversi decenni che hanno visto una profonda trasformazione della società italiana. Testimone deliberatamente defilato rispetto alle vicende del dibattito artistico, ma tutt’altro che distante invece da una dimensione del vissuto”.
Ludovico Pratesi
https://www.ottorinomancioli.com/official/
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