Lo spettacolo del Barocco. Luca Giordano in mostra a Firenze
Tra dipinti religiosi che rispecchiano la Napoli mistica e soggetti mitologici spettacolari, l’artista napoletano fu protagonista di una grande stagione barocca a Firenze. Ora in mostra a Palazzo Medici Riccardi
Cresciuto nella bottega del padre, modesto pittore locale, Luca Giordano (Napoli, 1634 – 1705) lasciò emergere il suo talento artistico sotto l’influsso di Caravaggio e di Jusepe de Ribera (noto anche come lo Spagnoletto), che a Napoli avevano lasciato tracce importanti della loro attività. E appunto secondo i canoni del naturalismo caravaggesco filtrato dal pittore spagnolo, mosse i primi passi della sua carriera pittorica per poi assorbire la lezione dei colleghi emiliani e veneti (Correggio e Veronese in particolare), caratterizzata da effetti di luce e da un’ampia varietà di colori; su questa basi, Giordano schiarì la sua tavolozza e la arricchì di cromie. Alla metà degli anni Cinquanta del XVII secolo, per la rapidità con la quale, in appena due giorni, dipinse le tele della crociera nella chiesa di Santa Maria del Pianto a Napoli, venne soprannominato “Luca Fapresto”. Molto popolare in tutta Italia, così come alla corte spagnola, Luca Giordano visse a Firenze una stagione breve ma importante.
LA MOSTRA SU LUCA GIORDANO A FIRENZE
A Palazzo Medici Riccardi, la mostra presenta una selezione di circa cinquanta opere, alcune delle quali mai esposte prima d’ora a Firenze, scelte per la loro vicinanza agli affreschi della Galleria degli Specchi e della volta della Biblioteca Riccardiana. Dalla National Gallery di Londra sono stati concessi in prestito dieci bozzetti preparatori degli affreschi destinati a questi ambienti. Si passa poi alle Virtù, riunite da varie collezioni private europee, e a numerosi capolavori prestati da importanti musei italiani come le Gallerie degli Uffizi, il Museo dell’Opera del Duomo di Siena, il Museo Stibbert di Firenze e il Museo di Palazzo Mansi a Lucca; presenti anche prestiti da collezioni private statunitensi. Ai dipinti, e agli affreschi, si affiancano i documenti riferiti alla committenza riccardiana, alla definizione dell’invenzione e all’esecuzione dei dipinti, custoditi presso le biblioteche e gli archivi cittadini. La mostra prosegue idealmente fra gli altri musei fiorentini che ospitano opere di Luca Giordano, e cioè le Gallerie degli Uffizi con Palazzo Pitti, la Galleria Corsini, Santa Maria del Carmine, Santa Maria Maddalena dei Pazzi e il Museo di Casa Martelli.
LUCA GIORDANO FRA PITTURA RELIGIOSA E PITTURA MITOLOGICA
L’arditezza prospettica che amplia l’impianto compositivo, l’accuratezza delle singole figure, una certa solennità che si affianca al plasticismo dei corpi e a un’intensa luminosità, caratterizzano l’approccio dell’artista alle scene religiose. Natura, spirito e artificio si compenetrano, riecheggiando lo stile del Bernini, l’osservatore si sente come immerso nel centro della scena e ne respira tutta la grazia e la sacralità. Sospese tra sogno e verità, Terra e Cielo, le tele sacre di Luca Giordano rispecchiano anche la personalità della sua città natale, quella Napoli mistica e prosaica, misera e nobile, che si arrangiava e credeva nei miracoli.
Secondo il gusto del tempo, l’artista lavorò anche su soggetti tratti dalla mitologia greca, nei quali il linguaggio tenebroso di Jusepe de Ribera e di Mattia Preti si alterna ad atmosfere assai più luminose e gioiose; del primo, ci dà un’idea Apollo e Marsia, mentre Atalanta e Ippomene, assieme ai trionfi di casa Medici appartengono alla seconda stagione. Qui il Barocco di Luca Giordano raggiunge l’apice, con la composizione che comunica un senso d’infinito, immersa nello spettacolo grandioso della Natura; immagini fantastiche dove si concretizza un irraggiungibile ma essenziale ideale d’arte e di vita e aprirono la strada verso l’estetica dell’Arcadia di cui, nel bene e nel male, sarà ricco il Settecento italiano.
LUCA GIORDANO E FIRENZE
La stagione fiorentina di Luca Giordano copre l’arco temporale dal 1681 al 1685, in gran parte trascorso come ospite di Andrea Del Rosso, che conduceva a Napoli diverse attività commerciali e per questo già conosceva l’artista. A livello di committenza, la famiglia Del Rosso rappresentò il punto di riferimento cittadino per l’artista, che fu da essa incaricato di dipingere diverse tavole a carattere sacro per la cappella del suo palazzo. Non mancarono comunque anche altre commissioni, fra le più prestigiose quella per affrescare la cupola della Cappella Corsini e quella per la decorazione, da parte del marchese Francesco Riccardi, dei nuovi ambienti del palazzo. Anche il Cardinale Leopoldo de’ Medici e l’Abate Pier Andrea Andreini furono estimatori dell’artista, il quale trovò a Firenze un’atmosfera particolare: la presenza in città delle opere di Carlo Dolci e Pietro da Cortona (quest’ultimo già ammirato a Napoli e a Roma) suscitò in lui una sorta di duplice atteggiamento: rispettoso e ammirato da un lato, desideroso di andare oltre dall’altro. Negli affreschi della Galleria degli Specchi emerge proprio quest’ultimo obbiettivo, come si evince “respirando” la luminosità del lavoro di Giordano, l’ampiezza del respiro narrativo, la destrezza e insieme la raffinatezza del tratto. Nel Seicento, per tanto motivi, Firenze non era più il faro culturale d’Europa, ma con Luca Giordano rivisse per un breve istante gli antichi splendori.
Niccolò Lucarelli
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