La grammatica figurativa di Vermeer. Tra rappresentazione e opera d’arte
Mappe, cartografie, astronomi. Quale linguaggio possiedono le opere di Vermeer? Lo racconta Francisco Jarauta, filosofo e docente in Spagna, anticipando una sua lezione al festivalfilosofia di Modena
“Tra rappresentazione e opera d’arte, quale linguaggio possiedono i dipinti e come è possibile interpretarlo? In cosa consiste la grammatica rappresentativa di Vermeer”? Con queste parole, il festivalfilosofia di Modena, in programma dal 15 al 17 settembre, annuncia la lecture I mondi di Vermeer. Il linguaggio delle immagini (sabato 16 settembre 20:30 presso la Tenda di Piazzale Avanzini a Sassuolo) di Francisco Jarauta, docente di filosofia presso l’Università di Murcia. Jarauta si inserisce nella manifestazione, quest’anno dedicata a discettare sul tema della parola, con una lezione che ricostruisce la grammatica figurativa di Vermeer, maestro del secolo d’oro olandese, mostrando le corrispondenze che nel Seicento si costituiscono tra ordine rappresentativo degli elementi pittorici e ordine classificatorio dei dizionari linguistici. Lo aveva già rilevato Foucault ne Le parole e le cose, là dove proprio nell’epoca della ragione classica viene individuato il primato dell’analogia che lega linguaggio e immagine.
Con questo testo Jarauta anticipa per Artribune i contenuti della sua lezione.
I mondi di Vermeer
Se lo sguardo di Johannes Vermeer (Delft, 1632 – 1675) si è orientato a registrare con attenzione i momenti più luminosi di Delft, i suoi interni, le sue donne, i suoi uomini galanti, le lezioni di musica o gli altri particolari che, come la lattaia e la ricamatrice, gli servivano per esaltare i lavori più semplici, è ora, tra il 1668 e il 1669, che Vermeer assume l’incarico di realizzare due quadri fondamentali all’interno della sua opera e che possono essere considerati come complementari: Il Geografo e L’Astronomo. Il XVII secolo è un’epoca di scoperte che ampliano quelle già compiute nei due secoli precedenti. Queste scoperte, e la corrispondente navigazione commerciale che le accompagna, hanno stimolato l’idea di costruire una cartografia del mondo, adeguata alle nuove conoscenze. La storia della cartografia ci mostra come in un breve periodo di tempo vengano introdotte ricche collezioni di mappe che passano rapidamente a illustrare gli interni borghesi olandesi, come appaiono in un buon numero di dipinti di Vermeer.
Il Geografo di Vermeer
In quegli anni le case editrici di Amsterdam, come Houdius, Blaeu, Visscher e altre, mettevano a disposizione del grande pubblico importanti collezioni cartografiche che nel loro insieme avevano la funzione di placare l’ansia del tempo così come confermavano l’idea di avere a portata di mano le misure della terra e, presto, le leggi che la governano.
Il Geografo di Vermeer è prima di tutto un soggetto animato dalla curiosità intellettuale. Circondato da mappe terrestri e marittime, da libri e da un mappamondo, guarda verso la finestra con un gesto di attenta osservazione, tenendo nella mano sinistra un libro e nell’altra un compasso a punta secca. Sul tavolo è visibile una mappa, probabilmente marittima. Vermeer dipinge non tanto le questioni che possono turbare il Geografo quanto la sua attitudine intellettuale, il suo gesto dominato da una profonda curiosità.
La composizione decisa da Vermeer non trascura nessun dettaglio e le variazioni e correzioni che stabilisce sono tutte orientate a raggiungere l’effetto desiderato. L’illuminazione in diagonale conferisce al quadro una tensione aggiuntiva che si completa con la distribuzione degli oggetti che l’accompagnano. La carta marittima che decora il muro dello sfondo mostra tutte le coste marittime dell’Europa ed è stata realizzata da Willem Jansz. Il globo terrestre fu pubblicato ad Amsterdam nel 1618 da Jodocus Hondt e a quanto pare era proprietà dello stesso Vermeer.
L’Astronomo di Vermeer
Né va dimenticata la ricchezza delle tele, la dignità con cui Vermeer interpreta tanto il Geografo quanto l’Astronomo. Quest’ultimo dipinto, firmato nel 1668, ci permette di identificare un sofisticato utilizzo degli strumenti cartografici e dei libri, così come la figura che interpreta sia gli uni che gli altri. Fu senza dubbio Anthony van Leeuwenhoeck, il famoso costruttore di microscopi di Delft che più tardi sarà designato come amministratore dell’eredità di Vermeer, a risvegliare nel pittore questa speciale curiosità verso il mondo scientifico, in particolare per l’ottica. Le affinità personali, la loro lunga amicizia rendono oggi certo che il modello che servì a interpretare il Geografo e l’Astronomo fu lo stesso Van Leeuwenhoeck.
Il Geografo e L’Astronomo danno all’opera di Vermeer una nuova dimensione. La precisione con cui decise tutti i dettagli nella sua Veduta di Delft trasformava lo spazio della città in un luogo in cui, da una parte, avveniva tutto il quotidiano e, dall’altra parte, questa stessa quotidianità si trasfigurava in quei momenti in cui la realtà supera i suoi limiti oggettivi per essere altri mondi possibili. L’Olanda del XVII secolo viveva quella meravigliosa tensione che la curiosità e il desiderio riunivano nelle sue differenti imprese.
La geografia nell’opera di Vermeer
Quando Cartesio si reca ad Amsterdam nel 1631, la città gli sembra un inventaire du possible. Tutto era possibile in quella città che era diventata l’emporio in cui tornavano i grandi mercanti delle Indie orientali. Perle, porcellane, tessuti… si sono aggiunte non solo alla curiosità sensuale dei cittadini di Amsterdam o di Delft, ma allo stesso tempo hanno trasformato i loro gusti e modi di vivere.
Ma c’è di più, ed è precisamente la riflessione che Vermeer introduce con i quadri del Geografo e dell’Astronomo. Il XVII secolo è il secolo del globo terracqueo, ovvero del globo che descrive la relazione tra terra ed acqua nel sistema dei continenti e degli oceani, ora governati da quei limiti o confini che i viaggiatori e gli esploratori avevano scoperto. Ed è allora che nasce la figura del geografo moderno, al quale è affidato il compito di costruire quelle rappresentazioni che possono non solo essere contrastate nella loro certezza ma anche servire per i nuovi viaggi e rotte che già nel XVIII secolo percorreranno tutti gli oceani.
Dalla città di Delft, Vermeer percorrerà i due mondi che fin dall’inizio si trovavano nello spazio della sua città. Una geografia affettiva di soggetti che si trasfigurano nelle sue tele mostrando la tensione di chi ha scoperto altri mondi possibili. E quell’altra che ha a che fare con l’ordine del mondo e la sua rappresentazione.
Francisco Jarauta
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