La mostra su Boccioni a Parma. Gli esordi dell’artista, le donne, la città
L’itinerario comprende circa duecento opere, solo in parte di Umberto Boccioni con un focus sul periodo prefuturista tra il 1902 e il 1910
Nell’attraversare le sale della mostra Boccioni. Prima del futurismo alla Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo (Parma), si coglie nelle ricerche formali, stilistiche, dell’artista quell’inquietudine preziosa che, tra tanti, felicissimi contagi, affinità, somiglianze con altri autori del tempo, lo condurranno infine a speciali autonomie. Si avverte forse allora, al termine del percorso, assai ben documentato, quasi un sentimento d’assenza, la voglia di andare avanti, arrivare a quel famoso 1910, all’incontro con Marinetti, nuovi stimoli alla creatività, al desiderio di altre, più ardite sperimentazioni.
La mostra dedicata a Boccioni a Parma
Nella “Villa dei Capolavori” (con opere di Goya, Dürer, Tiziano, Burri, Rubens, Canova, Monet, Morandi e altri ancora) le mostre temporanee, composte con cura e competenza, permettono di entrare in particolari territori con immediatezza e pensiero: qui, al di là della scansione geografico temporale prescelta (Roma, Venezia, Milano), si riconosce la colta perizia di Umberto Boccioni e le sue vaste potenzialità espressive, solitario nella sperimentazione e nello stesso tempo accostabile, in diversi passaggi, a suoi contemporanei, in mostra opere di Giovanni Segantini, Giacomo Balla, Gino Severini, Roberto Basilici, Gaetano Previati, Mario Sironi, Carlo Carrà…
L’esposizione è a cura di Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Francesco Parisi, Stefano Roffi. L’itinerario comprende circa duecento opere, solo in parte di Umberto Boccioni tendendo questo itinerario ad avvicinare un periodo, a far comprendere le suggestioni, via via rielaborate, che giungono al pittore tra il 1902 e il 1910. Già: prima del Futurismo.
Gli esordi di Boccioni
A far crescere il desiderio di quell’”oltre” è certo anche il filmato proposto nella saletta a fianco dell’elegante ingresso, il documentario “Formidabile Boccioni”, fortunatamente rintracciabile anche su RaiPlay, che racconta “la vicenda umana ed artistica di Umberto Boccioni, Prometeo della modernità” e rende particolarmente affascinante quel periodo di rinnovamento più radicale, oltre il divisionismo, la mostra a Parigi e poi l’amore – e la morte in così giovane età, neppure 34 anni. Forse converrebbe guardarlo al termine della mostra?
È comunque piacevole trovarsi agli inizi di un percorso creativo: pare di cogliere intuizioni che sarebbero state sviluppate più tardi, o, all’opposto, modi di disegnare, di segnare i confini del colore non più rintracciabili. Aveva tra i 20 e 28 anni Boccioni nel periodo preso in esame.
Boccioni e Milano
Agli estremi dell’itinerario “I ciociari vecchi e moderni”, serie di dodici cartoline del 1905, interessante la resa del movimento, posture e costumi in un tutt’uno, e, nell’ultima sala, il grande dipinto, olio su tela, del “Romanzo della cucitrice”, 1908, al centro la macchina da cucire, la figura femminile concentrata nella lettura, dorata e morbida la luce che penetra dalla finestra.
Nella parte dedicata a Milano, l’ultima, si colgono già speciali ricerche, come per “Il pianto”, 1908, inchiostro e matita su carta, linee d’abbandono, di resa al dolore, opera fortemente stilizzata, di raffinata cura come le illustrazioni per la rivista del Touring. Incantevole la figura della madre, il volto di profilo, la camicia chiara, una mano appoggiata allo schienale della sedia, 1907.
Valeria Ottolenghi
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