Gli Italiani dell’Ottocento parigino in mostra a Novara
De Nittis, Boldini, Zandomeneghi e gli altri “Italiani a Parigi” del Dicianovesimo secolo si ritrovano insieme in mostra. Tra segno e colore, confronti diretti, e sperimentazioni
Continua la serie di esposizioni annuali al Castello di Novara, tutte incentrate sull’Ottocento. Per la stagione 2023-24, la proposta in cartellone è Boldini, De Nittis e les Italiens de Paris, curata da Elisabetta Chiodini.
Boldini, De Nittis e gli altri pittori in mostra a Novara
La presenza di pittori italiani nella capitale francese – all’epoca anche capitale assoluta dell’arte – fu nutrita e protratta nel tempo. Ma la mostra considera anche chi riuscì a crearsi un mercato internazionale senza trasferirsi all’estero. La prima sezione è l’occasione per vedere alcune espressioni di genere, che con gli occhi di oggi non sono più considerabili minori. Ecco dunque la pittura “locale” ma maestosa nelle sue raffigurazioni di Francesco Paolo Michetti e l’Orientalismo di Alberto Pasini, per citare solo un paio delle presenze in questo mélangeintroduttivo, che comprende anche il primo Boldini della mostra, risalente agli anni Settanta.
È però nella seconda sezione, che si svolge il “duello” (i due furono rivali) che dà il titolo alla rassegna. Un confronto diretto tra Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis: più compiuta e distesa la pittura di De Nittis, ariosa per quanto non priva di slanci cupi e preavanguardisti; felicemente controversa quella di Boldini, che fa del quadro il territorio di una lotta tra segno e colore, tra sintesi e analisi della figura.
La pittura regionale, intrisa di temi popolari, si impone con il suo dimesso splendore nella sala dedicata ad Antonio Mancini, mentre la sezione su Federico Zandomeneghi riunisce quattordici lavori datati tra il 1876 e il 1903 componendo una piccola antologica delle sue evoluzioni, dalla volontà di realismo all’ariosità delle prove di inizio Novecento che vedono il colore trionfare sul disegno.
Un confronto tra i linguaggi dell’Ottocento al Castello di Novara
Altro “derby” è quello della sezione che mette a confronto vedute parigine e londinesi, ancora di De Nittis, Boldini e Zandomeneghi. Il confronto tra i tre si rinnova nella sala sulla dimensione intima, nella quale la figura umana è sempre meno idealizzata. Si ritorna a una certa austerità espressiva con il focus su Vittorio Matteo Corcos, per poi tuffarsi nella “vanità” della sala sulla vita mondana. Qui, Boldini viene colto a pieno nella sua doppia natura: quella di esteta dedito allo sbuffo (componente prevalente nell’immaginario collettivo a lui relativo) e quella di avanguardista, che utilizza il segno come puro mezzo linguistico.
Ancora una volta, come in tutte le mostre sull’Ottocento, l’interesse del percorso va al di là del tema specifico: anche percorrendo le otto sezioni di questa esposizione si riscontra come il Diciannovesimo sia stato un secolo proteso verso la rivoluzione avanguardista, tutt’altro che un momento di passaggio nell’evoluzione della pittura.
Stefano Castelli
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