La mostra a Milano che racconta le inquietudini ribelli di Francisco Goya

Stanco di sottomettersi ai desideri dei committenti, Goya si ribella alla tradizione e assume uno sguardo critico sulla realtà. È l’inizio di una nuova epoca per la pittura

Nel panorama della storia dell’arte, Francisco Goya (Fuendetodos, 1746 – Bordeaux, 1828) è ricordato come quel pittore spagnolo vicino agli ideali dell’Illuminismo, ma già anticipatore delle inquietudini romantiche. Una figura a metà tra Razionalismo e trasgressione. Un intellettuale illuminato, e un ribelle allo stesso tempo. In effetti, il suo uso della ragione subisce nel corso della vita una radicale evoluzione. Da mezzo logico con cui aderire ai canoni e alle regole del buon costume della società, diventa poi una lente critica nei confronti della realtà corrotta e popolata di vizi e violenza. La mostra a Palazzo Reale di Milano – dall’incipit emblematico che esplicita la duplicità dell’artista – presenta al pubblico questa evoluzione. Se in giovinezza Goya aspirò a imitare i canoni neoclassici e rococò apprezzati dalla committenza, accumulando esperienza e consapevolezza del mondo, finì con l’assumere l’atteggiamento opposto. La ribellione della ragione – questo il titolo – è un percorso attraverso un Razionalismo dapprima docile, e poi libero di esprimere il pensiero del suo proprietario. Le opere esposte, più di settanta tra dipinti, acqueforti e originali matrici in rame, tratteggiano la biografia del pittore, portando in luce questi aspetti. L’invito è a riconoscere la validità del criticismo e delle questioni sollevate da Goya anche nel nostro tempo.

Francisco Goya pittore della ragione

Come sostiene il curatore Victor Nieto Alcaide, il Razionalismo di Goya è ideologico; non è semplice accademismo. È un uso della ragione per leggere la contemporaneità in modo critico ed etico, smascherandone i vizi e le contraddizioni. Le opere riflettono il suo pensiero in modo via via più esplicito. Superata la fase iniziale di produzione legata ai gusti e alle convenzioni della Corte committente, la pittura si fa libera espressione della realtà della Spagna di allora. Un Paese popolato da superstizioni insensate, corruzione, lascivia e violenza. Questa – almeno – è la visione che si coglie dai lavori del pittore, intrisi di messaggi di denuncia. Denuncia dell’irrazionale, della perdita di quella ragione da lui invece audacemente impiegata. 

Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri, dalla serie Caprichos, 1797-99, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid
Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri, dalla serie Caprichos, 1797-99, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

La mostra a Palazzo Reale a Milano

Dal Viaggio in Italia sulle tracce di TiepoloRaffaello, Piranesi, e Giacquinto, fino alle incisioni della maturità. La mostra illustra alcune tappe fondamentali della sua vita, focalizzandosi sulla pittura per la committenza spagnola, e sulle acqueforti dei Capricios e dei Disastri della Guerra, di cui sono esposte le matrici in rame appena restaurate.

1 – L’apprendistato in Italia

I primi anni di Goya furono disseminati da insuccessi e sconfitte. Tentò invano per due volte di essere ammesso alla prestigiosa Accademia di San Fernando, e si vide sempre messo in secondo piano rispetto a figure oggi dimenticate. Per migliorare il suo curriculum, nel 1771 si recò in Italia, per imparare dai grandi maestri del Barocco e del Rinascimento. Anche qui, però, non furono assenti le delusioni, tra cui il mancato primo posto a un importante concorso di Parma. La tela di apertura della mostra (Annibale vincitore, 1771) ricorda proprio quell’occasione, e introduce ai suoi iniziali esperimenti. Opere imitatrici della tradizione, che puntavano a soddisfare i gusti dell’epoca. 

2 – Gli Arazzi e le opere per la corte spagnola

Ritornato in Spagna al termine del viaggio in Italia, l’esperienza accumulata gli permise l’ammissione all’Accademia, e in seguito l’introduzione nella corte spagnola di Carlo III, a cui succedette presto Carlo IV. Prima di essere eletto pittore ufficiale del re, dovette passare per la Manifattura degli Arazzi di Santa Barbara, incaricato di disegnare i cartoni per arazzi destinati alle stanze dei palazzi nobiliari. Pur rimanendo in linea con le preferenze dell’aristocrazia, che richiedevano scene di genere, di giochi, e di feste rurali, Goya cominciò a sperimentare nuovi soggetti e tecniche. La serie presentata di bambini intenti a giocare ora alla Corrida, ora alla cavallina, catturano questo periodo. 
Accanto alle opere per la Corte, che proseguirono con numerosi ritratti dai forti connotati psicologici (si vedano le dame e le effigi ufficiali in mostra), la sua mente cominciò a produrre altro. La ragione prima citata, fin qui assopita al seguito della committenza, si risvegliò, diventando critica verso una realtà meno gioviale e festosa di quello che si voleva far apparire. Ecco che, nei lavori per amici e familiari, introdusse nuovi temi e significati. Meno leziosi, e più aderenti a quella che era la società del tempo. Una società in preda alle superstizioni, al vizio e alla corruzione. Rimanevano dunque in scena le maye (fanciulle) innamorate, ma con alle spalle le vecchie lavandaie consumate dalla fatica.

Francisco Goya, La ribellione della ragione, installation view at Palazzo Reale, Milano, 2023. Photo © Carlotta Coppo
Francisco Goya, La ribellione della ragione, installation view at Palazzo Reale, Milano, 2023. Photo © Carlotta Coppo

3- Le Atrocità della Guerra di Francisco Goya

Con la salita al trono spagnolo del fratello di Napoleone, l’oppressione francese si intensificò, culminando nella rivolta popolare del 2 maggio 1808. Goya si fece portavoce di queste violenze crescenti, parlandone attraverso dipinti e incisioni. Ne sono un chiaro esempio le acqueforti raffiguranti impiccati e condannati, spesso dilaniati al punto da diventare ironici. Lo stesso significato di denuncia e appello a ritrovare la ragione e l’umanità perdute è affidato al Colosso (1808), presente anch’esso in mostra.

4 – I Capricios e le matrici originali

Nell’ambito della produzione incisoria di Goya, la raccolta dei Capricci occupa un posto importante. È in essa che lo spirito critico, l’ironia, e la speranza di un cambiamento, raggiungono il culmine e si fondono tra loro.
Nel presentare una selezione di opere tratte dalla collezione, la mostra ne propone per la prima volta le rispettive matrici in rame. Manufatti pregni di storia, appena restaurati dalla Real Accademia di San Fernando di Madrid. 
La vicenda di queste incisioni è piuttosto controversa. Furono pubblicate da Goya nel febbraio 1799, e subito ritirate pochi mesi dopo dall’Inquisizione. Malgrado l’autore avesse rassicurato nella prefazione che tutti i personaggi inclusi erano frutto di fantasia, alcune critiche dirette a certe figure del tempo erano piuttosto esplicite. Tutta l’opera è sviluppata come satira sociale e politica; non è lasciato incolume nessuno. Dalle superstizioni, ai vizi lascivi che accomunano gli aristocratici e i bassi strati della società. E non manca l’incisione più emblematica (Il sonno della ragione genera mostri, 1799) che richiama in vita quei mostri generati dalla ragione quando si addormenta.

Emma Sedini

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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