Tra Neoclassicismo e Romanticismo: Felice Giani in mostra a Bologna
Per la prima volta Palazzo Bentivoglio organizza una mostra d’arte antica, con prestiti da prestigiosi musei italiani e non solo. Quasi cinquanta opere delineano il percorso artistico di Felice Giani, pittore in bilico tra Settecento e Ottocento e che decorò anche una sala dell’edificio che ora lo ospita
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Mai titolo fu più azzeccato per designare una mostra monografica su Felice Giani (San Sebastiano Curone, 1758-Roma, 1823), che a Palazzo Bentivoglio di Bologna diventa “Felicissimo”. Un superlativo usato dal curatore Tommaso Pasquali soprattutto in relazione alla produzione dei disegni di questo artista che visse tra la metà del Settecento e il 1823 (ricorre quindi il bicentenario della morte) e che dalle fonti sembra che fosse davvero felice anche nella vita. Ma i giochi di parole non finiscono qui: talvolta, infatti, è lo stesso Giani a firmare le opere riferendosi a Giano bifronte, la divinità romana delle porte e dei passaggi, che con un volto guarda il futuro e con un altro il passato: sembra allora che il pittore fosse consapevole del suo porsi in equilibrio tra due diverse epoche e relativi stili, il Neoclassicismo del XVIII secolo e i primi accenni del Romanticismo del XIX secolo.
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La mostra di Felice Giani a Bologna
Felice Giani si formò a Bologna per circa un biennio; quindi, stabilì la sua “base” a Roma, dove abitava quando non era in trasferta per realizzare i numerosissimi cicli decorativi per i quali è diventato celebre insieme alla sua bottega itinerante. Per una di queste imprese tornò anche a Bologna e nel 1810 si occupò della sala da pranzo di proprio di Palazzo Bentivoglio: ecco quindi svelato il legame tra la collezione privata di Alberto e Gaia Vacchi e l’esposizione temporanea allestita nei suggestivi ambienti seminterrati. L’incipit peraltro è emblematico: due splendidi tondi con il Trionfo di Cibele e il Trionfo di Bacco finiti sul mercato circa un secolo fa sono stati rintracciati da Pasquali, che è riuscito a ottenerli in prestito dai legittimi proprietari. Al termine del percorso è inoltre possibile affacciarsi sulla bella sala decorata, percependo la lacuna dei due dipinti principali e ammirati poco prima.
Felice Giani, tra inediti e contaminazioni contemporanee
L’excursus su Giani comprende 44 opere che si stagliano su un allestimento pensato ad hoc dall’architetto Franco Raggi. Non un progetto neutro, ma lunghi pannelli con fondali dorati e rivestiti di feltro azzurro, una scelta originalissima su cui risaltano i disegni e i dipinti divisi per nuclei grazie a cuciture rosse a zig zag. Si incontrano allora un piccolo autoritratto, un grande disegno con cui Giani si aggiudicò un premio all’Accademia di San Luca, poi altre tempere e tele che conducono alla successiva sezione, dove si mostra il rapporto dell’artista con l’antico e i maestri del Cinque e del Seicento. Gli “esercizi” di copia non sono peraltro mai puntuali, e il vastissimo repertorio comprende dei “bricolage” compositivi in cui si riconoscono marmi classici, le invenzioni di Correggio, Ludovico Carracci, Salvator Rosa. Nuova sala, nuovo tema, cioè i paesaggi, sia di invenzione sia vedute di luoghi reali. Tra queste ultime spiccano due fogli inediti ricondotti dal curatore a un album di disegni già noto e in cui si manifestano già afflati preromantici. Non poteva ovviamente mancare il focus sui grandi progetti decorativi, evocati a Palazzo Bentivoglio grazie a un’ampia selezione di disegni e tempere tra cui il Ratto di Ganimede che è stato scelto per la comunicazione della mostra. Infine, i lavori tardi di Giani rivelano una continua rimeditazione su temi e soggetti praticati per tutta la vita, e ritorna sempre anche la sua cifra distintiva costituita da un segno vigoroso e dai caratteristici profili dei suoi personaggi.
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L’arte contemporanea nella mostra di Felice Giani
Ma la mostra vede anche la presenza dell’arte contemporanea grazie a quattro opere provenienti dalla collezione permanente: sono di Flavio Favelli, Franco Raggi, Pablo Bronstein e Luigi Ontani e il dialogo con il protagonista del progetto è efficace e divertente. L’attenzione a tutti i linguaggi del contemporaneo di Palazzo Bentivoglio continua, infine, all’esterno davanti alla “vetrina” di Garage Bentivoglio, affacciato proprio sul marciapiede di via del Borgo di San Pietro.
Marta Santacatterina
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