Goya e Caravaggio si incontrano a Roma. La mostra ai Musei Capitolini
Arriva dal Prado “Il parasole” di Francisco Goya, esposto accanto alla “Buona ventura” di Caravaggio in occasione della collaborazione tra i due musei. La tela è concessa in cambio di un’opera di Guido Reni, prestata all’istituzione spagnola
Si potrà ammirare dal 12 gennaio al 25 febbraio 2024 l’inedito dialogo tra Francisco Goya (Fuendetodos, 1746 – Bordeaux, 1828) e Michelangelo Merisi da Caravaggio (Milano, 1571 – Porto Ercole, 1610), ospitato nella Sala Santa Petronilla dei Musei Capitolini di Roma. L’occasione è data dalla collaborazione con il Museo Nazionale del Prado, a cui l’istituzione romana ha prestato l’Anima beata di Guido Reni per la mostra dedicata al “divino Guido”, in programma a Madrid fino al 9 luglio 2024. Goya e Caravaggio: verità e ribellione, a cura di Federica Maria Papi, permetterà per la prima volta di vedere accostati Il parasole (1777) di Goya e la Buona Ventura (1594) di Caravaggio, entrambi capolavori giovanili di due artisti “rivoluzionari”, che hanno introdotto nel proprio tempo novità iconografiche e stilistiche.
Goya e Caravaggio tra verità e ribellione
Il tema della sombrilla, ‘parasole’, ricorre spesso nella cultura Settecentesca tanto che è possibile ritrovarlo in numerosi quadri e romanzi. Francisco Goya realizzò il dipinto tra il 3 marzo e il 12 agosto 1777, per poi consegnarlo alla Real Fabrica di Santa Barbara che sottostimò l’opera, probabilmente a causa dei pochi personaggi raffigurati e dell’assenza di una quinta paesaggistica. La scena, un innocente scambio amoroso tra due giovani nei toni del rosso, giallo e azzurro, allude al regno illuminato di Carlo III di Spagna: realizzato come cartone preparatorio per una serie di arazzi destinati alla sala da pranzo del Palazzo El Pardo, Il parasole fu trasferito in un primo momento al Palazzo Reale di Madrid per entrare poi a far parte delle collezioni del Prado nel 1870. Il soggetto dell’opera caravaggesca è invece una zingara che, nell’atto di leggere la mano a un cavaliere, gli ruba l’anello che indossa. Tuttavia, il dettaglio delle dita della donna che sfilano l’anello, messo in luce grazie a un’indagine radiografica del 1985, oggi non è ben visibile. La Buona ventura fu realizzata da Caravaggio nel periodo in cui frequentava la bottega del Cavalier d’Arpino, tanto che un esame del 1977 ha mostrato sotto lo strato di pittura un dipinto dell’Arpino per la Chiesa di Santa Maria in Vallicella. Nel 1750 per volere di papa Benedetto XIV venne acquistato per i Musei Capitolini, dove ancora si trova.
Caterina Angelucci
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