Gli ostacoli visivi nelle opere di Giuseppe Colombo a Bologna
Caravaggio, Cézanne, e soprattutto Piero Guccione. Tutti artisti che sembrano riemergere tra le pennellate delle sue opere, mescolandosi alle variazioni personali di questo pittore padovano
La Galleria Forni a Bologna, in occasione della rassegna cittadina Art City, propone un focus su uno dei pittori italiani contemporanei che più si fanno ispirare da maestri passati come Caravaggio, Balthus, Cézanne e Guccione. Giuseppe Colombo. La mostra è l’occasione per scoprirlo, apprezzando i parallelismi con gli altri autori che emergono nelle opere.
La ripresa di Caravaggio nelle opere di Giuseppe Colombo
La mostra personale di Giuseppe Colombo (Modica, 1971), Ogni immagine è illuminata, curata da Marco Di Capua propone ventina di opere tra dipinti e disegni i cui temi appartengono al paesaggio, al ritratto, al nudo. Colombo non è un autore che millanta (per usare le sue parole) culture figurative e competenze tecniche, o artigianali particolari. Tuttavia, pur non possedendole, riesce furbescamente a farne sfoggio con il copia-incolla, pescando fra i grandi della storia dell’arte. Riconoscendo il suo debito, mette subito le mani avanti, dichiarando le tappe principali che hanno scandito il suo percorso formativo. A cominciare dalla rielaborazione di quel capolavoro del Caravaggio, la Decollazione di San Giovanni Battista custodita a Malta, dal cui studio intenso ricava otto disegni a pastello e una litografia, oggetto di una mostra a Modica nel 2022. Sono lavori di sedimentazione che gli permettono di penetrare nella trama del dipinto, appropriandosi della sua atmosfera, studiandone le pose e quindi interiorizzandole. Una risemantizzazione fondamentale che determina la consapevolezza di quel particolare linguaggio figurativo che cura con la massima attenzione ai dettagli.
Piero Guccione nelle opere di Giuseppe Colombo a Bologna
Un’altra fonte di ispirazione è Piero Guccione, il cui legame con Colombo è reso esplicito nella mostra bolognese. Lo stesso Colombo ha giudicato l’incontro con lui determinante e vivo sin dalla loro collaborazione alla realizzazione del tondo della volta del teatro Garibaldi di Modica. Dai tempi in cui lo studiava segretamente per carpirgli il segreto del suo ineguagliabile azzurro.
Il suo rispetto profondo per la pittura di Guccione fa sì che impagini i paesaggi quasi ostacolandone la libera visione. Come fa inserendo nel quadro splendidi rami fioriti, pari a quelli di La casa tra i mandorli presente in mostra. Oppure con il tronco massiccio, i rami inclinati, e le foglie intricate ne Il carrubo e la fornace del 2023. Perché tutto questo? Da un lato per riproporre a suo modo la lezione di Cézanne e Balthus. Dall’altro, per differenziarsi dai cieli e dai mari aperti dello stesso Guccione. Per non cadere in una deprimente mimesi, cercando soluzioni estetiche e compositive diverse, personali.
In Finestra dello studio, infine, un olio del 2020, l’ostacolo percettivo è dato da un vaso ben modellato, con all’interno fiori che non hanno niente di lezioso. Poggiato su un sostegno in marmo, frammenta lo sguardo, intralciandolo. Il camino, il muro di fronte e le tegole si incastrano in un armonioso equilibrio cromatico, modulato sui toni del grigio e dell’azzurrino.
Fausto Politino
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