Il ritorno a Londra di Pasquarosa. Pittrice “fenomeno” dell’arte
Apprezzata da intellettuali del calibro di Roberto Longhi, Pirandello e de Chirico, Pasquarosa fu una figura centrale dell’arte del primo Novecento, invitata a esporre persino a Londra. Città in cui torna dopo quasi cent’anni
Sono passati ormai novantacinque anni dalla prima apparizione internazionale di Pasquarosa Marcelli, una delle artiste italiane più importanti sulla scena di inizio Novecento. Era il 1929 – anno di solito legato al crollo della Borsa di Wall Street – quando questa pittrice vide inaugurare una mostra in suo onore, presso la Arlington Gallery di Londra. Trentanove opere in catalogo, che furono esposte dal 5 al 15 febbraio. Grande fu il successo tra le opinioni del pubblico: una consacrazione nella storia dell’arte rara per i pittori italiani uomini dei tempi, praticamente unica per le donne. Questo va a sostegno dell’espressione del critico Cipriano Efisio Oppo, che già anni prima l’aveva definita un “fenomeno dell’arte”, riconoscendone il talento.
Ma chi fu, dunque, Pasquarosa Marcelli? Una “pittrice femminista ante litteram”, come la definisce Pier Paolo Pancotto, suo esperto e curatore della nuova mostra che la vede protagonista. Una mostra che, quasi cent’anni dopo il suo debutto in Inghilterra, la riporta a Londra, alla Estorick Collection of Modern Italian Art. Una grande occasione per riscoprire la storia e le opere del fenomeno della pittura al femminile, vicina al fauvismo e ai Nabis, pur mantenendo sempre la sua unicità di artista libera e indipendente.
Le vicende biografiche della pittrice Pasquarosa Marcelli
Dalle umili origini alla scena artistica di Roma
Pasquarosa Marcelli – chiamata da tutti solo Pasquarosa – nacque da una famiglia di contadini ad Anticoli Corrado, nel 1896. Umilissime origini, che la lasciarono quasi illetterata per tutta la giovinezza, finché non decise di trasferirsi a Roma, a sedici anni, in cerca di lavoro come modella. Si stabilì vicino a Piazza di Spagna, a due passi da via Margutta: quartiere dove allora sorgevano gli studi degli artisti. Posò per qualche tempo per lo scultore Nicola d’Antino, e per il pittore Felice Carena. Poi conobbe Nino Bertoletti, suo futuro marito e anch’egli pittore, con cui andò a vivere nella comunità di artisti di Villa Strhol-Fern, ancora prima di sposarsi.
Pasquarosa: fenomeno dell’arte e amica degli intellettuali
Immersa nella residenza romana degli artisti, anche Pasquarosa cominciò a sperimentare con colori e pennelli, indirizzandosi verso uno stile spontaneo e ingenuo, vicino al fauvismo e nettamente distinto da quello degli altri colleghi e amici. Sfruttando le conoscenze del marito, riuscì presto a farsi strada nella scena dell’epoca, arrivando a esporre i suoi lavori alla Terza Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione romana nel 1915. Il “fenomeno Pasquarosa” era nato.
Un altro successo della pittrice riguardò la sua cultura personale. Nata da una famiglia pressoché illetterata, seppe riscattarsi, circondandosi di noti intellettuali del suo tempo. Massimo Bontempelli, Emilio Cecchi, artisti del calibro di de Chirico e Guttuso. Ma soprattutto divenne amica di Luigi Pirandello, che la aiutò a costruirsi la sua biblioteca – e dunque cultura – personale.
La carriera e i successi della pittrice Pasquarosa
Dopo i promettenti inizi romani, la carriera di Pasquarosa continuò in ascesa, raggiungendo presto il mercato internazionale. Nel 1929 la Harlington Gallery di Londra organizzò una sua mostra personale; nel frattempo, anche Parigi divenne una delle sue mete, in compagnia degli amici Marino Marini, Massimo Bontempelli e Pirandello, e così pure Madrid, Nizza e Ginevra.
Tornata a Roma, continuò la sua attività artistica collezionando un successo dopo l’altro, fino alla morte nel 1973. Prima il Premio Marzotto, poi le partecipazioni alla Quadriennale e alla Biennale veneziana: riconoscimenti ufficiali del talento di questa grande pittrice italiana.
La pittura spensierata e accesa di Pasquarosa
Pasquarosa mantenne sempre un suo stile originale e non riconducibile a nessun movimento particolare. Naïf solo in apparenza, la sua pittura era fresca, spontanea, e guidata dall’istinti creativo. I soggetti quotidiani, talvolta vezzosi e legati al mondo femminile. Iconiche le sue scrivanie affollate di stoviglie, fiori, ventagli e stoffe.
Guardando alle sue opere, molti vi ritrovano Matisse. Il suo era però un espressionismo indipendente e anti-accademico, luminoso e vibrante di colore. Indipendente era anche la sua vita: “un’esistenza condotta con grande libertà” – come sostiene il suo studioso Pierpaolo Pancotto – che le permise di diventare una donna colta e istruita, da illetterata che era. Una femminista ante litteram, che merita di essere riscoperta per il suo talento artistico. Dopo la sua morte, infatti, il suo rilievo è stato dimenticato; la si è ricordata solo come una modella che posò per gli artisti dell’epoca. Pasquarosa fece sì la modella, ma per brevissimo tempo, affermandosi poi come pittrice autonoma e indipendente dal lavoro di suo marito.
Il ritorno in mostra di Pasquarosa a Londra
Dopo aver riscoperto la storia passata di questa pittrice, si arriva al presente contemporaneo. Quasi cent’anni dopo, Pasquarosa torna a Londra, questa volta presso la Estorick Collection of Modern Italian Art, con l’obiettivo di riaffermare il proprio valore, da ormai lungo tempo relegato a quello di modella per gli artisti.
Si tratta di una mostra dal catalogo ricco, che illustra la sua produzione vivace e variegata, incentrata sulla spensieratezza del vivere quotidiano. Moltissime le nature morte: i vasi di fiori abbondanti e rigogliosi, e comuni stoviglie che diventano sgargianti macchie di colore sulla tavola. Emerge il suo vocabolario pittorico – a metà tra realtà e fantasia – che riproduce le cose in modo verosimile, ma immaginario. Come se fossero raccolte da un sogno. Non a caso, lo storico dell’arte Roberto Longhi avvicinò Pasquarosa alla cerchia degli Irrealisti, caratterizzati da uno stile analogamente onirico. Un ulteriore riconoscimento della grande stima che fu attribuita a questa pittrice nella scena artistica del Novecento.
Emma Sedini
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