Rinascimenti a confronto e artisti ribelli. La grande mostra a Forlì sui Preraffaeliti

Una rassegna monumentale, che avvicina le opere di quegli inglesi “ribelli” a esempi sublimi del Medioevo e del Rinascimento italiano. E l’indagine si spinge oltre, fino a sfiorare la nascita del Simbolismo, dell’Art Nouveau e del Liberty

Una qualsiasi città italiana di medie dimensioni sarebbe più che orgogliosa di presentare una rassegna monografica costituita da circa 25 opere di Edward Burne Jones, celebre esponente del movimento dei Preraffaelliti. Ebbene, quelle opere sono ora allestite a Forlì, accanto ad alcuni capolavori di artisti italiani della fine del XVI Secolo che furono fonte di ispirazione per l’inglese (basti citare la Santa Giustina di Giovanni Bellini). La cosa pazzesca è che quel nucleo di dipinti è solo una piccola parte di progetto maestoso che comprende qualcosa come 320 opere distribuite non solo nei consueti spazi espositivi del complesso del San Domenico, ma anche in ambienti finora non utilizzati durante le precedenti rassegne. 
Preraffaelliti. Rinascimento Moderno restituisce visione esatta e completa di quello che fu il movimento dei Preraffaelliti, il cui stile ha avuto ripercussioni ben oltre la morte dei suoi fondatori è ancora oggi non manca di influenzare nostro immaginario visivo. Obiettivo del progetto è inoltre illustrare come Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, William Holman Hunt e gli artisti che seguirono le loro orme furono artefici di un nuovo Rinascimento che a metà Ottocento superò i formalismi dell’arte accademica, aprendo addirittura la strada allo sviluppo del Simbolismo, dell’Art Nouveau e del Liberty.

Dante Gabriel Rossetti, La vedova romana, 1874, olio su tela, Museo de Arte de Ponce : The Luis A. Ferré foundation, Inc.
Dante Gabriel Rossetti, La vedova romana, 1874, olio su tela, Museo de Arte de Ponce : The Luis A. Ferré foundation, Inc.

Preraffaelliti: Old Masters e giovani ribelli

Nell’impossibilità raccontare per esteso una mostra così vasta, individuiamo alcuni punti salienti che possono senz’altro rispondere alla domanda: “perché vale la pena visitare l’esposizione di Forlì?”. Innanzitutto, è la prima volta che le opere di quei giovani ribelli inglesi vengono poste fisicamente a fianco dei loro principali modelli, quindi le opere degli “Old Masters” italiani che precedettero l’affermazione di Raffaello (il discorso non è così semplice, ma basti a tracciare dei confini cronologici). Ecco allora che nell’ex chiesa si incontrano le tavole di Cimabue, Taddeo di Bartolo, Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, e poi dipinti di Andrea del Verrocchio, dell’amatissimo Sandro Botticelli e di Luca Signorelli. Tra le premesse che consentirono il formarsi della Confraternita dei Preraffaelliti, è interessantissimo il focus su John Ruskin, che rivestì il ruolo di portavoce di quel movimento e di cui si espongono disegni e altre opere che dimostrano pure non indifferenti abilità pittoriche, come si può osservare nella copia di una figura di Botticelli. A Rossetti sono peraltro dedicate due sezioni: la prima con le opere giovanili, la seconda con i celebri ritratti di donne fatali e sensuali le cui storie andrebbero proprio raccontate una per una. Alle sezioni dedicate ai fondatori del gruppo – i già citati Rossetti, Millais e Hunt – seguono le indagini sulla seconda generazione, con Burne Jones e William Morris che spiccano su tutti. Ma si evidenzia anche l’esistenza di una terza generazione, se così vogliamo definirla, che estende l’ispirazione a Michelangelo e ai pittori veneti. Da non perdere poi le opere di Frederich Leighton – che si espresse anche tramite la scultura – e degli inglesi stabilitisi a Firenze come John Roddam Spencer Stanhope, Marie Spartali Stillman e Evelyn De Morgan. A proposito di queste ultime, i curatori accennano a una “Sisterhood” che vide un’attiva partecipazione delle pittrici donne alle mostre dei colleghi.

Preraffaelliti: nel finale il cerchio si chiude

Nel 1900 i primi protagonisti di quell’incredibile stagione erano ormai scomparsi, ma all’Expo di Parigi di quel primo anno del nuovo secolo fu esposta la serie degli arazzi del Sacro Graal disegnati da Burne-Jones e realizzati da Morris: si tratta di pezzi straordinari, scenograficamente allestiti nell’abside della chiesa di Forlì. Grazie a quei lavori la fiamma preraffaellita si riaccese in molti giovani artisti, diffondendosi anche in Italia: il cerchio allora si chiude con le suggestioni fatte proprie da Nino Costa, Guido Aristide Sartorio, Adolfo De Carolis, pittori italiani che nel Novecento guardarono i loro maestri antichi attraverso le lenti di quei colleghi inglesi che quasi cinquant’anni prima avevano fatto “rinascere” il Rinascimento.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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