Vetro di Murano e Biennale di Venezia. Un rapporto secolare raccontato in una mostra
Sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia le storie del vetro e della Biennale si intrecciano in una mostra dagli esiti interessanti e informativi
Il vetro di Murano, frutto dell’antica sapienza artigiana dei maestri vetrai della laguna, ha mai trovato spazio nella vicina Biennale, evento imperdibile della scena contemporanea? Le storie delle due tradizioni più celebri della Serenissima non potevano fare meno di intrecciarsi, con una vicenda che ha origine oltre un secolo fa, nel 1912. È proprio in quell’anno che scopriamo la prima “incursione” dei meravigliosi vetri policromi che gli artisti internazionali, con la guida dei maestri muranesi, iniziano a far entrare nel circuito dell’Esposizione Internazionale.
Il vetro “apre le porte” alle arti decorative alla Biennale
Una mostra storica, eppure squisitamente attuale e arricchita da un allestimento dal linguaggio modernissimo, ripercorre questa evoluzione. Si tratta della rassegna 1912-1930. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia, a cura di Marino Barovier, ospitata sull’Isola di San Giorgio Maggiore, piccola oasi di pace che affaccia sul bacino di San Marco (e dove troviamo, quest’anno, le mostre di Berlinde De Bruyckere e Alex Katz). Vetri policromi, opachi, trasparenti o pulegosi, incisi, astratti o figurativi: i 135 pezzi riuniti alle Stanze ricostruiscono con precisione non solo la straordinaria varietà di questa antica arte, ma anche un periodo nevralgico in cui il vetro apre le porte alle arti decorative – fino a quel momento considerate secondarie – alla Biennale di Venezia, che nel 1932 costruisce un padiglione dedicato all’interno dei Giardini.
La mostra presso Le Stanze del Vetro
Quella a Le Stanze del Vetro è una mostra adatta a tutti: non solo agli amanti dell’arte vetraia, ma anche agli appassionati design e, ovviamente, a chi è interessato a scoprire la storia della Biennale da un punto di vista inesplorato, indissolubilmente legato alla storia e alla tradizione della città. Non a caso, il percorso di visita si apre con un’introduzione storica che, attraverso delle installazioni video – frutto di un’accurata ricerca bibliografica e di una approfondita indagine documentaria nell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) della Biennale – immergono immediatamente il visitatore in un tempo lontano, la cui comprensione è fondamentale anche per indagare l’ecosistema che circonda la celebre manifestazione.
Dalle murrine agli animaletti di vetro
Si entra nel vivo con gli affascinanti pezzi policromi degli Anni Dieci: dai vetri creati degli artisti, come quelli dello scultore e ceramista norvegese Hans Stoltenberg Lerche, fino alle creazioni dalle forme affusolate in ferro battuto di Umberto Bellotto (straordinario tentativo di proporre un nuovo linguaggio, con uno sguardo rivolto alle ricerche d’oltralpe). Spazio, più avanti nel percorso, è naturalmente riservato alla collaborazione tra Giacomo Cappellin e Paolo Venini, che dà vita ai soffiati monocromi di elegante modernità ispirati a modelli rinascimentali. Colpisce il vetro pulegoso, caratterizzato da un aspetto semiopaco con fitte bollicine al suo interno, determinato da una reazione dovuta all’incontro del vetro con il petrolio. La mostra si conclude infine con una sala “giocosa”, sicuramente la più spiritosa, in cui troviamo simpatici animaletti di vetro e articolate piante grasse policrome, che trovano spazio alla Biennale del 1928 e del 1930.
Laura Cocciolillo
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