La Collezione del curatore Marco Goldin arriva in mostra a Conegliano

Duecento opere selezionate negli anni dal famoso curatore e organizzatore di mostre, ora visibili a Palazzo Sarcinelli. Un corpus importante ed eterogeneo: da Juti Ravenna a Parmeggiani

Si trova a Conegliano, in provincia di Treviso, la singolare collezione di arte contemporanea che la critica Lorena Gava ha definito Collezione GoldinDuecento opere che Marco Goldin – storico dell’arte e curatore di mega eventi culturali – ha privilegiato e selezionato tra il 1988 e il 1998, negli anni centrali della sua direzione della Galleria Comunale di Palazzo Sarcinelli (sempre a Conegliano) terminata nel 2002. I quadri, testimonianza di chi crede o intuisce di poter interpretare il reale e le sue sfaccettature, tornano ad essere esposte nella mostra Collezione 2024, allestita proprio nella grande Galleria di Conegliano. 

Marcello Scuffi, Montemarcello, 2011
Marcello Scuffi, Montemarcello, 2011

Gli artisti parte della Collezione Goldin a Conegliano

I lavori in mostra sono creazioni artistiche molto diverse tra loro: figurative e non figurative, ma tutte unite dallo stesso sentimento per la pittura. Si rifanno all’arte del Novecento – in particolare alla seconda metà del secolo – con alcune incursioni negli anni Duemila. Nel rispetto di un progetto che intende documentare autori legati al territorio, nel catalogo Ode alla pittura del 2016 venivano identificati gli Artisti delle tre Venezie: Pio Semeghini, Juti Ravenna, Nino Springolo, Gina Roma, Francesco Stefanini, Olimpia Biasi, Giorgio di Venere tra gli altri, assieme a quelli appartenenti alla Pittura Generazione (quasi) uno: Tancredi Parmeggiani, Armando Pizzinato, Giuseppe Santomaso, Giuseppe Zigaina, Titina Maselli, Claudio Olivieri per citarne alcuni, e alla Pittura Generazione due: Giovanni Frangi, Alessandro Papetti, Velasco Vitali, Silvio Lacasella, Piero Zuccaro, Franco Polizzi, Giuseppe Modica e altri. Questi sono oggi protagonisti dell’esposizione.

Le opere della Collezione Goldin a Conegliano

Colore, forma, segno, paesaggio, ritratto e natura morta. Temi vissuti, narrati, interpretati, e quindi dipinti, veicolando linguaggi artistici che possono utilizzare l’aniconico o il figurativo. 
Si comincia così dal Polisenso di Claudio Olivieri considerato tra i maggiori interpreti della Pittura analitica italiana. Un’arte che si concentra sulle possibilità espressive del colore, esplorato in una serie infinita di declinazioni. E si continua con Montemarcello di Marcello Scuffi, un figurativo che richiama sottotraccia Carrà, Rosai, Morandi, Casorati. Mare, cielo e barche, raffigurati secondo un’ottica geometrizzante e senza tempo. Queste ultime, avvolte in una patina di nebbia perlacea, creano un’atmosfera di sogno o nostalgia. 
Si passa poi alle Linee del mare di Piero Guccione. Mare, che è stato la sua grande passione a partire dagli anni Settanta. Una passione al limite dell’ossessivo, il cui inizio è legato ad un preciso ricordo. L’idea di dipingerlo, “nasce dalla mia memoria di bambino”, racconta lo stesso Guccione. “Col carretto arrivavo da Scicli e improvvisamente, terminata una breve salita, lungo la discesa, si vedeva il mare. Era un’apparizione meravigliosa. Il senso di profondità, la distanza, la luce, davano al mare un movimento dolcissimo”. Mare che è riuscito a dipingere nelle variazioni infinite dell’azzurro
Da ricordare, infine, la rete segnica di Giuseppe Zigaina – che delimita l’oggetto che vuole rappresentare, condizionandone l’impatto percettivo – e la Natura morta di Carlo Guarienti: una reinterpretazione dell’estetica metafisica, con l’accostamento inusuale degli elementi figurativi. 

Fausto Politino 

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Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia con una tesi sul pensiero di Sartre. Abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione…

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