Ecce Homo di Caravaggio. Storia di una tela ritrovata che da Madrid tornerà (forse) in Italia 

Presentato a Madrid il ritrovato Ecce Homo di Caravaggio, scoperto nel 2021. Sarà esposto al Prado per i prossimi nove mesi e forse arriverà anche in Italia per il Giubileo

Emoziona vedere dal vivo per la prima volta il ritrovato Ecce Homo di Caravaggio. Il dipinto “addormentato” – che in molti considerano la più grande scoperta degli ultimi trent’anni nel mondo dell’arte – per i prossimi nove mesi sarà esposto al Museo nazionale del Prado. Per l’esattezza: fino al 13 ottobre resterà in mostra da solo, in una piccola sala dalle pareti scure, che permettono di esaltarne i colori intensi e il chiaroscuro tipicamente caravaggesco. Poi, probabilmente, l’opera verrà trasferita dalla sala 8A alla sala adiacente, la 7A, per favorire un dialogo visivo con l’unico Caravaggio in collezione al Prado, il bellissimo Davide con la testa di Golia, e con i dipinti del Naturalismo europeo che lo circondano. 

Sala 8A, Museo Nacional del Prado, Madrid
Sala 8A, Museo Nacional del Prado, Madrid

Ecce Homo: la tela perduta e ritrovata 

In questo caso, però, il Prado ospita soltanto un’opera di proprietà privata, che dopo la scoperta – avvenuta nel 2021 alla casa d’aste Ansorena di Madrid – è stata notificata dall’amministrazione pubblica spagnola e, per legge, non potrà più abbandonare il territorio nazionale, se non per viaggi di carattere espositivo. Grazie alla generosità del nuovo proprietario – un anonimo collezionista britannico, con residenza nell’Andalusia mediterranea, che ha investito si dice intorno ai 30-36 milioni di euro per l’acquisto della preziosa tela – l’Ecce Homo debutta dunque in pubblico, non senza essere stato prima a lungo oggetto di studi e di un accurato restauro che ne ha rivelato l’aspetto originario. Maestro di cerimonia del debutto in società del ritrovato Caravaggio è, in realtà, lo spagnolo Jorge Coll, titolare di Colnaghi, una delle più antiche gallerie d’arte con sede a Londra, New York e Madrid. Dal 2021, l’antiquario Coll ha gestito l’opera negli interessi della famiglia spagnola Pérez de Castro (gli antichi proprietari) ed è stato l’intermediario della fortunata vendita del dipinto.    

Ecce Homo: tre anni di ricerche e restauro 

Ci sono voluti tre anni per giungere ad attribuire a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, un olio su tela di 111 x 86 centimetri che l’8 di aprile del 2021 comparve all’interno di anonimo lotto d’asta da Ansorena, con la dicitura “scuola di Ribera” e una ridicola quotazione di 1500 euro.  Da allora, una serie di specialisti di pittura italiana del Seicento, capitanati da Cristina Terzaghi (storica dell’arte varesina e professore dell’Università di Roma Tre) si sono dedicati a rintracciare documenti e prove pittoriche per suffragare quella che, in origine, era solo un’intuizione visiva che sembrava convincere quasi tutti. 
Fondamentale, anche in questo caso, il ruolo di Colnaghi, che ha tenuto sotto custodia l’opera in collaborazione con Filippo Benappi (Benappi Fine Art) e con Andrea Lullo (Lullo Pampoulides) e ne ha promosso il restauro per mano della specialista Andrea Cipriani e della sua équipe, sotto la supervisione di esperti della Comunità di Madrid.  Anche gli studi diagnostici sulla tela sono stati realizzati da un altro specialista italiano, l’ingegnere nucleare Claudio Falcucci.

Sala 7A e Sala 8A, Museo Nacional del Prado, Madrid. Due Caravaggio a confronto
Sala 7A e Sala 8A, Museo Nacional del Prado, Madrid. Due Caravaggio a confronto

Ecce Homo di Caravaggio: una vicenda piena di misteri 

La vicenda di questo dipinto è davvero intrigante, piena di misteri e con qualche contraddizione. “Prima di tutto dobbiamo ricordare la sorpresa e lo stupore che ha suscitato questo dipinto nel mondo, oltre ogni aspettativa”, ha dichiarato Cristina Terzaghi aprendo il suo intervento in conferenza stampa a Madrid. “La scoperta dell’Ecce Homo è stata un’occasione straordinaria di studio, che ha portato alla pubblicazione di un volume che è frutto di un grande lavoro di squadra, realizzato insieme a Gianni Papi (storico dell’arte e scrittore), Giuseppe Porzio (professore dell’Università di Napoli) e Keith Christiansen, conservatore del Metropolitan Museum di New York”. La professoressa Terzaghi ha spiegato con chiarezza e con dovizia di esempi iconografici le tante relazioni del quadro ritrovato con altre opere del pittore lombardo, oltre che con autori a lui coevi e antecedenti, ripercorrendo le tappe della scoperta e delle ricerche effettuate per accreditarne la provenienza e l’autenticità. “Le puliture e gli esami diagnostici – conclude Cristina Terzaghi – rivelano in maniera indubitabile la compatibilità di questa tela con la tecnica pittorica di Caravaggio, soprattutto per la presenza delle pennellate incrociate”. 

Ecce Homo: la storia del dipinto 

In sintesi, tale Ecce Homo fu dipinto da Caravaggio in uno dei suoi due soggiorni a Napoli, tra il 1605 e il 1609 (nella datazione gli studiosi non sono ancora concordi). “Da lì l’opera viaggiò a Madrid nel 1657 con il carico del Conte di Castrillo – spiega la stessa Terzaghi – un viceré che acquistava opere d’arte per sé ma anche per la corona di Spagna. Nel 1666 il quadro comparve nell’inventario dei beni di re Filippo IV, dove probabilmente rimase fra la fine Settecento e primi dell’Ottocento, quando Carlo IV ne fece regalo al suo ministro Godoy, fine e vorace amante delle arti, la cui collezione finirà più tardi all’Accademia Real di San Fernando”.  
Nell’Ottocento, dall’Accademia la tela fu acquisita da Evaristo Pérez de Castro, collezionista e diplomatico spagnolo, a seguito di una permuta con un’opera sacra oggi attribuita ad Alonso Cano. Da allora, il quadro – ritenuto forse anonimo e senza grande valore – passa di generazione in generazione all’interno degli eredi di Pérez de Castro, una famiglia che annovera architetti, designer e artisti, fino alla tentata vendita all’incanto di tre anni fa, alla notifica e alla cessione più recente.  

Ecce Homo di Caravaggio, Sala 8A, Museo Nacional del Prado, Madrid
Ecce Homo di Caravaggio, Sala 8A, Museo Nacional del Prado, Madrid

Ecce Homo: una scoperta epocale 

Da quarantacinque anni, forse, non si verificava un evento simile nella storia dell’arte, con unanimità di giudizio da parte della critica specializzata nell’attribuzione di un’opera”, spiega soddisfatto David García Cueto, capo conservatore della pittura italiana fino all’800 del Museo del Prado, che ha seguito l’intera vicenda. “Un processo simile si è visto forse solo con il Martirio di Sant’Orsola, la tela di Caravaggio oggi esposta alle Gallerie d’Italia di Napoli”. Nel suo intervento García Cueto ha analizzato i tanti antecedenti e gli emuli successivi dell’Ecce Homo all’interno delle Collezioni Reali del Prado, citando lo stesso soggetto dipinto da Tiziano e opere di pittura italiana e fiamminga del XVII secolo, anche di autori meno noti, che al naturalismo caravaggesco si ispirararono.   
Agli appassionati di Caravaggio e agli scettici della recente attribuzione (tra i quali ci sono anche voci autorevoli) non resta che viaggiare a Madrid per ammirare da vicino il dipinto e carpirne qualche segreto in più. Oppure attendere il prossimo Giubileo, nel 2025, quando, forse, l’Ecce Homo di Madrid farà ritorno in Italia per essere esposto a Palazzo Barberini, all’interno della mostra curata da Cristina Terzaghi che, ci assicura, ne ha già fatto richiesta.  

Federica Lonati 

Madrid // fino al 13 ottobre 2024 
Ecce Homo di Caravaggio.  
Museo Nazionale del Prado, sala 8° 
www.museodelprado.es  

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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