Nel Palazzo Ducale di Genova la grande mostra sulla nostalgia
A Palazzo Ducale apre un percorso che, partendo dal Rinascimento, approda ai giorni nostri, raccontando le diverse declinazioni della nostalgia. E la sua attualità
Centoventi opere per tracciare le linee di un sentimento che sembra destinato a non andare mai fuori moda. Apre a Palazzo Ducale, a Genova, la grande mostra Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo, il cui filo conduttore è proprio quel “sentire” normato nella dissertazione medica di Johannes Hofer nel 1688 come disturbo dato dal “dolore del ritorno”, uno stato di struggimento per un luogo lontano, passato o idealizzato. L’esposizione, curata da Matteo Fochessati in collaborazione con Anna Vyazemtseva della Wolfsoniana, che ha prestato molte delle opere in mostra, è la prima aperta sotto la neodirezione di Ilaria Bonacossa.
La mostra sulla Nostalgia a Palazzo Ducale a Genova
“Abbiamo iniziato a lavorarci due anni e mezzo fa, avevamo già esperienza di molte di queste opere per le esposizioni passate”, racconta Fochessati. “La mostra ricostruisce la storia della nostalgia da Hofer fino a Boyme, che nel suo ‘Future of Nostalgia’ individua questo sentimento come “malattia del tempo”. Dal vintage nell’arredo alla musica fino alla moda, osserviamo come si torni continuamente a rielaborare il passato. Cosa che può anche avere un effetto positivo, per riprogettare il nostro futuro”. Il foltissimo percorso, aperto proprio dal testo del medico alsaziano e dalla grande scultura Nostalgia di Marzaroli, si snoda in 12 sezioni tematiche tra le stanze dell’appartamento del Doge e la relativa cappella, dove è esposta una grande installazione di Anish Kapoor (che ha attivamente partecipato a un allestimento “site specific”). Le diverse sezioni, introdotte da citazioni letterarie, si articolano senza un ordine cronologico – “secondo la tendenza ciclica della nostalgia stessa”, dice il curatore – ma seguono le diverse coniugazioni del sentimento nella storia dell’arte e della società.
Le dodici declinazioni della nostalgia in mostra a Genova
Si parte dal un più generale sentimento di nostalgia, con i personaggi omerici e virgiliani costretti lontano da casa (bella l’Odissea di Ingres) e i grandi autori simbolo del sentimento, dal Foscolo di Fabre e al Mazzini di Venturi; c’è poi la malinconia, qui posta per sottolineare la diversità di questo sentimento, più individuale e circoscritto, con opere di Dürer e Savinio; c’è quindi la nostalgia di casa, che dal sentimento tedesco dell’Heimat tocca il futurismo fino a giungere alla contemporaneità con la celebre foto dei “passeggeri abbandonati” di Adrian Paci; è la volta poi della nostalgia del paradiso, tra un bellissimo tappeto persiano e riproduzioni bibliche e bucoliche, da Brueghel il Giovane a Carena; quella del classico, con le opere del Grand Tour di Loria e le rovine di de Pisis, una bella ricostruzione di Ostia di Séassal, i piatti di Gio Ponti e gli scatti di Briones e Henri; la nostalgia nell’età della propaganda, con la famiglia che ascolta il duce di Ricchetti (ritoccata dopo la caduta del Fascismo) e il modellino del revanchista padiglione Italia all’Expo di New York del ’39; quella dell’antico, con un bellissimo tappeto di Munthe e opere di Boldini e Angeli; quella dell‘altrove, con uno sguardo all’esotico e al coloniale da Chini a Bucci; e poi gli sguardi della nostalgia, con delle belle opere di Bocchi e Garino; quella della felicità, tra spiagge piene di bimbi e le luci notturne di Coleman e Balla; e si chiude con la nostalgia dell’infinito, con Kapoor ma anche con un grande Untitled di Spalletti e una bellissima scultura di Martini. Data l’evidente difficoltà nel digerire l’impressionante mole di opere, e di informazioni, la mostra è affiancata sia da un catalogo ricco di saggi di sociologi, storici, letterati e medici, sia da una serie di iniziative parallele, cioè dei laboratori e, in prosieguo, un podcast con Chora Media.
Giulia Giaume
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