100 anni di Galleria d’Arte Moderna a Palazzo Pitti. Gli Uffizi li celebrano con una mostra virtuale
Accessibile liberamente sul sito web del museo, la mostra 1924-2024 ripercorre il processo di fondazione e crescita della collezione ospitata negli appartamenti dei Granduchi di Lorena, raccolta preziosa per raccontare l’arte italiana tra Settecento e Novecento
Era l’11 giugno del 1924 quando a Firenze inaugurava la Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti, oggi nel circuito museale delle Gallerie degli Uffizi.
Proprio l’imponenza di uno dei poli museali più visitati al mondo fa spesso dimenticare la varietà e il prestigio delle collezioni che le Gallerie custodiscono su entrambe le sponde dell’Arno.
Ma al secondo piano dei Palazzo Pitti, negli ambienti che un tempo furono residenza dei Granduchi di Lorena e saltuariamente ospitarono i rappresentanti di Casa Savoia fino agli anni Trenta, il nucleo di sculture e pitture che spaziano dalla fine del Settecento fino ai primi decenni del Novecento (in crescita costante, grazie a donazioni e acquisti) non ha nulla da invidiare ai capolavori medievali e rinascimentali conservati agli Uffizi.
La Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti: storia e finalità
La collezione della pinacoteca si formò nella seconda metà dell’Ottocento dalla raccolta delle migliori opere provenienti dai concorsi dell’Accademia delle Arti e del Disegno, un tempo esposte nella galleria dell’Accademia, e più tardi fu arricchita dal confluire di numerose collezioni cittadine d’arte del periodo a cavallo tra XIX e XX secolo, come quella del critico e mecenate Diego Martelli, acquisita nel 1897, che diede l’impulso essenziale alla nascita della Galleria. L’allestimento attuale, articolato cronologicamente in 30 sale che comprendendo tutte le stanze dell’ala laterale settentrionale posteriore del complesso architettonico (con affaccio sui Giardini di Boboli), risale invece ai primi anni Settanta del Novecento.
Nella sua prima forma espositiva, infatti, la Galleria d’Arte Moderna si presentava come una sequenza storica nella quale ai dipinti di Pietro Benvenuti e di Giuseppe Bezzuoli si avvicendavano sale monografiche dedicate ad Antonio Ciseri e a Stefano Ussi, un “sacrario” dei pittori macchiaioli costruito intorno al lascito di Martelli e, infine, una rassegna di artisti contemporanei selezionata entro i limiti della tradizione figurativa toscana incarnata da Libero Andreotti, Felice Carena, Giovanni Colacicchi, Baccio Maria Bacci, esposti accanto ad altri protagonisti dell’arte italiana fra le due guerre. L’idea, all’epoca, fu quella di utilizzare la neonata Galleria come vetrina per le opere di arte contemporanea locale, assecondando la lungimiranza dello stesso Martelli, che era stato capace di raccogliere le testimonianze artistiche più aggiornate del suo tempo. Nel Dopoguerra, la raccolta si sarebbe aperta anche ad artisti internazionali.
La Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti dagli anni Settanta a oggi
Con la riapertura del museo nel 1972 si volle dare spazio al dialogo tra il contesto architettonico e le opere esposte senza tralasciare gli arredi che, a partire dall’Esposizione Universale tenuta a Firenze nel 1861, Vittorio Emanuele II aveva cominciato a collezionare. Fu allora che si propose il criterio della divisione in generi. La collezione venne incrementata con l’apporto di collezioni privati quali la raccolta di Leone Ambron (1947), il comodato di Emilio Gagliardini, le donazioni di Pietro Saltini e Domenico Trentacoste, fino ad arrivare a quella recentissima (2022) di Carlo Del Bravo.
Oggi la Galleria propone innanzitutto una ricognizione completa dell’arte italiana tra XVIII e inizio del XX secolo: si scoprono così lavori ascrivibili al Neoclassicismo e al Romanticismo, prima dell’importante nucleo di pittura della scuola dei Macchiaioli. L’itinerario ottocentesco si conclude con espressioni del decadentismo, simbolismo, postimpressionismo, divisionismo, correnti coeve e in relazione l’una con l’altra, in un periodo di grande fermento artistico per l’Italia, ben espresso da autori come Francesco Hayez, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Medardo Rosso, Giovanni Boldini. In tempi recenti, a seguito dell’accorpamento delle collezioni dei musei di Palazzo Pitti e della Galleria degli Uffizi, infatti, le raccolte ottocentesche e novecentesche si sono arricchite ancora, attraverso una politica di acquisizioni condivisa con la commissione Gam relativa a opere di età moderna e contemporanea: l’ingresso del Ritratto del Conte Arese in carcere di Hayez è uno dei risultati più significativi di questo impegno, insieme a lavori grafici e sculture di Adriano Cecioni, Libero Andreotti e Manzù.
1924 – 2024: la mostra virtuale per i 100 anni della Gam di Firenze
E per celebrare il primo secolo di vita della Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti, gli Uffizi hanno deciso di organizzare una mostra virtuale, ora accessibile sul sito del museo. A cura di Elena Marconi e Chiara Ulivi, l’esposizione virtuale presenta una selezione di 50 opere significative per raccontare la storia della collezione, e propone un percorso digitale guidato, arricchito da approfondimenti testuali sulle origini della Galleria e sui singoli lavori “esposti”, oltre che da foto degli allestimenti storici.
Livia Montagnoli
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