A Treviso il Museo Bailo si rinnova con nuovi spazi espositivi grazie a importanti donazioni
Dal 17 luglio oltre cento opere sono esposte al pubblico in occasione del percorso permanente “Donazioni e donatori” che si sviluppa in sette nuove sale
Il risultato di lasciti notevoli sia come quantità che per il loro valore hanno consentito al Museo Luigi Bailo di Treviso di arricchire – dal 17 luglio 2024 – il proprio patrimonio artistico progettando, con nuove cento opere, il percorso espositivo permanente Donazioni e donatori, sviluppato in altrettante sette nuove sale. Considerando che il contributo pubblico per acquistare manufatti creativi è molto esiguo, l’intervento del privato è fondamentale.
“Donazioni e donatori”. L’inizio al Museo Bailo
Appena si entra nel monumentale androne del museo, spicca il Torso femminile di Augusto Murer, un autore che oscilla tra classicismo ed espressionismo, ricavato da un unico tronco di legno. Questo è un esempio importante di scultore che pur legato all’entroterra veneto ha saputo affermarsi sulla scena nazionale, anche se la parte del leone sembra riservata a La sposa felice di Arturo Martini, modellata nel 1930 con la collaborazione dell’allievo Mirko Basaldella, esposta per la prima volta alla quadriennale romana del 1931: dopo l’esposizione Martini devasta il viso della sposa con la giustificazione che la resa non lo convinceva più, ma in realtà l’artista temeva una lettura approssimativa dell’opera, se l’attenzione fosse stata catalizzata solo dal sorriso. A lui, infatti, interessava privilegiare l’aspetto dinamico della scultura, mettendo in risalto il particolare delle scarpette, strappate al suolo, per suggerire la sospensione nello spazio della figura femminile, tanto che quel saltello di felicità imposta la scultura in una posizione antitetica alla legge di gravità.
Le acquisizioni del Museo Bailo
Ma comunque la copiosità del patrimonio acquisito va oltre Arturo Martini con le opere dislocate nei corridoi del piano terra del museo: a cominciare dall’armoniosa plasticità delle sculture di Carlo Conte donate dagli eredi, un’ampia selezione che testimonia le peculiarità dell’arte italiana dal secolo scorso a oggi. Poi, nella nuova sala dedicata all’Ottocento si fa notare la presenza del paesaggista bellunese Ippolito Caffi, conosciuto per le sue particolari ambientazioni scenografiche. In particolare, nella sua Ascensione in mongolfiera sulla campagna romana del 1847, la luce emotiva dell’artista si traduce in pittura nell’immensità della visione. Un’altra sala importante è stata dedicata a Carmelo Zotti grazie alle donazioni volute da Brigitte Brand, vedova del pittore. Qui sono esposti lavori che riflettono suggestioni oniriche, intessute di sfingi, piramidi, angeli e totem che accompagnano tracce di presenze umane, tra simbolismo e surrealismo.
Al Museo Balio un omaggio alla generosità dei collezionisti
“Dedicare le sale a donazioni e donatori significa omaggiare la generosità dei collezionisti. Dietro ogni donazione c’è la volontà di consegnare alla memoria collettiva opere amate e conservate in famiglia”, dichiara l’assessore alla Cultura Maria Teresa De Gregorio, mentre il direttore dei Musei Civici Fabrizio Malachin ricorda che “La tradizione di destinare alle raccolte civiche i tesori artistici di famiglia è antica quanto il nostro museo, la cui data di nascita coincide proprio con la donazione della raccolta di Margherita Grimaldi Prati nel 1851. Sul suo esempio molti altri donatori hanno consentito che le collezioni pubbliche incrementassero fino alla consistenza attuale: una tradizione che non si è mai interrotta”.
Fausto Politino
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